Will your lips taste the kiss of death ?

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La nave costava più di tutte le altre che portavano ad Albione.
Il motivo era semplice: invece che puntare verso le grandi scogliere bianche, l'approdo più vicino, il vascello faceva un giro molto più largo. Percorreva un tratto di quel gigantesco fiume noto come "il Braccio" per poi raggiungere un suo affluente di rispettabili dimensioni, che tuttavia sembrava assai piccolo in confronto. 
Presa controcorrente quella nuova via d'acqua che si inoltrava nell'entroterra albionico, soltanto grazie a una combinazione di vento a favore e faticose remate, la nave percorse il fiume per attraccare poi al molo della capitale.

Appena la città apparve all'orizzonte i ragazzi capirono subito di non trovarsi più a Ferenzia: là tutto era chiarore e colori allegri, tutto era un inno alla luce ... Albione invece viveva sotto un costante strato di leggere nubi e tutta aveva un atmosfera più cupa, anche se non priva di fascino.
I palazzi nobiliari e le chiese che sorgevano lungo le rive del fiume erano decisamente più tenebrose e misteriose rispetto allo splendente stile ferenze. I marinai confidarono ai ragazzi che gli albionici avevano coniato un termine per quella atmosfera tipica del loro regno e che quel termine, in lingua falconiana, suonava più o meno come "gotico".

I ragazzi approdarono al molo fluviale e, una volta scesi dalla nave, si ritrovarono dalla testa ai piedi immersi nella loro prima avventura in una qualunque nazione oltre le montagne che non fosse Ferenzia.

L'aria aveva un che di pungente, piena degli odori di pietra umida, nebbia e fuliggine. Le strade erano a volte enormi pronti a ospitare gigantesche parate militari e a volte erano piccoli vicoli che sembravano fatti apposta per gli agguati. Le carrozze erano molto più diffuse rispetto a Ferenzia e sembrava che anche i borghesi le preferissero rispetto all'andare a piedi o a cavallo ... forse era semplicemente una questione di prestigio.
Davanti a un cimitero videro un chierico di Roun far portare pesanti bauli di antico legno consunto a una piccola schiera di non-morti marcescenti con gli occhi bianchi.
Un tempio di Agaliel realizzato in bellissimo marmo blu si trovava fronte a fronte con una chiesa di Lerial costruita interamente in onice nero.
A circa mezza lega di distanza da loro, verso il centro della capitale, si ergeva una collina sopra la quale si poteva vedere una gigantesca chiesa colorata di rosso: il tempio di Iaboth, che il re aveva fatto erigere alcuni anni prima per ringraziare il dio della guerra di averlo fatto trionfare contro la rivale casata degli York.
I ragazzi ebbero poi un brivido quando passarono davanti a una chiesa di Laudian, sormontata da un enorme bassorilievo rappresentante il teschio di un ariete. Una vivace discussione tra i fedeli stava avvenendo al suo interno e non bisognava conoscere la lingua albiconica troppo bene per intuire che stessero parlando del Cardinale.
I ragazzi si calarono i cappucci sul viso e andarono avanti: Albione sembrava un posto molto più oscuro di Ferenzia.

Il pub che Klaus gli aveva indicato era situato in una zona della città che non era né il centro dove abitavano i nobili, né La degradata periferia dei poveri: era una sorta di rispettabile via di mezzo.
 L'insegna riportava l'immagine di una grande cicogna che trasportava un bambino, tenendolo stretto per le fasce tramite il grande becco. Dall'interno provenivano aromi di pesce fritto, patate fritte, birra e strani distillati (forse Lyon li avrebbe riconosciuti)
Alexander sospirò e diede una leggera spinta alla porta, entrando insieme agli altri nel locale.

Se c'era qualcosa di strano o di sospetto era nascosto molto bene: persone intente a giocarsi degli spiccioli ai dadi, altre impegnate a bere grandi boccali di birra mentre qualcun altro mangiava quello strano pesce fritto in pastella accompagnato dalle patatine lamentandosi con gli amici che tra poco avrebbe dovuto iniziare il suo turno di lavoro.
C'erano vicino alcune persone che stavano facendo uno strano gioco, basato sul lanciare piccoli dardi verso un bersaglio rotondo di legno appeso alla parete.
 Lawrence, che era figlio di tavernieri, si guardò intorno cercando un qualunque indizio che quella birreria fosse strana o sospetta ma non ne trovò ... per un attimo ebbe addirittura il dubbio che Klaus li avesse presi in giro e che quel lungo viaggio non fosse servito a niente.

Alexander intanto era andato al bancone:
"Buonasera oste" esordì. Aveva parlato in falconiano. Il taverniere iniziò a fissarlo in maniera più interessata e così anche alcuni degli avventori più vicini.
"Cosa posso fare per te, straniero?"
"Sto cercando Jack il nero"
I ragazzi ebbero paura che quelle parole potessero suscitare un putiferio, invece nella locanda non sembrava fregare assolutamente niente a nessuno
" Qui in città ci saranno almeno cinquanta persone con quel nome" ridacchiò l'oste mentre puliva i boccali con uno straccio
"Sì ma questo Jack il nero è anche amico di un certo Klaus, un becchino... è lui che mi manda"
A quella frase qualcosa della locanda cominciò a cambiare: più di una persona cominciò a fissare Alexander cercando di non farsi notare, un elfo grigio si avvicinò furtivamente all'uscita come se volesse presidiarla e l'oste fece un espressione indecifrabile che non prometteva niente di buono.
Lawrence afferrò l'elsa delle sue spade gemelle.

Poi, improvvisamente, un delcadiano si mise in piedi sulla sua sedia: forse l'unico modo che aveva per spiccare tra la folla:
"Sono io Jack il nero, venite pure qui"
 Con circospezione e sotto gli sguardi di molti, i ragazzi si avvicinarono.
 Il delcadiano aveva delle grandi orecchie rosse da volpe, gli occhi color ambra e una folta lunga coda fiammeggiante che gli usciva dai pantaloni. Il suo posto era stretto fra tanti altri tavoli e sedie dove erano impegnati a bere parecchi altri clienti: impossibile avere riservatezza.
 "Forse dovremmo andare a parlare in privato" suggerì Alexander
"Non ce n'è alcun bisogno" disse il delcadiano
 Alexander si strinse nelle spalle: "Come desiderate: mi manda Klaus, ho un messaggio da parte sua"
"Klaus? Un becchino hai detto ?" parve pensieroso "Forse ho conosciuto una persona del genere un tempo ... Un elfo nero, assai robusto ma non particolarmente alto"
 I ragazzi si guardarono tra di loro e Alexander sentì il suo sangue diventare freddo ... capì che le sue prossime parole sarebbero state molto importanti:
"Un elfo nero, si, tuttavia non era né robusto né basso, anzi piuttosto magro e asciutto però sicuramente alto"
Forse quella frase era stata un errore

Un gelido silenzio scese nella taverna
L'elfo grigio si mise direttamente davanti alla porta, dando l'idea che non avrebbe permesso a nessuno di entrare o di uscire
"Continuo a pensare che forse conosciamo due Klaus diversi" fece il delcadiano
"Può darsi" rispose Alexander "Il Klaus che conosco io mi ha chiesto di dirti che gli devi ancora quella famosa birra che hai rovesciato"

A quelle parole un omone grande e grosso, che si trovava alle spalle del delcadiano, si voltò all'improvviso rivolgendosi proprio a quest'ultimo:
 "Va bene Bryan, va bene, a questo punto lascialì a me" 
IL delcadiano sorrise malizioso ai ragazzi e poi si alzò per andarsene, mentre l'enorme omone con un unico agile gesto passò da un tavolo all'altro prendendone il posto:
"Io sono Jack il nero e voi avete circa una clessidra di tempo per spiegarmi per quale motivo Klaus avrebbe mandato voi"

La mente di Alexander cominciò a lavorare molto velocemente:
"La storia di come noi abbiamo conosciuto Klaus è troppo lunga per essere raccontata in una clessidra quindi, visto che mi lasci questo poco tempo, posso dirti che so che lui è un chierico inquisitore della chiesa di Roun, così come so che sta cercando un gruppo di persone chiamate il Clan del Crisantemo, così come so che queste persone potrebbero essere nemiche della vostra fede ... e ho detto -la vostra fede- perché questo è palesemente un covo segreto di rouniti. Se mi stai chiedendo perché suppongo che sia un covo segreto, la risposta è semplice: qui in Albione la chiesa del dio della morte è legale quindi non ci sarebbe bisogno di nascondersi in un pub Ma voi lo fate. Mettendo insieme questi elementi, insieme a ciò che Klaus mi ha detto di te, devo supporre che tu sia un membro della sacra confraternita degli assassini ... quella sicuramente non è legale ad Albione. La cosa più probabile è che tu sia un assassino rounita e che qui dentro lo siate tutti"

Lawrence aveva già le mani sulle sue spade, Sarah e Sarita stavano fissando Alexander con gli occhi sgranati.
Jack il nero schioccò le dita e l'elfo sulla porta pose un piccolo cartello sul vetro dell'ingresso, in modo che fosse visibile dalla strada: in lingua albionica c'era scritto che il locale in quel momento era chiuso.
 "Dite al fratello oste che bevanda volete e preparatevi a raccontarmi tutto ... Vi consiglio di prendere anche fish and chips: credo che staremo qui per un po'"



(Reame di Ferenzia, quartier generale temporeaneo dei Cavalieri della Mano Rossa)
Le Fiamme d'Ombra erano arrivate al tramonto, come si addiceva ai guerrieri sacri della dea dell'oscurità. Vestiti con leggeri corpetti di cuoio borchiato e con le loro veloci e agili daghe appese alla cintura, gli assassini della maschera da gatto si erano presentati alla Roccaforte dei Cavalieri della mano rossa.
 L'incontro tra l'arcivescovo Lucienne e il lord comandante Mordred si era svolto nel salone del castello, davanti soltanto agli ufficiali di più alto dei due schieramenti.

 Mordred e Lucienne avevano parlato a lungo: due chierici di due chiese oscure diverse, un servitore del caos e una servitrice dei segreti.
Avevano bevuto vino offerto da lui e mangiato dolcetti offerti da lei mentre l'accordo veniva sempre più delineato.

"Molto bene" fece l'arcivescovo alzandosi dalla poltrona "Mi occuperò io di predisporre tutto per la vostra evacuazione dal reame di Ferenzia. Ovviamente per me sarebbe molto più semplice portarvi via insieme agli schermagliatori della quarta armata Imperiale, oltretutto anche voi andate verso lo Shwarzrosraik"
"La nostra casa capitolare è lì in effetti" affermò Mordred "Ma abbiamo un lavoro da finire qui" "Comprendo" fece l'arcivescovo sorseggiando le ultime gocce del suo vino.
 Nessuno poteva negare che l'arcivescova avesse un suo fascino: pallida e vestita completamente di nero, estremamente elegante e aristocratica nei modi, un viso che pareva cesellato e un paio di gambe e di fianchi che apparivano pieni e scolpiti come nel marmo. Oltretutto ogni sua movenza sembrava quella sera studiata per mettersi in mostra.

"Dunque se non c'è altro... " fece Mordred alzandosi per accompagnarla all'uscita
"Effettivamente, lord comandante, ci sarebbe ancora un punto nel nostro accordo di cui vorrei discutere"
Mordred si aspettava una mossa come quella: era uso comune nelle trattative lasciare un punto particolarmente problematico per ultimo, in modo tale che l'interlocutore si fosse già ingolosito per l'accordo e quindi ci fossero più probabilità di fargli accettare anche quell'ultima condizione.
"Non vi costerà un grande sforzo ....forse. Potrete realizzare la cosa che vi sto per chiedere anche subito" proseguì lei con un sorriso sulle labbra "Semplicemente io voglio un bacio"

Un silenzio glaciale cadde nella stanza e tanto i cavalieri di lui quanto le Fiamme d'Ombra di lei presero a guardarsi con un certo stupore
"Mi duole informarvi che non siete decisamente il mio tipo "
"Questo, in un accordo politico, non ha la benché minima importanza, sir Mordred" lei sorrideva come se stesse giocando al gatto con il topo
"Se non fossi sicuro che non desiderate morire allora penserei che mi stiate prendendo in giro"
"Nessuna presa in giro: questa è l'unica occasione di tutta la vita per poter baciare l'uomo più malvagio di Antheliar"
"Non sono il Demonologo"
"Chi ha parlato di lui? Non sappiamo neanche se il Demonologo abbia una forma ... non sappiamo neanche se abbia una bocca per baciare ... Voi invece siete il massacratore di Brisigallia!" gli occhi di lei brillarono maliziosi "E poi sarebbe bello essere nota come una delle uniche due donne in tutto il mondo ad aver avuto l'onore di baciarvi"
"Ho baciato anche mia madre in passato"
Lucienne parve divertita: era buffo pensare che l'uomo più malvagio del mondo aveva una madre.
"Dubito che lo abbiate fatto nello stesso modo in cui baciate lady Bleidbara"

I Cavalieri della Mano Rossa iniziarono a rumoreggiare, gli occhi di Mordred presero a brillare di uno strano malvagio bagliore verde che sembrava provenire dagli inferni stessi della dea del caos.
"Non c'è alcun bisogno di aggiungere questa postilla" la voce di lui era dolce e pericolosa come miele avvelenato "Voi avrete il nostro supporto militare per avvicinarvi al territorio occupato dall'Orda e portare di nuovo al sicuro a casa tutta quella grande massa di schermagliatori di fede lerialita che non hanno più alcun interesse a servire il Cardinale. Io ho stretto un sacro patto con voi per uscire indenne da questo ... da questo Reame di paladini e unicorni Rosa. Entrambi guadagneramo politicamente una volta che saremo tornati nello Shwarzrosraik. Non c'è nient'altro da aggiungere"
"E io invece vi sto dicendo che o voi mi baciate adesso oppure l'intero accordo salta"
Lei sorrise con uno sguardo che avrebbe fatto tremare le ginocchia a molti uomini.
Mordred Pendragon, tuttavia, non era mai stato -molti uomini-

Si alzò in piedi, tenebroso e terrificante come un carnefice dei Nove Inferi: per un lungo istante tutti nella sala si convinsero che la cosa sarebbe finita nel sangue.
 Forse se ne convinse anche l'arcivescovo Lucienne: divenne più pallida.
Le Fiamme d'Ombra si prepararono allo scontro.
"E sia allora: se dobbiamo fare questa stronzata facciamola"
Lucienne sembrò divertita come una bambina che stava giocando col fuoco:
 "No no no, lord comandante: io non voglio uno stupido bacio dato tanto per fare. Io voglio ..." la voce di lei si fece calda e sensuale al punto da far girare la testa molti dei cavalieri presenti e forse persino a parecchi delle Fiamme d'Ombra "... Io voglio che voi mi baciate esattamente come fareste con Bleidbara Blodeld".

Mordred lentamente si avvicinò a lei, nessuno avrebbe saputo dire se per baciarla o per ucciderla. Lucienne sorrise e si alzò in piedi: Mordred non era mai stato di altezza impressionante ma, accanto a lei, sembrava quasi una gigante.
 Lentamente chiuse gli occhi e allungò le mani verso la chierica: non c'era bisogno di essere un mago o un sapiente per capire che in quel momento la mente di lui era lontana ... era est, a cercare i ricordi di un'altra donna. L'unica che amasse.
Lucienne lo abbracciò e poi all'improvviso, quando la mente e il cuore di lui furono pieni delle immagini della sua bionda crudele regina, Mordred la serrò in un abbraccio forte e gentile allo stesso tempo: le loro labbra si incrociarono per poi lasciare che le lingue danzassero un ballo di foga e passione.

Quanto quel bacio andò avanti nessuno avrebbe saputo dirlo ma tutti avrebbero ricordato per sempre che, a un certo punto, l'arcivescova venne rilasciata da quell'abbraccio e traballò come una ragazzina alle sue prime effusioni, ritrovando l'equilibrio e riaprendo gli occhi solo a stento:
"Wow, accidenti... Intenso, davvero intenso" Con gesti esperti, Lucienne si risistemò sia i capelli che il rossetto color rubino che aveva sulle labbra "Se ... se baciate sempre così Bleidbara allora non capisco come suo marito non vi abbia ancora scoperti"
 "Come bacio e chi bacio non è affar vostro: ho esaudito la vostra richiesta e non ci saranno altre contrattazioni"
"Giusto giusto" convenne lei mentre si rassettava, guardandosi in un piccolo specchietto che aveva estratto dalla tasca "Adesso è il momento che il nostro piccolo accordo vada avanti"
Con una accurata riverenza, l'arcivescovo lucienne prese congedo e lasciò la stanza seguita dai passi silenziosi e felpati della sua guardia del corpo con i volti coperti dalle maschere di gatto.

Scese le scale del maniero e attraversò il cortile interno diretta verso il ponte levatoio e l'uscita. La voce arrivò alle sue spalle prima che potesse raggiungerlo:
"Arcivescovo, aspettate"
Lei si voltò. Dietro di lei era comparsa sir Anja
"Cosa posso fare per voi, cavaliera?"
"È semplice"
Anja fece per avvicinarsi a lei, le Fiamme d'Ombra si misero in mezzo ma Lucienne con un cenno della mano inpartì l'ordine di lasciarla passare.

Anja si avvicinò, poi le prese con forza i polsi e la attirò a sé, stampandole un bacio sulle labbra e rubando l'intimità della sua lingua.
Pochi secondi dopo Lucienne si divincolò, divertita e ridacchiante:
"Spiacente deludervi, baronessa, ma decisamente voi non siete il mio tipo"
Anja si passò lentamente le dita sulle labbra, con un movimento delicato che contrastava decisamente con il fuoco che si sprigionava dai suoi occhi colmi di astio :
"Oh, credetemi arcivescova, neanche voi siete il mio tipo"
"Davvero?" la chierica sembrava quasi offesa "Allora perché ?"
Anja sorrise e le sue successive parole furono secche e decise come una sentenza:
"Sono semplicemente venuta a riprendermi il bacio di sir Mordred"

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now