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Sento squillare il mio telefono, in un batter d'occhio corro verso la borsa per rispondere.
"È papà" gli dico con tono preoccupato e rispondo.

"Ciao Papi"
"Signorina, mi pare che la Turchia sia un ricordo lontano ormai. Dove sei?"
"Ecco, a proposito... Potrei aver allungato le mie vacanze"
"No forse tu non hai capito... Qui a casa hai dei compiti da svolgere. Ora non è che abbiamo l'amichetto famoso e giriamo il mondo. Prima il dovere e poi il piacere, ci saranno altre gare. Ora prendi la valigia e torni a casa sana e salva"
"Papà hai assolutamente ragione, scusami tantissimo. Torno il prima possibile e senza nessun graffio"
"Ti conviene. Ah e guarda che non sono scemo. Instagram ce l'ho ache io. *Fa una pausa* ora vado al lavoro, ciao".

Interviene Lando: "non conosco l'italiano ma non mi sembrava felice"
"No infatti, è un casino. Giustamente mio padre vuole che torni a casa, devo andare ora"
"Niente simulatore?"
"No non posso".

Lando capisce che la situazione è seria. Cerchiamo un volo per casa mia, ma quello subito disponibile non è prima del tardo pomeriggio, quindi ci rimane mezza giornata da passare insieme.

Iniziamo a sistemare il salotto, la battaglia di cuscini di poco fa ha davvero messo tutto a soqquadro.

"Ludi?"
"Dimmi"
"Ho sbagliato qualcosa?"
"Perché questa domanda?"
"Sei in silenzio"
"Eh mi spiace aver rovinato la giornata e aver fatto arrabbiare a mio padre, sai, ci tengo molto"
"Va be', ma vedrai che appena ti vedrà si calmerà e ti vorrà bene più di prima"
"Spero. Tra l'altro mi ha detto qualcosa di Instagram ma non ho capito bene"
"Oh no" esclama correndo verso il suo telefono.
Mi arriva un'illuminazione: i giornalisti di ieri.
I tag di Lando sono pieni della morettina misteriosa e io per sicurezza metto il profilo privato.
"Mi spiace averti messa in questa situazione"
"Ma non è colpa tua! Sono io che ti ho preso per mano. Ho io la responsabilità"
"Sì ma se non fossi famoso nessuno ti starebbe dando la caccia, nessuno vorrebbe sapere il tuo nome. Che poi, per cosa? Perché mi hai preso per mano una volta sola? Non mi pare uno scandalo"

Il mio volto si incupisce.
Mi hai preso per mano una volta sola? È questo per lui? Ma poco fa stavamo parlando intimamente, ci siamo baciati. Questo non ha significato?

Inclina la testa e continua: "È ovvio che non ci siamo tenuti solo per mano, però questo è ciò che hanno visto loro!"
"Forse dobbiamo decidere cosa mostrare" gli rispondo.
"Come faccio a saperlo? Ci siamo visti 5 giorni e sento le farfalle nello stomaco, però poi penso che passerò metà dell'anno a girare il mondo e che non voglio assolutamente che tu perda di vista gli obbiettivi per uno come me. Non ho idea di cosa tu stia pensando, al momento so solo che ti ho creato problemi con tuo padre e che ti spavento, nulla di più"
"Non ho paura di te" mi addolcisco "però mi puoi permettere di avere paura della situazione? Appena torno a casa metto tutto in chiaro con mio padre e un primo step lo avremo risolto. Si fa tutto, a piccoli passi"
"A piccoli passi" ripete.

Aver tirato fuori i nostri pensieri ci ha fatto bene. Abbiamo esternato la nostra agitazione temporanea.

Mi presta ancora una volta i suoi vestiti e saliamo in macchina verso l'aeroporto.

"Quindi ora che succede?"
"Succede che tu vedi Anna laurearsi, studi, ti bevi una birra con Luke e Samuele e ogni tanto ci aggiorniamo sulle nostre vite"
"Ogni tanto?"
"Quando ne abbiamo il bisogno" e mi sorride.

Lo abbraccio forte e lui mi dà un bacio sulla fronte.
OH quanto è difficile ora lasciarlo andare.

Non lo faccio scendere dall'auto, ho paura che qualcuno possa vederlo, anzi, vederci.
Non ha senso mostrarci se non sappiamo cosa siamo.
Salgo sull'aereo, mi infilo le cuffie e volo verso casa.

A piccoli passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora