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Sono in aeroporto. All'uscita degli arrivi vedo un ragazzo tutto coperto, aiutato dagli indumenti invernali, nonostante il riscaldamento a palla.
Mi sbraccio "sono qui" dico.
Lo vedo correre verso di me con la valigia, sembra proprio buffo. Ci abbracciamo forte e ci dirigiamo verso la mia macchina, purtroppo le paranoie dei paparazzi sono sempre presenti.

Arriviamo a casa, io sono stanchissima dal lavoro e lui mi fa un piccolo massaggio per rilassarmi.

"Buonasera signor Riccardo" esclama a un certo punto.
Mio papà è rientrato dalla clinica dove tengono mio nonno, sono giorni difficili.
"Ciao Lando, non è necessario che mi chiami signore, mi fai sentire vecchio"
"Ho sempre paura di risultare scortese"
"Scortese lo diventi se tratti male mia figlia".
"Ma Papà!" Intervengo.
"Dai Ludo, lo sai che sono un papà divertente! Siccome ho paura che tu possa combinare disastri in cucina... Che ne dite di una pizza?"
"Io sarei più che contento" risponde Lando con imbarazzo.

Gli faccio portare in camera la valigia, non sa che ho comprato un letto più grande in queste settimane, così da poter essere un po' più comodi quando dormiremo, dato che passerà un po' di giorni qui.
"Quindi a tuo papà va bene che dormiamo insieme?"
"Credo si sia arreso. Però è contento di vedermi felice, quindi credo gli vada bene".
"Vorrei solo che capisse davvero che io non ho cattive intenzioni".
"Lo sa. Ha solo paura che io venga ferita di nuovo. Sai, prima mia madre e poi Matteo... Non ne abbiamo mai parlato, ma in quel periodo ha notato fossi un po' sfasata, ma ha sempre rispettato le mie lune storte e lui non è un uomo di molte parole".
"Però ti vuole bene".
"Tantissimo, anche se non me lo dice praticamente mai".

Finiamo di sistemare le cose e torniamo in cucina, la pizza non è mai sembrata così buona.

Durante la cena programmiamo la settimana che passeremo prima di salire in montagna: di giorno, mentre sarò al lavoro, Lando si allenerà o lavorerà come può, magari si dedicherà a tutto ciò che non coinvolge salire su un auto, tra pubblicazioni per i media e meeting per Quadrant. Poi organizzeremo qualcosina, per fortuna la Brianza offre anche opportunità a basso profilo, così da non dover incorrere a troppi rischi.
Poi il 24 prepareremo il pranzo di Natale che passeremo con mio papà e mia nonna. Se avrò tempo passerò anche da mia mamma, ma non sono sicura che il mio ragazzo venga con me.

La serata passa in fretta, chiacchieriamo molto, anche con mio padre, nonostante le difficoltà linguistiche. Mentre faccio il caffè sento l'inglesino provare a dire qualcosa in italiano per farsi comprendere meglio dal mitico Riccardo ed è qui che il mio cuore si scioglie definitivamente.
Li spio dalla porta della cucina, papà sta mostrando alcuni scatti vecchi fatti al rally di Monza, l'unione delle sue più grandi passioni: la fotografia e le macchine da corsa. Lando sembra interessato, gli fa i complimenti, mentre poi borbotta solo un "bravo" e "bello", probabilmente le uniche due parole italiane riconosciute in tutto il mondo.

Si è fatto tardi. Io inizio ad accusare vera e propria stanchezza, così decidiamo di andare a letto.
Ci addormentiamo uno incastrato dentro l'altro, proprio come la prima volta che abbiamo dormito insieme, a casa di Luca.

I giorni scorrono velocemente, trovarlo a casa ogni volta che torno mi riempie il cuore.
Finalmente sono iniziate le ferie, mio papà è a fare la spesa per il grande pranzo di dopodomani.

Mentre sistemo la camera metto su la musica per darmi carica, togliendo la possibilità a Lando di fare il suo allenamento in modo serio.
"Sei una guastafeste" mi dice divertito
"Casa mia, regole mie".
"Mi deconcentri! Mi manca l'ultimo quarto d'ora, per favore".
"No caro! Provi ad allenarti con elementi di disturbo, anche questo serve alla mente, no?".
"Bene" afferma con tono beffardo.
Si toglie la maglietta "allora anche tu avrai un elemento di disturbo".
Mi copro gli occhi dall'imbarazzo "vestiti immediatamente, prenderai freddo"
"Sono accaldato dall'allenamento, penso proprio che finirò così".

Cerco di non farmi prendere dagli ormoni, ma averlo vicino emotivamente e fisicamente in questi giorni mi ha fatto proprio venir voglia di futuro.
Per quanto cerchi di non guardarlo, devo ammettere che è proprio desiderabile mentre finisce la sua batteria di esercizi.
Con innocenza mi avvicino a lui, facendo finta di dover sistemare qualcosa sulla mensola che si trova proprio vicino al suo tappetino.

Mi prende le gambe, bloccandomi. Tiro un urlo: "liberami immediatamente!"
"Hai un prezzo da pagare prima"
Mi tira giù, facendomi sedere sul suo addome
"Ah sì? E cosa devo fare?"
"Un bacio per ogni gamba"
Divarico le gambe per potermi avvicinare meglio alle sue labbra, ma i due baci mi tengono incatenata al suo volto. Sentirlo sudaticcio non mi fa nessun effetto negativo e lui inizia a spogliarmi.
"Solo se vuoi" mi mormora mentre bacia ogni angolo del mio corpo.
Il trasporto fisico ed emotivo che è conseguito da quel momento in poi è stato eccitante e sentito. Non succedeva da quella sera che ci siamo ricongiunti dopo settimane lontani, nonché la prima volta. La mia unica paura costante è stata solo il possibile arrivo di mio padre.

Rimaniamo accoccolati per un po', in silenzio, mentre dal mio telefono passa l'ennesima canzone di Taylor Swift.
"Non è possibile che tu sia così ossessionata dai suoi album comunque" interrompe il silenzio.
"Non ti permettere di criticare la regina del mio cuore, sai?"
"Ah c'è una regina nel tuo cuore?'
"Oh sì, lei mi ha permesso di riprendermi da tutto e di piangere via tutta la tristezza lasciata dall'uomo che mi ha quasi rovinata"
"Deve essere proprio fortunata ad appartenere al tuo cuore"
"Non è un posto che si conquista facilmente" rispondo con tono ironico
"Ah e io l'ho conquistato?"
"Ci stiamo lavorando".
"Sei proprio bugiarda" e inizia a farmi il solletico, facendomi scoppiare in una fragorosa risata.

"Ehiiii sono a casa" esclama mio padre dal piano di sotto.
"Merda" bisbiglio
Ci ricomponiamo in fretta, nella speranza che mio padre non noti e non sospetti nulla, così scendiamo a dargli una mano a sistemare la spesa.

Che bello essere a casa.

A piccoli passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora