Un sospiro di lacrime e rabbia

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(La Soglia. Lyon ed Erucallo)
Lyon aprì la porta del negozio.
I suoi occhi si sbarrarono ed il cuore gli esplose di gioia.
Non era un negozio grande, ricco o che sarebbe finito sulla bocca dei mercanti molto spesso ma tutto questo non contava assolutamente niente per il ragazzo. Era il negozio giusto.
Non udì Erucallo e ciò che gli diceva, così come non prestò attenzione al saluto della negoziante. Iniziò ad aggirarsi rapito.
Dalle finestre sul lato opposto all'ingresso entrava una luce calda così forte da far sembrare che il Sole dell'estate stesso fosse oltre quei vetri.

"Strano" disse Erucallo "E' presto ed il Sole non dovrebbe ancora essere visibile".
Era vero: La Soglia si trovava proprio sotto quell'immane muraglia che erano i titanici monti al confine della Grande Vastità. Il Sole sorgeva ogni mattina all'ora giusta ma impiegava moltissime ore a farsi vedere in cielo, svettando sopra le cime delle montagne.
Eppure il negozio, nonostante l'ora mattutina, era inondato di luce ma, allo stesso tempo, fresco, come se fosse completamente isolato dal resto del mondo.

I colori non avevano mezze misure: ciò che era chiaro lo era addirittura con sfumature pastello mentre ciò che era scuro quasi non si riusciva a vedere.
Gli odori furono qualcosa che lo eccitò e rasserenò al tempo stesso: fiori, argille, erbe, semi, piante, minerali, funghi, pietre, tartufi, cristalli, libri ... le sue narici erano piene dell'odore del verde, della natura, di placida essiccazione, di benefiche proprietà, di antica pergamena ingiallita, di bacche che profumavano di bosco e di una polvere che sapeva di estate.
"Te l'avevo detto che questo era il migliore negozio de La Soglia per quello che cercavi" disse Erucallo mentre la negoziante sorrideva.
Anche Lyon sorrideva: sorrideva sinceramente, sorrideva mostrando la sua giovane età nonostante il suo corpo robusto, sorrideva a dispetto del fiume di lacrime che gli scorreva dagli occhi.

"Qualcosa non va?" chiese la negoziante con tono materno.
Il ragazzo passò delicatamente le dita sui fiori secchi, sulle ampolle di erbe aromatiche e sui libri dalle copertine verdi.
"Sono fiori di tarasacco quelli, vero ?" chiese.
"Si certo, sono stati colti a fine maggio" rispose la donna.
"Ovviamente: se volevate mangiarli li avreste presi ad aprile, quando c'era solo un accenno di fioritura, per poi metterli sotto aceto. Invece questi sono sbocciati, quindi li usate per la digestione e la diuresi, non è vero?".
La negoziante lo guardò stupita: "Sei un erborista! Così giovane e, penso, lontano da casa ... no?"
Lyon iniziò ad asciugarsi le lacrime con imbarazzo: "Si vengo da un villaggio lontano. Mia zia aveva un negozio come questo là ... cioè più piccolo e meno fornito ma questo me lo ricorda tanto. Io andavo tutti i pomeriggi a portarle le erbe che raccoglievo nei prati e lei mi spiegava a cosa servivano. Io ero contento di riuscire a trovarne sempre di nuove e rare: era il mio gioco".

"Tua zia deve essere una brava donna" sorrise la negoziante.
Lyon spalancò il sorriso: un meraviglioso sorriso agrodolce: "Lo era. E' morta qualche anno fa. Adesso faccio l'apprendista per l'erborista che ne ha preso il posto. Litighiamo ogni tanto, però".
Le lacrime iniziarono a fluire di nuovo: lente, dignitose, senza singulti.
"Litighiamo ogni volta che lui vuole spostare una cosa ... ogni volta che vuole cambiare una cosa che aveva fatto la zia".
Lyon abbassò gli occhi pieno di vergogna: nemmeno riusciva a ricordarsi l'ultima volta che aveva pianto.
"Mi scusi, è solo che ... beh, adesso io nemmeno sono più là e non posso impedirglielo, capisce? Non posso più fermarlo se lui volesse spostare o cambiare qualcosa a cui la zia teneva. Lui non sa quanto lei tenesse a certe cose"
Strinse i pugni fino a farsi venire le nocche bianche.
"Non c'è rimasto più niente di lei: solo quel negozio. Me lo aveva affidato ma io me ne sono andato".
La donna lo abbracciò. Solo allora Lyon iniziò a singhiozzare rumorosamente senza nessuna remora, lasciando che quella dolce sconosciuta gli accarezzasse il viso come avrebbe fatto con suo nipote.

Erucallo pensò che fosse una scena strana: la negoziante non arrivava nemmeno alle spalle di Lyon, eppure il ragazzo aveva sprofondato la testa nelle spalle di lei in una richiesta di conforto che non aveva bisogno di altre parole.
Dopo molti minuti, la donna gli alzò delicatamente il viso e sorrise: "Stai meglio adesso?".
"Si, signora. Mi scusi, io ..."
"Non devi scusarti di niente. Piuttosto, vorresti una tisana di valeriana, tiglio e passiflora? E' quello che ti ci vuole. Dovrei anche avere dei biscotti con burro ed erbe aromatiche".
Lyon iniziò ad asciugarsi le lacrime per la seconda volta: "Signora, lei è gentilissima non ho di che pagare, purtroppo".
"Pagherò io" disse Erucallo "Se c'è una tisana anche per me".
"Tutti berremo, tutti mangeremo i biscotti e nessuno pagherà niente" sorrise la negoziante, poi prese Lyon sotto braccio e lo condusse al piano di sopra, chiedendogli di raccontare tutte le erbe che aveva visto durante il viaggio fino a La Soglia.

Di luce riempiròTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang