Diane a Palazzo Jarjayes

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Diane a Palazzo Jarjayes

– E così, nella notte fra il 23 e il 24 agosto 1572, su ordine di Re Carlo IX e della Regina Madre Caterina de' Medici, ebbe luogo la strage degli ugonotti, confluiti a migliaia a Parigi per le nozze di Margherita di Valois con Enrico IV di Borbone, Re di Navarra.

Diane seguiva il racconto di Oscar con raccapriccio misto a infantile curiosità, raffigurandosi quelle migliaia di corpi smembrati, trafitti dalla lancia o colpiti dalla spada.

La ragazza era arrivata a Palazzo Jarjayes alla fine di settembre e Oscar l'aveva accolta con la foga disperata con cui un naufrago si aggrappa allo scoglio percosso dai flutti su cui approda.

Così come aveva fatto con Rosalie, provvedeva quasi del tutto personalmente all'istruzione di Diane, ricorrendo ai precettori soltanto per le questioni più specifiche. Le insegnava la grammatica, l'ortografia, la bella scrittura, la letteratura francese, la matematica, la storia, la storia dell'arte, la musica, la danza, il disegno e il bon ton. Aveva tralasciato, invece, l'algebra, la fisica, la filosofia, il latino, il greco e l'italiano, reputando queste materie troppo complesse in relazione alle capacità di Diane e ai pochi mesi che questa avrebbe trascorso a Palazzo Jarjayes.

Oscar non impiegò troppo tempo a capire che Diane era una persona mite, sensibile, delicata, gentile, rispettosa e anche molto più intelligente di quanto, a prima vista, si sarebbe potuto immaginare, ma che queste doti erano, per così dire, azzoppate da gravi e radicati difetti che ne limitavano enormemente le potenzialità. Diane era, infatti, molto timorosa e insicura, aveva poca stima e fiducia in se stessa ed era portata all'autolesionismo e all'esasperazione dei concetti. Era una grande sognatrice e questa attitudine sconfinava nel velleitarismo, in quanto la giovane era più incline a fantasticare che a formulare progetti realistici. Oscar pensava che un po' di attività fisica le avrebbe giovato, ragion per cui, fra gli insegnamenti, inserì anche l'equitazione, la scherma e il tiro al bersaglio. Decise, poi, di stimolarne le capacità di ragionamento, non servendole le soluzioni su un piatto d'argento, ma lasciando che si lambiccasse il cervello anche per giorni o per settimane, così da farle risolvere i problemi in piena autonomia e da favorirne il consolidamento della fiducia in se stessa. Quando Diane si abbandonava alle fantasticherie, Oscar iniziava a redarguirla o a canzonarla bonariamente, affinché la giovane capisse l'infondatezza dei suoi vaneggiamenti.

L'apprendimento della ragazza era abbastanza rapido anche se ostacolato dalla tendenza di lei a sposare subito una tesi e a radicarsi sul concetto, opponendo una discreta resistenza all'evoluzione del pensiero. Preferiva le materie dove poteva dare sfogo alla vena artistica mentre non amava la matematica, l'ortografia e la grammatica. Nel canto e nella danza, era aggraziata, nel disegno, era moderatamente creativa, la letteratura francese, la storia e l'arte le suscitavano un vivo interesse mentre per il galateo era naturalmente portata, ma in nulla eccelleva. Nelle attività fisiche, poi, era una vera frana.

Con Oscar, era rispettosa e gentile, ma anche molto distante, non essendo capace di infrangere il timore reverenziale e di convertire la generica gratitudine che provava per la sua benefattrice in un sentimento più profondo. Di fronte al Generale, tremava di autentico terrore e non riusciva a spiccicare una parola e quello, di rimando, la evitava più che poteva, non avendo mai sopportato i timorosi e gli indecisi. Neanche con la Contessa si era creato un forte legame, poiché Diane considerava Madame de Jarjayes un'anziana nobildonna taciturna ed esangue, molto distante dai comuni mortali mentre questa vedeva in Diane una delle tante opere di bene di Oscar e si augurava che quella ragazza così introversa e fragile, facile al riso e al pianto improvvisi, non intristisse ulteriormente l'umore di Oscar con quelle sue arie da eroina tragica. Marie Grandier le incuteva soggezione, ma era anche la persona con cui aveva legato maggiormente, perché, essendo quella più vicina a lei nella gerarchia sociale, richiedeva un minore sforzo di adattamento. Era, inoltre, la nonna dell'adorato Monsieur Grandier e, nei sogni di Diane, anche la futura nonna di lei. Palazzo Jarjayes, l'ampio parco che lo circondava e tutta la tenuta suscitavano l'interesse di Diane soprattutto perché, in quei luoghi, era cresciuto André. Ogni angolo e ogni oggetto le parlavano di lui e lei si abbandonava ai suoi sogni inconcludenti.

La leonessa di FranciaWhere stories live. Discover now