E quindi uscimmo a riveder le stelle

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"Immaginate: un numero incalcolabile di tonnellate di roccia che pesano sulle nostre teste. Abbiamo circa diecimila iarde di pietra sopa di noi".
Era stata la voce di Aranel la scura a parlare: proveniente da qualche parte nell'ombra, davanti a loro, dove nessuno poteva vederla.
Rinon ridacchiò.
I ragazzi impallidirono, rallentando il passo e alzando gli occhi verso il soffitto della galleria. Era perfetto, liscio, regolare, senza crepe, visivamente artificiale in maniera quasi dolorosa per gli occhi: eppure era tutto ciò che li separava da una massa inimmaginabile pronta a schiacciarli in qualunque momento. Diecimila iarde ... due leghe di roccia sopra le teste.
"Ho una magia che ci salverebbe in quel caso" disse Atanvarno cupo nello sguardo "Ma purtroppo non avrebbe effetto sugli umani"
"Davvero?" domandò Sarita piena di panico.
Tutti gli elfi scoppiarono a ridere e Atanvarno più di tutti. Erano i primi rumori di vera gioia da quando quella marcia sotterranea era iniziata il giorno prima.
Sarita iniziò ad imprecare nel dialetto del villaggio, mentre Luke si aggrappava a lei per il troppo ridere.

La sosta notturna precedente era stata strana nella sua totale semplicità: Atanvarno aveva dato l'ordine e tutti si erano adagiati sul pavimento freddo del corridoio, illuminato solo dalla luce del bastone del mago. Dietro di loro solo oscurità per varie leghe, davanti a loro la stessa cosa ma probabilmente per una distanza maggiore.
In quella piccola isola di luce nel fiume dell'oscurità, avevano tirato fuori coperte e cuscini dagli zaini e si erano messi a dormire.
"Coperte in piena estate: assurdo" brontolò Lawrence.
"Però fa freddo qui" disse Sarita.
"E non sappiamo nemmeno se fuori è giorno o notte" fece Sarah.
"E' notte" rispose Atanvarno con sicurezza assoluta.

Adesso erano ormai ben oltre la metà del secondo giorno di viaggio o almeno, in base al dolore delle loro gambe, se lo auguravano. Sarita e Sarah, in particolare, sembravano quelle che risentivano maggiormente della situazione.
"Non vorrei essere malizioso" fece Lawrence, che invece era fresco come una rosa (pur lamentandosi spesso del freddo) "Ma le uniche due che si lamentano sono le ragazze: coincidenze? Io non credo".
Dalle tenebre apparve all'improvviso la figura di Aranel la scura, che lo colpì sulla nuca con uno schiaffo e poi repentinamente, in un battito di ciglia, sparì di nuovo nelle ombre.
"Chi è stato?" urlò Lawrence allarmato, voltandosi indietro.
In quel momento, Aranel la chiara gli diede un ceffone nello stesso punto ma con il guanto d'arme indosso.
"Ti ho vista! Sei stata tu!" protestò il ragazzo, tenendosi la nuca dolorante con la propria mano.
"Io?" disse l'elfa bionda con aria innocente "Io non potrei mai: sono solo una ragazza. Sicuro che non sia stato, chessò, uno gnomo armato d'ascia?"
"Si, ne ho visto uno giusto poco fa" fece Rinon.
"Pareva solo un'ombra barcollante ma non ci possono essere dubbi: era uno gnomo armato di ascia" rincarò Eruancalon.
"Ormai li avvistano in tutto il mondo" concordò Erucallo.
Lawrence bofonchiò qualcosa, mentre Sarah e Sarita ridacchiavano.

Continuarono a marciare per altro tempo, tutti certi che molto presto Atanvarno avrebbe chiamato la seconda pausa notturna. Per ingannare il tempo, Sarah iniziò a chiedere a tutti cosa ne pensassero del soprannome "Corvina" e se ritenessero che fosse adatto a lei.
Poi, improvvisamente, Aranel la scura apparve dall'oscurità alla testa del gruppo e iniziò a parlottare animatamente con Atanvarno nella loro musicale lingua. Gli altri elfi fecero capannello attorno: per quanto potessero essere armoniose le loro parole, nessuno poteva ignorare che gli elfi avessero sguardi profondamente preoccupati.
Alla fine Eruancalon e Rinon, grattandosi la testa con fare pensieroso, si rivolsero ai ragazzi, con l'aria di chi avesse ricevuto un ordine sgradevole:
"C'è un cambiamento di programma. Dobbiamo prendere una scala che ci porterà all'esterno prima del previsto" disse Eruancalon.
"Quindi il viaggio sta per finire?" chiese Sarita sorridente.
"No, anzi, probabilmente allungheremo. Avremmo dovuto iniziare a salire sul costone esterno delle montagne domani e poi, da là, ridiscendere verso valle. Saremmo stati più visibili ma avremmo anche potuto notare la presenza dell'orda del Cardinale dall'alto" fece Rinon.
"E invece?" domandò Lyon.
"Invece La luce dell'altare della Stella Piumata è accesa" intervenne Aranel la scura "Dobbiamo salire a vedere cosa è successo".
Gli occhi dei ragazzi, persino quelli di Alexander, avevano l'espressione di chi stesse ascoltando una lingua straniera e incomprensibile.
"Sulla parte esterna delle montagne, sopra queste gallerie, ci sono dodici altari: uno per ogni divinità. L'altare della Stella Piumata è quello dedicato ad Agaliel".
"La dea della fonte dove ci siamo fermati a dormire tempo fa?" chiese Sarah.
"Si. La dea della speranza, della luce, della Luna, delle stelle e della preveggenza. La Stella Piumata è il nome del suo paradiso" spiegò Atanvarno "Non posso ignorare il fatto che il suo altare sia attivo: queste montagne dovrebbero essere disabitate".

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now