La lingua del drago ed il grido del mostro

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Si fermarono per il pranzo accanto ad un fiumiciattolo. L'acqua era bassa, cristallina e pulita quindi le frecce di Erucallo non ebbero troppi problemi a trovare i bersagli. Mangiarono carpe arrosto infilzate su degli spiedi, poi continuarono la loro marcia verso oriente.
Passarono attraverso altri boschetti, basse colline e campi coltivati mentre il clima diventava lentamente ma inequivocabilmente più fresco.
"E' il vento che scende dalle montagne: si spande dalle pendici rocciose per la pianura fino a questa zona, se il vento è favorevole" disse Eruancalon "Se qui adesso il caldo è sopportabile vuol dire che alla base dei monti c'è una temperatura autunnale ora".
La sera trovarono riparo in un piccolo bosco: non era bello come la sorgente di Agaliel ma, all'ombra, la temperatura era talmente gradevole da far quasi pronunciare la parola "freddo".
Le due Aranel, Sarita e Sara erano sdraiate sull'erba fresca, con le teste vicine tra loro, i corpi a formare i quattro assi di una croce e le mani impegnate e cercare di acchiappare le foglie che cadevano dai rami. Le due elfe erano molto più brave in questo rispetto alle ragazze: in particolare la piccola Aranel la scura mostrò un'agilità sorprendente con le mani, senza sbagliare mai la presa di un singolo petalo, nemmeno in caso di folate di vento improvvise. Sarah era ammirata e si impegnò molto per cercare di raggiungere lo stesso risultato ma ebbe scarso successo, causando l'argentina risata di Aranel la chiara e quella più gentile di Sarita.
"Bah, le ragazze ..." mormorò Rinon alle prese con esercizi di ginnastica che mettevano in mostra il suo corpo alto, flessuoso, agile e ben definito. Lawrence si tolse la camicia e decise di imitarlo: era sempre stato orgoglioso di come le ragazze del villaggio guardassero il suo fisico ma dovette ammettere che Rinon possedesse sia una destrezza sia una massa muscolare migliore della sua.
"Sei fidanzato?" domando l'elfo "Devi essere molto popolare al tuo villaggio".
"Non mi manca la compagnia femminile" fece Lawrence con falsa modestia "Ma non ho una fidanzata: la mia storia più lunga sono stati tre mesi".
"Come mai, se posso chiedere?" chiese sempre Rinon mentre stava iniziando ad usare un ramo per fare sollevamento da terra.
"Amo i miei spazi, non vedo perché dovrei sacrificare tempo alle cose che amo per un'altra persona" rispose Lawrence scegliendo due grosse pietre come pesi per lavorare sulle sue braccia.
"Non ti sei mai innamorato, allora. Altrimenti non parleresti così" la voce di Rinon non sembrava risentire dei suoi veloci sollevamenti sul ramo.
"Il vero amore è solo quello tra una madre ed un figlio: il resto è solo desiderio di conquista, voglia di sesso e giochino delle parti" rispose Lawrence con tranquillità, iniziando a pompare i bicipidi.
Rinon ridacchiò: "Prima di incontrare mia moglie anch'io la pensavo in maniera simile a te".
"Sei sposato? E lei come la prende che stai in giro lontano per tanto tempo?'" chiese il ragazzo.
La risposta dell'elfo fu in parte coperta dai rumori dei colpi di Eruancalon e Luke che facevano scorta di legna. Dopo una discussione su quale fosse il modo migliore di tagliare i tronchi, erano giunti ad una conclusione: l'elfo, con il suo impressionante spadone, tagliava di netto gli alberi più sottili (a volte riusciva a mandarne a terra due insieme) e poi Luke iniziava a staccare i rami con l'accetta. Poi, mettendosi ai due capi opposti del tronco ormai a terra, iniziavano a farlo a ciocchi.
Vista da fuori sembrava più una gara che una collaborazione.
Erucallo si era molto galvanizzato dopo l'ottima pesca di pranzo ed aveva deciso di usare gli ultimi scampoli di luce nel bosco per dare la caccia a qualche animale.
Intanto Alexander e Lyon erano tutti presi a guardare la mappa di Atanvarno, con la strada per le montagne.
"Abbiamo percorso poco meno di quaranta leghe da quando abbiamo lasciato il vostro villaggio: non è male ma è comunque meno di quanto sperassi"
"Un carro con due cavalli di solito riesce a fare massimo trenta leghe in tre giorni: mi sembra quindi che siamo sopra la media" commentò Alexander.
