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"Rispondi!" Lo sollecito.
"Sì ma dovrei essere in hotel".
"Va be' ma mezz'ora e siamo lì, digli che ti devi fare una doccia".
"Siamo?"
"Lando non è il momento" rispondo di fretta, non appena mi rendo conto di ciò che ho detto.

Prende il telefono:
"Pronto?" Accenna.
"Dove sei?" Chiede l'americano.
"Ciao Zak, tutto bene"
"Norris, dove sei?"
"Se mi dai mezz'ora sono dove tu vuoi che io sia".
"Non puoi pretendere di fare quello che vuoi, lo sai?"
"Sì, ma c'è una spiegazione".
"Meglio che venga con te la spiegazione".

Appena sento quelle parole spalanco gli occhi: come è possibile che tutti abbiano capito cosa sta succedendo?

"Va bene Zak, mi metto in macchina" risponde il pilota, mettendo giù la telefonata.

Mi vesto. Infilo un paio di jeans, una camicia e la giacca di pelle. Non so cosa sto facendo, sto seguendo il mio istinto.
Piuttosto rimango in macchina, mi assumo le responsabilità, alla fine se Lando è qui la colpa è mia.

Non abbiamo considerato il traffico del mattino, così ci mettiamo 45 minuti ad arrivare all'hotel.
"Scendo?" Domando.
"Eh bo. Tu cosa vuoi fare?".
Odio quando mi viene lasciata la responsabilità, ma slaccio la cintura e lo seguo.
Entra nella hall e cerca il suo capo, io sto in disparte. È vero che sanno benissimo chi sono, è vero che non mi hanno mai fatto storie e che non possono vietarmi di entrare, ma magari in questi mesi le cose sono cambiate.

"Zak, Andreas" li chiama.
"Vieni Norris".
Un groppo mi si forma alla gola.

Non voglio che gli succeda niente, non capisco perché dovrebbero esserci provvedimenti per una sua uscita.

Lo portano in disparte e io sto lì ad aspettare. Mi torturo le mani e mi mordo così tanto le labbra che iniziano a sanguinare.

È il quarto d'ora più lungo della mia vita e il mio respiro è pesante.
Mi sento chiamare da una voce femminile. Non so se sia un bene o un male, ma cerco la fonte di questo suono.
Una donna bionda si avvicina a me e fa cenno di avvicinarsi a mia volta.
"Ciao tesoro, come stai?" Mi chiede Charlotte.
"Non so da dove partire" sbuffo.
"Aspetta... Ma se tu sei qui vuol dire che...?"indaga.
"Ha suonato al cancello di casa mia quasi due ore fa e ora sono qui, non so il perché ma sono preoccupata".
"Oh santo cielo! Ce l'ha fatta quindi!" Esclama l'inglesina.
"Charlotte tu sai perché lo hanno chiamato?"
"Oh non ti preoccupare, robe tecniche della gara di ieri. Solo che avevano l'urgenza e, dopo aver confessato a Brown che sapevo avesse preso la macchina, ha deciso di prenderlo in giro".
Tiro un sospiro di sollievo e abbraccio la donna.

"Ma quindi tu tifavi per noi?!" Esclamo a gran voce piena di curiosità.
"Scherzi? Lo ammetto: non mi sei piaciuta fin da subito, pensavo lo cercassi per la fama. Poi ho imparato a conoscerti e ho osservato come vi guardavate e ho capito perfettamente.
In questi mesi a causa tua ho passato le pene dell'inferno! Tu non hai idea quanti discorsi abbia dovuto affrontare con quell'ometto.
Così ieri sera, dopo averti vista, l'ho messo alle strette. O ci provava un'ultima volta o ti avrebbe lasciata andare per sempre. E posso vedere che ha preso la decisione giusta".

Mi commuovo. Non riesco a dire nulla, mi sembra quasi di avere le farfalle nello stomaco.
Mentre stringo ancora un po' tra le mie braccia Charlotte, sento le risate dei tre uomini.
Gli tendo la mano e lui la prende con una sicurezza tale che mi fa girare la testa.

Sì ok, ma ora che si fa?

"A che ora andate?"
"Alle 15 ho l'aereo per Londra, direzione: casa."
"Capito"
"Tu che fai?" Mi chiede.
"Eh bo. Aspetto di riniziare la mia vita".
"Fai le valigie allora"
"Cosa?"
"Prepara una valigia".
"Lando ti sta chiedendo se vuoi andare con lui a casa" suggerisce Charlotte.
"Ah" emetto.
"Chiama Riccardo, altrimenti lo faccio io".
"Scusi signorino, ma lei perché sta dando per scontato che io voglia appoggiare le mie scarpe su suolo inglese?"
"Perché altrimenti non mi avresti baciato appena mi hai visto".
"Touché".

Sono spaventata a morte. So che non dovrei, ma lo vorrei così tanto.
Come faccio? La mia testa mi ha già dimostrato di prendere decisioni sbagliate e se questa volta seguissi l'istinto?

Questa volta sono io a rubare la macchina a Jon, torno a casa e metto quello che capita dentro un trolley.
Mando un messaggio ad Anna:

Appena puoi chiamami, ma sappi che alle 15 sarò su un aereo. Sto bene (credo).

Chiamo papà e lo supplico di non insultarmi, di non odiarmi e di avere fiducia in me. Lo avviso della mia partenza, della mia malsana decisione e delle probabilità di mettermi nei guai.
Mi risponde che lo aveva già capito e mi raccomanda solo di fare attenzione.

Siamo qui nel parco dell'hotel a parlarci e a riassumere questi mesi di assenza. Ci abbracciamo e finalmente vengo inebriata dal suo profumo.

Pubblico una storia su Instagram, senza tag. In questo ammasso di ombre che potrebbe essere chiunque, eppure siamo noi. Sì, Lando e Ludi finalmente riuniti.

I miei dm esplodono, forse avrei dovuto aggiornare quei pochi "follower" che sapevano della fine della nostra relazione

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I miei dm esplodono, forse avrei dovuto aggiornare quei pochi "follower" che sapevano della fine della nostra relazione.
Ma in realtà non so dare ancora molte spiegazioni, non so cosa siamo, cosa stiamo facendo, ma soprattutto è successo tutto in un battito di ciglia.
So solo che ho seguito il cuore e che sto per mettere piede su un aereo che mi porterà a Woking.

Dirigendoci verso l'aeroporto guardo la strada che corre lungo il finestrino e penso a quanto vorrei correre anche io così, mi dà un senso di libertà estrema.

Delle dita sfiorano il mio mento che viene delicatamente ruotato verso il lato opposto.
Ci guardiamo per una manciata di secondi che a me paiono eterni e questa volta mi bacia lui.
Non appena le nostre labbra si staccano, appoggio la testa sulla sua spalla e penso a quanto stia bene messa così.
"Non lasciarmi più" sibila, mentre io incrocio le sue dita con le mie.

A piccoli passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora