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Il mio primo giorno di lavoro.
Se anni fa mi avessero detto che sarei finita a lavorare a scuola non ci avrei mai creduto. Io che ho sempre odiato stare seduta al banco perché non era un sistema adatto a me, ma che ho sempre amato imparare, ora mi ritrovo dietro a una cattedra a badare a un bambino con diagnosi di iperattività.

Ok non sarà troppo difficile. Dovrò solo pensare a ciò che ho sempre studiato e applicarlo. Non aspettavo altro nella vita, ora non posso non essere in grado. Lo devo a me stessa, a mio padre, ma soprattutto a quelle persone che non hanno mai creduto in me.

"Buongiorno a tutti! Io sono la Maestra Ludovica e starò con voi per un po', finché la maestra Katia non si riprenderà dall'infortunio."
"Ciao maestra!" Un coro di bambini risponde.
"Io sono Gabriele" si avvicina un ricciolino a me con due occhioni castani.
"Ciao Gabriele! Lavoreremo insieme"
È lui il bambino con cui starò per le prossime settimane.

La giornata passa veloce e finalmente torno a casa. Mi viene naturale chiamare il mio ragazzo e raccontargli la mia nuova avventura. Ormai fa parte della mia routine e non penso a come potrebbe andare diversamente.

I giorni passano e ho tempo di conoscere meglio i bambini, fino a quando arriva la fatidica domanda:"Maestra tu che squadra tieni?"

Loro non sanno che in casa mia il calcio non è contemplato.

"No bambini, io non guardo il calcio, quindi non saprei rispondervi"
"Dai maestra dovrai per forza tifare per qualcuno"
"Beh sì, ma di un altro sport"

Sto per mettermi in pericolo forse?

"E che sport guardi?"
"La Formula Uno"
Gli occhietti di Mauro, un bambino all'ultimo banco si illuminano: "maestra ma lo sai che io la guardo sempre con il mio papà?"
"Proprio come faccio io!" Gli rispondo
"E qual è il tuo pilota preferito? Per chi tifi?"
Ecco lo sapevo.
"Il mio pilota preferito è Lando Norris, ma ovviamente tifo Ferrari!" Affermo con un po' di imbarazzo.
"Io tifo solo per Charles Leclerc, mio papà dice che è il migliore, anche se poi lui tifa per Kimi e Vettel"
"E il tuo papà ha assolutamente ragione" poi, per fortuna, mi salva il suono della campanella.

È venerdì e come (quasi) ogni venerdì il quartetto magico si riunisce.
Stringo il mio braccio ad Anna, l'idea che mi ha messo in testa mi disturba, più che altro perché non vorrei rovinare niente.
Mi siedo vicino a Samuele e Luca si mette di fronte a me.
Ci beviamo una birretta e programmiamo il nostro viaggio ad Abu Dhabi. Purtroppo io non potrò partire prima del venerdì sera e le opzioni sono due: o i ragazzi vanno senza di me o tutti arriveremo all'ultimo. Ragionandoci, forse è meglio arrivare tutti insieme, così da poter riuscire al meglio con la sorpresa. Tanto la scusa per Lando è più che valida: io lavoro e non potrò permettermi di volare in così poco tempo, dato che il lunedì dovrò essere di nuovo operativa, tanto comunque avremo poi le vacanze natalizie.

Uscendo dal locale mi faccio coraggio e tiro il braccio di Luchino.
"Dobbiamo parlare" gli dico
"Dimmi tutto" mi risponde.
"Non so quale fosse esattamente il tuo discorso su a Lugano, però vorrei che ci fosse sincerità tra di noi. Sai che ti voglio bene, però non mi piace che tu d'un tratto tiri su un muro"
"Ludo, ormai è acqua passata"
"No che non lo è"
"Vorrei che lo fosse"
"E allora parliamone?"
"Del fatto che sei la fidanzata di un ragazzo che viaggia per il mondo e che gira con un auto in tondo su una strada, mentre io se va bene non sarò né ingegnere né meccanico e lavorerò in qualche azienda della provincia?"
"Luca, non è così. Il nostro incontro è semplicemente stato diverso da quello che ho avuto con Lando"
"O forse lui è più attraente di me per più motivi"
"Ma non è questo il punto. Non sono i soldi, gli aerei o il colore dei suoi occhi. Perché gli aerei li prendi anche tu con me, mentre la maggior parte delle volte lui è già a destinazione. Non è nemmeno il suo capitale, come vedi sto lavorando e studiando per avere un'entrata fissa perché la mantenuta non è il mio obiettivo.
Semplicemente al cuore non si comanda. Ci siamo trovati così come si sono trovati Anna e Samu. Per loro ci è voluto di più e per te forse ancora più tempo, ma troverai la persona giusta, perché io non lo sono. Mi dispiace per questo perché non vorrei che soffrissi a causa mia, ma sarò per sempre amica tua e darò tutto il mio possibile per farti stare bene"
"Ludo ma perché? Cos'ho che non va? Io ti posso dare la vicinanza, mentre con lui è un continuo rincorrersi da uno Stato all'altro"
"Luca, per me è questione di chimica e la distanza non è un problema al momento. Io ti voglio molto bene, ma per lui i sentimenti sono ancora più forti"
"Ludo io però non voglio litigare"
"Non stiamo litigando. Per me non cambia niente ora, voglio solo che tu faccia scelte consapevoli"
"Mi sembra così difficile da accettare"
"Lo è. Ma ce la farai. Fidati che è meglio che non ti abbia illuso"
"Ma continuerò a viaggiare con voi?"
"Ogni volta che ne vorrai!"
"E se un giorno stessi male? Non credo sia una cosa che passi velocemente"
"Vedremo di poter rimediare. E poi credo che Verstappen possa sempre ospitarti nel box, mi è sembrato disponibile nei tuoi confronti. Cerca di vederla così"
"Hai ragione" ammette imbarazzato.
"Ho sempre ragione"
"Ora non fare la ruffiana"
Cedo e lo abbraccio forte.
"Sono contenta che abbiamo chiarito"
"Sì... Scusami se sono stato così. È che per me sei stata bella e simpatica fin da subito, ho resistito per un po' ma  vederti felice con lui mi ha fatto stare male e ho commesso degli errori"
"Non importa. A me interessa mantenere la nostra amicizia"
"Sì, almeno quella"
"Forza Luca, andiamo a casa" sospiro.
"Sì, forse è meglio"
E ci dirigiamo verso le nostre macchine.

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