"Sopra la media della tua razza, non della mia" disse Atanvarno seccato.
Alexander non fece in tempo a rispondere che un forte rumore di foglie attirò la loro attenzione: Erucallo sbucò da un cespuglio ad una velocità spaventosa. Il suo volto era sudato come chi stesse correndo da molto eppure nessuno lo aveva sentito arrivare, se non all'ultimo secondo.
"Ci sono tracce di un Kraznysver nel bosco" disse l'arciere.
Atanvarno rimase sconcertato: fu una delle rare volte in cui i ragazzi lo videro senza parole.
"Un Kraznysver qui? E' impossibile!" fece Rinon, che solo a sentire quel nome era scattato verso l'amico "Non può essercene uno da questa parte delle montagne".
"Non ci sarebbe dovuto essere nemmeno un abissale in quel villaggio, eppure c'era!" alzò la voce Erucallo "So quello che dico quando ..."
"Silenzio!" urlò Atanvarno.
Chiuse gli occhi ed accarezzò il suo lungo bianco bastone. Nessuno fiatava, né gli elfi né i ragazzi. Il mago inspirò lentamente ma ritmicamente: respiri profondi a metà tra una meditazione ed un profondo pensiero. I suoi occhi erano serrati tanto che le palpebre gli iniziarono a tremare per lo sforzo. Le sue nocche strinsero il bastone così tanto che divennero pallide come la corteccia di quell'oggetto.
Lentamente alzò il palmo della sua mano verso il luogo dal quale Erucallo era venuto e rimase così per un numero di secondi breve ma che, allo stesso tempo, parve durare un'eternità.
Poi aprì gli occhi di scatto ed il suo viso divenne ancor più preoccupato.
"Riesco a percepire la paura degli altri animali e persino il timore nelle piante. L'odore di quell'essere non è ancora forte tra gli alberi tuttavia non posso negare che ci sia. Ci sono pochi dubbi: è un Kraznysver. Radunate tutto: partiamo tra un minuto al galoppo".
"Al galoppo?" fece Eruancalon "Ma è quasi notte! Dovremo uscire dal bosco e potremmo prendere una buca, rompere una ruota o azzoppare i cavalli".
"E' un rischio, lo so, ma restare qui è un rischio peggiore. Avete ancora quarantacinque secondi" ribatté il mago.
"Ma ... cosa sta succedendo?" domandò Sarah guardandosi intorno spaurita.
"Non lo so ma non ne parleremo ora" gli fece Luke prendendola in braccio "Ora sali sul carro".
"Lasciami! So camminare da sola!" protestò lei mentre veniva quasi lanciata dentro.
I ragazzi si catapultarono sopra il carro mentre gli elfi raccolsero le loro cose talmente in fretta da sembrare fulmini bianchi.
"Cosa è successo?" domandò Sarita.
"E' evidente che c'è qualcosa tra gli alberi, qualcosa di pericoloso" fece Luke sbirciando fuori dal retro del carro chiuso.
Tutti lo imitarono: le ombre della notte ormai si erano impadronite della radura, la visibilità era ormai assai limitata. Ogni fruscio, ogni piccolo movimento di erba e cespugli, li metteva in agitazione come fosse il preludio di un incubo, come se qualcosa che non aveva neppure una forma precisa dovesse uscire dal bosco all'improvviso e lanciarsi contro di loro. Attorno alla carovana le ombre notturne erano sempre più dense ed agli occhi dei ragazzi apparivano come contorni di oscene figure in parte troll, in parte draghi ed in parte creature senza neppure un nome.
"Non c'è niente di cui aver paura" fece Alexander "Siamo ben protetti".
In quel momento gli elfi a cassetta spronarono i cavalli al galoppo con violenti colpi di redini e con urla dal senso sconosciuto ma che non potevano essere altro che imprecazioni.
"Eh sì, sento proprio una tranquillità nell'aria molto rassicurante" commentò Luke.
I ragazzi si ritrovarono sul terzo ed ultimo carro della carovana, le ruote sobbalzavano sullo sterrato facendoli sbattere tra loro e sulle pareti di legno.
"E' così forte questa creatura?" urlò Lyon per farsi udire sopra il frastuono.
Atanvarno apparve dall'apertura posteriore del carro davanti a loro e, con un'agilità fuori dal comune, si lanciò sopra i cavalli al galoppo del carro dei ragazzi. Nemmeno Lawrence sarebbe riuscito in quella prodezza atletica ma l'elfo si mosse con la velocità di uno sparviero e la destrezza di un gatto, usando i destrieri come passerella per giungere alla cassetta dove Aranel la scura teneva le redini.
"Noi potremmo battere un dannato Kraznysver: basteremmo io, Erucallo e Rinon anche senza prenderlo di sorpresa" disse il mago mentre i ragazzi lo fissavano a bocca aperta "Ma quell'essere non dovrebbe essere qui: non è comune nemmeno oltre le montagne e non mi viene in mentre alcun modo in cui avrebbe potuto oltrepassarle".
"Ma se potete ucciderlo allora perchè scappiamo così?" chiese Sarah, sobbalzando a quasi mezzo metro di altezza per gli scossoni.
"Infatti! Chissene frega del perché si trova qui: se continuiamo a correre su questa strada di notte spaccheremo o un carro o le gambe di un cavallo" protestò Luke.
"Perchè se quell'essere non aveva modo di essere qui allora il motivo della sua presenza è qualcosa di assurdo o potentissimo o entrambe le cose" incredibilmente a parlare non era stato Atanvarno ma Alexander.
I suoi amici lo fissarono. Fu Luke il primo a capire: "Siamo noi ad averlo portato qui. Noi e gli Arcani che abbiamo estratto".
"E quindi sta dando la caccia a noi" concluse Lyon.
"Quando togli tutto l'impossibile allora ciò che resta, per quanto improbabile, dev'essere la verità. E' uno dei proverbi sacri di Nuvak" disse Atanvarno prima di iniziare a parlare in elfico ad Aranel la scura.
Il mago allargò le braccia come un predicatore durante la funzione, chiuse gli occhi ed iniziò a mormorare delle parole che sembravano molto differenti dallo sconosciuto, ma ormai quasi familiare, linguaggio degli elfi. Era un idioma altrettanto bello ma più duro e marziale.
"Ma è Glossadraku!" sussurrò Lyon "La lingua dei draghi: avevo letto che venisse usata anche come linguaggio della magia ma non ci credevo".
Alexander stava evidentemente per dire qualcosa ma tenne la bocca chiusa.
Lentamente i cavalli presero un'andatura più regolare e precisa, pur tenendo una velocità molto elevata, muovendosi come fossero un solo essere.
Aranel la scura si alzò in piedi e lasciò le redini: sorprendentemente la stabilità del carro non venne meno. Atanvarno, pur apparendo teso come una corda di violino, allungò una mano verso il viso della piccola elfa con le doppie daghe e sussurrò qualche altra parola nello stesso linguaggio di prima.
Aranel la scura divenne, in una certa maniera, ancora più scura. Sul suo viso si riflessero tutte le sfumature senza nome del nero: la sua stessa figura parve diventare una cosa sola con le ombre che la circondavano. L'elfa sorrise, un sorrisetto maligno che nessuno dei ragazzi le aveva mai visto prima, poi saltò fuori dal carro e la notte stessa la inghiottì come un sasso che cadesse in un oscuro pozzo.
"Dove è andata da sola?" chiese Sarita nel panico.
"Lei non è sola" disse Atanvarno mentre Erucallo era apparso sulla parte posteriore del carro davanti a loro. L'arciere incoccò una freccia che si andò ad incastrare nella parete di legno del mezzo, accanto il viso del mago. Appesa alla freccia vi era un cordino d'argento, che Erucallo legò ad un chiodo sul suo carro: tramite quell appiglio improvvisato lui, Rinon, Eruancalon ed Aranel la chiara passarono sul carro centrale con Atanvarno ed i ragazzi.
L'intera operazione richiese meno di un minuto: la loro agilità era fuori dal comune.
"I cavalli stanno sudando come fontane: non puoi tranquillizzarli?" domandò Eruancalon.
"Non sono un druido!" lo fulminò Atanvarno con lo sguardo.
Annuendo serio, l'elfo con il suo gigantesco spadone si mise davanti all'apertura posteriore del carro dei ragazzi: essendo l'ultimo mezzo della carovana, oltre quel buco vi erano solo la notte, il bosco ed i pericoli che conteneva. Rinon invece sfoderò le sue due spade e si posizionò sull'apertura anteriore, quella che dava sulla cassetta e da cui era appena passato.
Aranel la chiara invece guardò con un sorriso divertito i ragazzi e mise il suo enorme scudo tra loro e l'apertura sorvegliata da Eruancalon.
"Chi sta guidando gli altri due carri?" chiese Lawrence.
"Atanvarno" rispose Aranel con un sorriso.
"Ma Atanvarno è qui!" continuò il ragazzo.
"Non mi hai chiesto dove fosse ma cosa stesse facendo".
"Se la bestia di cui parlate vuole veramente noi dovremmo passare sul carro di mezzo, dove avremo più protezione: invece così adesso siamo esposti!" la voce di Alexander salì di parecchie ottave "Non c'è logica nel ..."
"Io non sacrifico un intero carro facendolo sfondare da quella bestia solo per farla comunque arrivare da voi!" la voce del mago sovrastò ogni altro rumore in maniera innaturale "A questo punto gli dò un bersaglio dove focalizzare l'attacco e dò a noi un luogo dove poterlo colpire minimizzando le perdite del carico".
"Attaccherà da lì?" chiese Lyon indicando l'apertura posteriore.
"E' il luogo che gli garantisce maggior libertà di manovra" commentò Atanvarno "Da davanti dovrebbe prima sbranare i cavalli: lo potrebbe fare ma perderebbe tempo".
"Ma farebbe fermare il convoglio: gli converrebbe" osservò Alexander.
"Ma tu per chi cazzo tifi?" fece Luke alzando la voce di parecchie ottave.
"Se ti aspetti una tattica così razionale non conosci i Kraznysver: il loro unico istinto è fare quanto più male possibile nel più breve tempo possibile. Ogni altra strategia per loro non è mai in considerazione" osservò Eruancalon mentre i suoi occhi fissavano imperturbabili il bosco che correva intorno a loro.
"Li hai già affrontati in passato?" chiese Sarita.
L'elfo annuì, totalmente concentrato su ciò che il suo sguardo vedeva nell'oscurità.
"E' troppo modesto il mio amico" disse Rinon con un sorrisetto "Lui è un bravo ranger: ditegli il nome di una creatura selvaggia e lui saprà esattamente dove e come colpirla per ucciderla".
"Pensavo fossi tu il guerriero migliore" domandò Lawrence ironico, ricevendo un pugno sulla spalla da Sarah ed uno sulla schiena da Sarita.
Rinon lo fissò come un insegnante avrebbe guardato un alunno discolo: "Eruancalon passa il suo tempo nelle foreste a picchiare mostri. Io sono un soldato specializzato nell'uccidere persone. Sai, persone tipo elfi neri, orchi, nani ed umani". Calcò molto l'ultima parola.
Lawrence aveva l'espressione di chi ritenesse che non ci fosse bisogno di altre risposte.
"Hai ucciso molti umani?" chiese Sarah, quasi più stupita che impaurita.
"In cento anni direi abbastanza" la voce dell'elfo era un misto di dispiacere ed orgoglio.
"Tu hai un secolo di vita?" domandò Lyon.
"No: io ho detto che ammazzo umani da cento anni. Non mi hanno messo una spada in mano nella culla".
Atanvarno ricominciò a cantilenare nella Glossadraku toccando delicatamente gli occhi di Erucallo: quando l'elfo li riaprì, erano diventati in tutto e per tutti identici a quelli di un gatto. Impassibile, l'arciere saltò verso l'alto e si arrampicò sul tetto del carro, sparendo alla vista.
Pochi secondi dopo iniziò a parlare in elfico nonostante la sua voce fosse in parte coperta dai rumori della corsa, del legno scricchiolante e del vento. Eruancalon tuttavia pareva riuscire sempre a comprenderlo ed a rispondergli.
"Questa è magia?" chiese Alexander, cercando invano di nascondere una certa ammirazione.
"Risposta breve: si" fece Atanvarno "Risposta lunga: hai visto un lago e mi ha chiesto se quello fosse l'oceano".
Erucallo iniziò ad urlare in elfico ed il rumore di diverse frecce riempì l'aria della notte, Eruancalon impugnò lo spadone più saldamente e lo sporse fuori dall'ingresso posteriore, pronto a vibrare il colpo. Aranel la chiara controllò che tutti i ragazzi fossero dietro il suo scudo.
Si udì chiaramente qualcosa a metà tra il verso di un animale ferito e l'urlo di un uomo furioso. Un rumore al quale i ragazzi non volevano associare un'immagine.
"Lo abbiamo addosso" disse Atanvarno.
Rinon sorrise. 

Di luce riempiròHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin