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Il sabato lo passiamo metà sugli spalti e metà ai box.
È arrivata anche Charlotte, così colgo l'occasione di salutarla.

Poco dopo le interviste post qualifica, stiamo camminando per il paddock quando Mick ci passa di fianco di corsa.
"Ludo" mugugna mio padre.
"Sì, dimmi"
"Ma quello era Schumacher?"
"Sì, vuoi andare a salutarlo?"
"No ma sei pazza, non disturbiamolo"
"Disse l'uomo che ha parlato anche coi muri" ironizzo.

Faccio dietro-front e mi dirigo verso il biondo dagli occhi azzurri.
"Ciao Mick, tutto bene?" Accenno.
"Ehi ciao! È un po' che non ti vedo, non vieni alle gare? Non ho avuto occasione di chiedere bene a Lando, sai... Il lavoro."
"Ehm in realtà ci siamo lasciati, ma niente di grave. Per quello non sono più venuta." Tentenno.
"Oh no mi spiace! Però sei qui ora."
"Sì, per fortuna gli amici sono rimasti e mi hanno fatto questo immenso regalo".
"C'è un signore che ti fissa, lo sai?" Mi bisbiglia nell'orecchio.
"Sì è mio padre... Vorrebbe salutarti.
PAPÀ, VIENI".
"Eh... Ehm ecco, salve sono Riccardo" esita.
"Salve signor Riccardo, è contento di essere qui?"
"Eh sì, davanti a te poi. Che emozione!"
"Sono un ragazzo come tanti. So che è un appassionato, cosa spera per domani?"
"Ovviamente che la Ferrari sia sul podio. Ho un'unica fede e la esalto al massimo"
"Sono d'accordo con lei, spero possa tornare a brillare come fece anni fa" gli risponde il tedesco.
"Eh poi sai bene come ha brillato, il merito è tutto del tuo papà".
"E dell'ottima squadra che ha trovato al suo fianco" ribatte.
"Ok papà, forse deve andare. Scusaci Mick per il disturbo, in bocca al lupo per domani!"
"Grazie Ludo, vediamoci presto.
Arrivederci Riccardo"
"C-ciao" balbetta mio padre.

"Mi hai reso l'uomo più felice del mondo" mi bisbiglia.
"Lo so" rispondo.

Recuperiamo gli altri e andiamo verso l'uscita. Questa sera niente distrazioni e anche noi vogliamo essere carichi per domani.

Per questa giornata decidiamo di rimanere sugli spalti. Monza è da vivere così, abbracciati a persone che non conosci e tenersi la mano dall'ansia.
Per le 9.30 siamo già seduti in tribuna e i miei occhi brillano come non mai.
Luca ha avuto il coraggio di indossare la maglia di Max, ma io non posso biasimarlo, alla fine anche io per qualche mese sono stata nel box McLaren.

Le auto sfrecciano davanti a noi. Uno, due, tre giri.
Bandiera gialla. Una Williams e una Haas si sono toccate tra di loro, creando dei detriti, tant'è che viene fatta uscire anche la safety car.
La gara riprende e quando Carlos si trova secondo, tutte le tribune sognano il podio del 2019.
Superare Verstappen è difficile, ma lo spagnolo non molla.
Una lotta al primo posto cattura gli spettatori, subito dietro però, una McLaren e una Alpine stanno combattendo a loro volta per il terzo posto.
I miei occhi non sanno più dove guardare, ma il mio cuore batte all'impazzata.
Ultimo giro: Lando lotta fino all'ultimo centimetro, ma la macchina francese passa prima di quella inglese.
Un podio diverso da quello dell'anno scorso: una Ferrari, una Red Bull e un Alpine.
Il delirio dei Tifosi ci travolge: siamo di nuovo sul gradino più alto, qui, dove il cuore rosso batte ancora più forte.

Come di consuetudine invadiamo la pista e corriamo tutti verso il podio: l'impresa eroica di Sainz deve essere celebrata proprio come avevamo fatto per Carletto.

Provo ad andare al muretto, voglio riuscire a congratularmi con la squadra.
Dalla disperazione chiamo Isa e nel giro di 10 minuti ci troviamo con il team.
Ci abbracciamo tutti, mio papà è euforico, Samu è inginocchiato a terra con le mani nei capelli e tutti siamo felici.

Un ricciolino con la tuta blu è lì ad aspettare il suo migliore amico e io lo osservo.
Forse neanche io sono mai stata guardata in quel modo, il bene che si vuole ad un amico, delle volte, può superare qualsiasi forma di amore. O almeno questo è quello che credo.

Lo spagnolo si getta tra le braccia della squadra e le urla diventano ancora più rumorose.
Non badiamo più a niente e corriamo verso di lui anche noi.
Mi avvicino per abbracciarlo, nella confusione mi prende sotto il suo braccio e mi ritrovo attaccata al suo petto, ma qualcuno è esattamente a un paio di centimetri dal mio viso.
I nostri occhi scrutano i visi e un sorriso compare sui nostri volti: dopo un anno, in qualche modo, siamo qui.
Ci stringiamo al nostro amico e festeggiamo la sua vittoria.

Carlos poi viene chiamato per andare alla premiazione, così io mi tiro indietro e Lando si dirige verso il suo box, probabilmente per interviste o dichiarazioni stampa.

"Vi ho visti eh" mi bisbiglia Luca.
"Eh sarebbe stato difficile non farlo" ironizzo.
"Aspetta solo te".
"Ne troverà un'altra".
"No Ludo, ha smesso di cercare. I suoi occhi vedono solo te".
"Ma smettila di dire stupidate. Pensa alla tua ragazza piuttosto" sbuffo.

Un applauso riempie tutta Monza.

Riempie tutto ma non me. Io sento che mi manca un pezzettino. Mi passano davanti agli occhi gli ultimi 365 giorni e so bene cosa potrebbe farmi stare meglio, anche se ho già pianto tanto.

"Questa è per voi! Grazie italiani, sarete per sempre nel mio cuore. E per te Isa, che sei sempre al mio fianco" urla con gioia il pilota.

Mi risveglio dai miei pensieri che mi illudono che lui sia l'unica persona fatta per me. E sarebbe stato divertente se fosse stato davvero così.

La festa continua qui nel paddock e noi siamo invitati a rimanere, ormai siamo di casa.
Luca corre a congratularsi con Max, Samu e Anna aiutano a versare da bere.
Io canticchio con i meccanici, perché non ho altri talenti.

Lo noto. Sta uscendo dal box, già cambiato, probabilmente diretto verso l'aeroporto.
Faccio un passo, poi due, poi tre e con una voce spezzata cerco di urlare "Lando!", Ma sembra che qualcosa mi blocchi.
Accelero, i piedi sfregano contro l'asfalto, ma lui non mi vede e non mi sente.

Qualcuno lo ferma e io ho la possibilità di raggiungerlo, gli tocco la spalla e si gira confuso.
Lo stringo a me.
"Scusami se ti ho ferito, non era mia intenzione. Probabilmente non ero pronta a tutto ciò e ho preferito scappare. Ti meriti di meglio Lando. Spero tu possa trovarlo".

Charlotte lo sollecita, devono andare.
Lui sembra pietrificato tra le mie braccia.
Accenna un timido "grazie" e con tutta la sofferenza di chi non riesce a reagire se ne va.
"Alla fine hai portato davvero fortuna a Carlos, ora però è il caso che trovi qualcuno anche io" mi urla mentre la bionda lo strattona verso un'auto.

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