Così attraversammo quella terra senza fine

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Fu Alexander ad accorgersene per primo, con lo sguardo perso all'orizzonte:
"Le montagne sono più vicine ..." sussurrò.
Per qualche strana ragione nessuno aveva ancora notato come l'imponente catena montuosa all'orizzonte fosse ora sensibilmente più grande. Forse era ancora lo stress per la paura dopo l'attacco della bestia, tuttavia solo in quel momento si resero conto che (sforzando molto gli occhi) potevano persino intravedere il bianco delle vette innevate. In tutta la loro vita non era mai successo.
"Quindi è vero: in cima alle montagne c'è sempre la neve!" sussurrò Lawrence, ammirato.
"In cima a quelle montagne sicuramente" rispose Rinon "Anche adesso, nel cuore dell'estate".
"Quanto ci vorrà per arrivare?" domandò Sarah.
"Siamo ad un pò più di ottanta leghe di distanza" rispose Atanvarno "Dovremmo essere alle pendici tra sette giorni. Sei se gli Dei ci assistono e se le riparazioni al carro sono venute bene" disse Atanvarno.
Eruancalon e Luke avevano lavorato al carro per tutta la giornata precedente, battibeccando e discutendo su ogni dettaglio, in alcuni momenti sembrando quasi sul punto di finire alle mani. Tuttavia alla fine il lavoro era stato fatto a regola d'arte ed i due si erano fatti i complimenti a vicenda. Poi c'era stato un giorno di viaggio silenzioso, per riprendersi dalle cicatrici del corpo e da ferite ben più pericolose chiamate paura, timore e shock.
Piano piano, complici le ottime cure delle due Aranel ed il liquore distribuito, le cose erano migliorate: all'alba, più di una giornata dopo l'attacco della bestia rossa, sembrava avessero un peso di meno sul cuore. Lo splendente Sole estivo aveva spazzato via le ultime ombre di quella bestia dalle loro monti.
Eppure tutto scomparì davanti all'annuncio di Atanvarno: poco più di ottanta leghe alle montagne! 
"Se non mi ammazzo troppo con la velocità posso fare due leghe in un'ora e mezza, a piedi" fece Lawrence con orgoglio "Potrei persino essere sotto quelle montagne in meno di tre giorni".
"E non mangi?" fece Luke guardandolo quasi con la compassione che si riserva ai pazzi.
"Se mangi ti devi portare lo zaino e quello ti rallenta" disse Lyon.
"E non bevi?" rincarò Luke.
"Anche gli otri d'acqua pesano" incalzò Alexander.
"E non dormi?" continuò Luke.
"Certo che voi davvero demoralizzate le truppe, eh!" disse Lawrence.
"Finora sappiamo solo che oltre le montagne ci sono un cavaliere sanguinario, bestie assetate di vite umane ed un chierico che vuole sterminare mezzo mondo. Non è che io proprio sia felicissima di varcare i monti" disse Sarah.
Rinon, che stava guidando il carro dei ragazzi, ridacchiò: "C'è tutto quello che hai detto, è vero, ma ci sono anche i bianchi palazzi del Reame di Ferenzia, le sconfinate foreste di Areldar, le colline nebbiose piene di segreti in Hesperia, le rovine dell'antico impero del Re Falco, l'atmosfera gotica e raffinata della capitale di Albione e..."
"Dobbiamo passare prima per La Soglia" fece Eruancalon, interrompendo l'amico.
"Io non credo che ve ne sia bisogno" disse Aranel la chiara dal carro davanti "Adesso il nostro compito è diverso".
Sarita intuì il senso del discorso: parlava di lei e dei suoi amici, loro erano il nuovo compito degli elfi. Prese a fissare la sua tazza di tè con imbarazzo.
"Dobbiamo comprare altro cinnamomo" sentenziò Atanvarno "Io non tornerò a casa senza la nostra quota".
"Altra spezia? Davvero? Ma siamo pieni!" disse Erucallo dal terzo carro.
"Io non tornerò dai miei maestri senza tutto ciò che mi hanno mandato qui a prendere" fece Atanvarno alzando leggermente la voce, con lo sguardo di chi non ammetteva repliche.
Gli altri elfi tacquero.
"I tuoi maestri?" domandò Alexander "Pensavo tu fossi uno dei capi o ... beh, qualcosa del genere".
Sarita guardò il suo amico: non era costume di Alexander mostrarsi insicuro.
"Sono un maestro ma non uno di quelli col grado più elevato" rispose Atanvarno guardando l'orizzonte, forse preso dalla nostalgia "Nel regno di Ecthelion ci sono elfi bianchi molto più potenti di me. Il mio mentore, lord Curufin, è il mago personale del nostro sovrano: ho ancora molto da imparare prima di essere come lui".
Alexander, pur avendo dichiarato più volte di essere scettico sulla magia, per qualche ragione sembrò comunque impressionato da quella notizia.
"Questo lord Curufin è il mago più potente del mondo quindi ?" chiese.
"E' sicuramente il più potente mago tra tutti gli elfi bianchi" rispose Atanvarno diplomatico "C'è chi dice che Altair, comandante supremo dei Collegi Imperiali della Magia di Guerra, gli sia superiore. Tuttavia io non lo credo".
"Tiro ad indovinare: questo Altair è un elfo nero, vero?" chiese Luke.
Atanvarno alzò un sopracciglio e non rispose.
"Beh e poi c'è sempre il Demologo" fece Sarita "Se la metà di ciò che si racconta su di lui è vero allora dubito che questo Curufin e questo Altair anche messi insieme riuscirebbero a ..."
La ragazza si interruppe notando come anche il secondo sopracciglio di Atanvarno si fosse alzato.
"Che cosa è La Soglia?" domandò Lyon per cambiare discorso.
"La più grande città di questa parte di mondo: una delle più densamente popolate di tutta la Grande Vastità" rispose Rinon.
"Quanto è grande?" domandò Sarita.
"Ci abitano qualcosa come duecentomila persone. E adesso rendetevi utili: aprite i sacchi e preparate una pranzo sostanzioso ma da mangiare sui carri. Abbiamo ancora molta strada" fece il mago, con l'aria di chi volesse chiudere la conversazione.
I ragazzi si guardarono tra loro: duecentomila persone! Era un numero incalcolabile! Non avevano immaginato nemmeno che nell'intera Grande Vastità ne vivessero tanti.
Aprirono i sacchi delle cibarie chiacchierando di tutti quegli argomenti che la loro fantasia galoppante gli suggerì: discussero degli strani animali e delle buffe piante che avevano visto durante il viaggio, fantasticarono dei cibi, dei vestiti, delle canzoni e delle persone ancora più strane che avrebbero trovato una volta giunti in città, si chiesero come fossero le strade e le case in una città così immensa.
Ed erano ancora dal lato "normale" delle montagne!
Lawrence raccontò di quando suo padre, da giovane, era stato a La Soglia per vedere una partita di Juggerball che sarebbe poi entrata nella leggenda per essere durata cinque ore.
"Erano ancora i tempi in cui si potevano chiamare le pause per organizzare gli schemi tra un terram e l'altro: oggi ovviamente non si usa più perchè allungava troppo il gioco. Però cinque ore fu comunque un tempo notevole anche per le vecchie regole: quasi il doppio di quello che una partita durava normalmente in quel periodo! Però mio padre disse -Avrei voluto che lo spettacolo non finisse mai-". 
Gli occhi di Lawrence brillarono dall'eccitazione alle sue stesse parole.
"Ci saranno altri non-umani a La Soglia?" domandò Alexander.
Erucallo lo guardò male, come se avesse detto qualcosa di sconveniente. Aranel la chiara si mise a ridere. Alexander parve confuso, quasi offeso: stava per ribattere quando Atanvarno gli rispose.
"Voi dite non-umani: noi diciamo non-elfi. Un vecchio modo di dire privilegiato, dato che noi siamo i figli primogeniti della dea Ashanna: la prima delle razze parlanti di questo mondo ad essere stata generata dal grembo della Verde Madre. In ogni caso appunto il termine -razze parlanti- è più indicato. Per rispondere al tuo quesito: raramente si incontra qualcuno che non sia come voi a La Soglia. Ogni tanto si vede qualche nano o delcadiano: non è strano ma nemmeno troppo comune. La Grande Vastità è un luogo di umani".
Dieci minuti dopo erano pronti panini con formaggio di pecora e pancetta per tutti, mentre i carri continuavano a macinare quella strada apparentemente senza fine. 
Col passare del tempo tutti i ragazzi si accorsero di come stesse mutando la natura attorno a loro: gli alberi ormai erano una vista continua, i boschi e le macchie erano più numerose ed estese, il terreno stesso non risultava più uniforme e piatto perchè collinette e rilievi erano ora parte comune del paesaggio. Gli uccelli, gli scoiattoli ed i cervi sbucavano da dietro gli alberi ed i cespugli mentre il vento accarezzava l'erba e la luce del sole estivo dipingeva l'intera scena come in uno dei raffinati quadri che il borgomastro esponeva in casa con orgoglio.
Sarita appoggiò la testa al braccio e si perse con gli occhi in quel mare di natura color smeraldo. Luke e Lawrence iniziarono a prendere in giro Sarah (con una facezia che poco tempo dopo nessuno avrebbe ricordato) ed ovviamente Sarah li rimproverò. Alexander prese a tamburellare con le dita sulla parete del carro ad occhi chiusi, perso in chissà quale pensiero. Lyon chiacchierò a lungo con Erucallo di questioni riguardanti l'uso di preparati erboristici nell'arte della caccia con l'arco.
Sarita pensò che quello fosse un momento perfetto e, come sovente avviene per i momenti perfetti, nessuno seppe dire per quanto durò.
"E' sicuro portare questi umani in città?" fece Eruancalon "Nessuno sa cosa potrebbe succedere".
"Ti aspetti davvero che i ragazzi esplodano in una palla di fuoco portando La Soglia e tutti noi direttamente davanti al Giudice delle Anime?" lo apostrofò sarcastica Aranel la chiara.
Il Giudice delle Anime: uno dei molti nomi di Roun, il dio della morte. Sarah rabbrividì. 
"La cosa non è da escludere" commentò Atanvarno serio.
Gli sguardi di tutti i ragazzi si posarono sul mago. Potevano anche viaggiare tra i prati più belli del mondo ma questo non cambiava i fatti: avevano giocato con qualcosa di sconosciuto, qualcosa di più grande di quanto la loro immaginazione potesse anche solo immaginare. Rabbrividirono, pur nell'afa estiva.
Sarah si fissò le mani, facevano alcuni eccentrici abitanti del villaggio quando avevano assunto qualche strano fungo che non avrebbero dovuto mangiare. Lei però non aveva preso niente di strano: era solo preoccupata che il suo corpo potesse lacerarsi da un minuto all'altro e diventare una piccola stella incandescente, uccidendola senza darle nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo.
Atanvarno sembrò leggerle nel pensiero: "Tecnicamente in realtà potreste davvero esplodere in ogni momento ma le probabilità sono molto basse. Il fatto è che con gli Arcani delle Meraviglie potrebbe accadere qualunque cosa e va considerato anche che non tutte le possibilità sono negative. Si racconta che il più antico ed esteso impero che Antheliar abbia mai visto cadde a causa di quel dannato mazzo di carte, al termine della Seconda Era di questo mondo: l'Età della Magia Perduta. Tuttavia nemmeno noi elfi abbiamo certezza di questo, nonostante quell'impero fosse la nostra antica patria. Sappiamo che è impossibile prevedere gli effetti degli Arcani delle Meraviglie: troppo potenti, troppo caotici e troppo legati a regole magiche che in parte non conosciamo e che in parte abbiamo dimenticato. Ci sono quasi infiniti effetti possibili, compresi quelli a voi favorevoli: la possibilità di far comparire un armata di draghi dal niente è pari a quella che voi vi imbarchiate su di una nave e troviate un immenso tesoro".
"Se mi imbarco su di una nave e trovo una montagna di pezzi d'oro sarà una mia scelta e basta: non sento quelle fottute carte parlarmi nella mente e darmi ordini" commentò Luke con orgoglio.
"Non avresti modo di saperlo con certezza assoluta" rispose Atanvarno "Pensi davvero che la magia di quel mazzo funzioni tramite una vocina nella testa? Non è così: magari gli Arcani farebbero in modo di farti conoscere un marinaio simpatico che è appena entrato in possesso di una mappa del tesoro e che cerca un mozzo. E magari contemporaneamente ti farebbero finire al centro di una rissa con le guardie del porto, costringendoti ad imbarcarti in tutta fretta per sfuggire alla legge. Come ho detto: gli effetti sono imprevedibili. La donna più bella del mondo potrebbe innamorarsi di te e tu non sapresti mai se è merito tuo o di quel mazzo di carte".
"Dovresti quasi sperare che appaia l'armata di draghi: almeno in quel caso avresti la certezza che si tratta dell'effetto delle carte" fece Eruancalon sorridendo.
Il resto della giornata proseguì con chiacchiere, scherzi, aneddoti e storie: gli elfi raccontarono del mondo oltre le montagne ed i ragazzi dei fatti buffi avvenuti al villaggio. La storia della spasimante oltremodo molesta di Lyon tenne banco per tutta la cena. Nessuno di loro aveva voglio di altri discorsi seri: le risate furono la risposta al peso del fato che gli Arcani avevano imposto alle loro vite.
La mattina dopo però le cose andarono diversamente: 
"Per questo sarebbe meglio per tutti se voi rimaste sul carro a La Soglia" erano state le parole Atanvarno.
"Col cazzo!" sbottò Lawrence "Io sul carro non ci resto nemmeno se mi pagate! Una città cento volte più grande del villaggio io la devo vedere: voglio mangiare il cibo che hanno, guardare le ragazze e vedere se hanno ancora il campo da Juggerball che ha visto mio padre!".
Lo sguardo dell'elfo trafisse il ragazzo come una freccia; Lawrence ebbe quasi la certezza che il mago lo avrebbe trasformato in un rospo seduta stante. Calò il silenzio per molti secondi.
"Certo che hanno un campo da Juggerball" disse alla fine Rinon con l'aria di chi volesse allentare la tensione "La loro squadra non riuscirebbe a vincere mai contro gli atleti che vivono oltre le montagne però si, praticano il gioco".
"Giocano a Juggerball anche al di là i monti?" domandò Lawrence stupito.
Rinon lo fissò come se il ragazzo gli avesse appena chiesto se l'acqua fosse bagnata: "Il Juggerball è stato inventato oltre le montagne. Il più antico campo da gioco si trova nella capitale del regno di Hesperia: venne costruito su ordine del Re Falco in persona e gli spalti possono ospitare fino a cinquantamila spettatori".
Lawrence strabuzzò gli occhi, incapace di pensare ad un stadio così immenso.
Aranel la chiara ridacchiò: "Rinon è un fanatico del Juggerball: ha giocato nel torneo che ha festeggiato l'incoronazione del nostro sovrano".
"In che ruolo?" chiese Lawrence.
"Corridore" rispose l'elfo.
Lo sguardo del ragazzo si riempì di ammirazione: "Anche io sono corridore! E ..."
Atanvarno interruppe il discorso, anche se la sua voce risultò più rilassata di prima: "Ho detto che sarebbe meglio se voi rimaneste sul carro ma non ho tempo da perdere nel convincervi a farlo. Potrei imporvelo con mezzi magici e ho anche pensato di farlo: tuttavia ho capito che, se gli Arcani delle Meraviglie hanno deciso che voi vediate La Soglia, non sarebbe certo la mia magia ad impedirlo. Quindi se volete vedere la città fate pure ma cercate di non mettervi nei guai altrimenti giuro davvero che vi faccio addormentare per tutto il resto del viaggio".
Rimasero un po' tutti in silenzio di nuovo, immersi nei loro pensieri, ascoltando il rumore del vento tra le foglie degli alberi.
"Non pensavo ci potessero essere tanti alberi nel mondo" fece Lyon "Ormai formano un tetto continuo sopra la strada ed un colonnato tutto intorno".
Era vero: da molte ore passavano sotto un maestoso pergolato verde, con gli alberi che crescevano ai bordi della strada protendendo i loro rami sopra di essa.
Lawrene inspirò quell'aria carica dei profumi del bosco: "Qual'è il nome di quella bellissima regina? Sapete, quella di cui parla la canzone del cavaliere nero" esordì fuori da ogni contesto.
Atanvarno parve stupito da quel cambio di argomento così repentino, in ogni caso rispose: "La regina di Arkeia? Si chiama Bleidbara Blodeld".
"Strano nome!" disse il ragazzo "Significa qualcosa?".
"Blodeld nella lingua del Popolo Rosso significa Sanguefuoco: è il nome del suo clan e lei può portarlo perchè ne è il capo. Invece Bleidbara suppongo significhi solo Bleidbara" fece il mago.
"Non ha preso il cognome di suo marito? Avevate detto che è sposata" domandò Sarita.
"Si, con il capo di una tribù di barbari del nord: un umano, a differenza di lei. Strano matrimonio: dovuto in parte all'onore ed in parte alla politica" rispose Atanvarno.
"Ed un capo tribù non ha preteso che la moglie prendesse il suo cognome? Voglio dire: lei è la regina di Arkeia, però ..." fece Sarita meravigliata.
"Lui ci ha provato" ridacchiò Aranel la chiara "Mandò un messo per organizzare i dettagli delle nozze: appena il poveretto fece presente la richiesta che Bleidbara prendesse il cognome del futuro marito, lei lo prese di forza e con le proprie mani lo sacrificò ancora vivo sull'altare della chiesa di Rahs ad Arkeia". 
Sarita aveva un'espressione di riluttante ammirazione.
"Ed è davvero così bella come dice la canzone?" chiese Sarah.
"Nessuno di noi l'ha mai vista di persona ma suppongo di si, altrimenti Mordred sta rischiando la testa stupidamente" ridacchiò Rinon
"Ci sono molte altre donne così belle oltre le montagne?" domandò ancora Lawrence, molto interessato.
"Juggerball e donne ... i tuoi due principali interessi" fece Luke ironico.
"Donne bellissime ci sono in tutte le razze ma nessuna potrà mai essere come un'elfa, sopratutto un'elfa bianca" rispose Rinon.
"Qual'è la donna più bella del mondo, secondo te?" gli chiese Lawrence.
"Non conosco tutte le donne del mondo" fece l'elfo.
"Va bene ma i bardi cosa dicono? Non cantano questo genere di storie oltre le montagne?" incalzò lui.
"Le cantano spesso" concordò Rinon "Ma difficile dire chi sia la più bella. A parte Bleidbara, alcuni dicono che sia la regina Mevis del reame di Ferenzia".
"Dicono così solo per ingraziarsela: in realtà è poco più di una ragazzina" commentò Aranel la chiara con disapprovazione.
"Beh ma ha già una figlia" si schernì Rinon "In ogni caso altri bardi invece dicono che la più bella sia l'arcivescovo Lucienne della chiesa di Lerial".
"Se ti piacciono magre, pallide e vestite sempre di nero" continuò Aranel la chiara, schernendolo.
"L'unica volta che siamo stati nella sua cattedrale mi pare di ricordare che tutti i presenti si siano girati a guardarla mentre si piegava per raccogliere l'incensiere" disse quasi con noncuranza Eruancalon.
"A che razza appartengono queste bellezze?" chiese Lawrence con malizia.
"La regina Mevis è umana anche se sembra una mezzelfa, cosa tipica per i nobili del suo reame. Anche Lucienne è umana" rispose Rinon.
"L'arcivescovo Lys della chiesa di Ashanna e la sua allieva Edyn pare invece siano le elfe verdi più belle" disse Eruancalon.
"Gli elfi verdi?" fece Luke stupito "Ma non c'eravate solo voi bianchi ed i neri che odiate tanto?"
"E non ti abbiamo ancora parlato degli elfi grigi" lo schernì Eruancalon. Luke rimase col dubbio se quella fosse una battuta o meno.
"Lys è bellissima ma troppo algida nei modi" commentò Erucallo.
"Edyn non capisco come faccia a camminare: piccolina ma con quel seno spropositato" disse Aranel la scura.
"Dove sarebbe il difetto?" chiese Eruancalon.
"E' troppo bassa per quel seno!" obiettò l'elfa quasi scandalizzata "Invece ho sempre trovato affascinante quell'umana che comanda le Sacerdotesse d'Argento, quella che col marito è arrivata fino all'Inarrivabile Est ed è tornata" rispose Aranel la scura.
"Shadee duLac" commentò Atanvarno quasi ammirato "Shadee Selvanera, se vuoi usare il suo cognome da sposata. Forse l'unica umana che possa rivaleggiare con un'elfa bianca per bellezza".
"Ma allora anche voi maghi siete maschi come tutti gli altri" ridacchiò Rinon dando una manata sulla spalla di Atanvarno.
"Ti ricordo che persino il mio mentore, Curufin, è sposato" fece l'altro, quasi piccato.
"Come dimenticarlo? Quando si è sposato col generale Maedhros ho speso una fortuna per il regalo" borbottò Rinon.
"Si è sposato con un generale? Cioè ... con un generale maschio?" domandò Lawrence stupito.
Gli elfi lo guardarono un po' spaesati, alcuni sorrisero mentre altri scossero la testa.
"Non fare il paesano di campagna" disse Sarah "E' sempre amore".
Lawrence rimase imbarazzato, provando a giustificarsi: "Si beh so che si può fare, gli Dei non sono contrari ... però ecco da noi non si usa molto".
Ci furono delle risate.
Poi ci fu una singola frase.
"Voi siete come noi ..."
Era stata Sarita a parlare: la sua voce stranamente ma intensamente felice.
"Voi siete amici che amano ridere e scherzare tra loro, esattamente come fanno tutti. Non siete ... beh troppo diversi da noi" disse la ragazza sorridendo.
Per la prima volta nel corso della loro breve conoscenza, gli elfi non seppero cosa rispondere. In quel momento capirono tutti di aver fatto molta strada dopo la mattina in cui dei cavalieri bianchi entrati nel villaggio urlando. E che quella strada era stata fatta insieme.
Qualcosa nel rapporto tra gli elfi ed i ragazzi umani era cambiato per sempre solo con quella singola frase, come se un'invisibile barriera fosse finalmente crollata.
"A me piace dipingere" disse Aranel la scura, come se quellla fosse la risposta a tutto. Rinon, Eruancalon ed Erucallo iniziarono a ridere molto forte e Lawrence insieme a Luke si unì a quel coro di risate. Lyon ed Alexander si fissarono allegri senza dire una parola. Sarah invece chiese ad Aranel la scura che tecnica usasse per disegnare.
Luke sorrise guardando ad oriente, un sorriso speranzoso e pieno di serena fiducia: le montagne si erano fatte ancora più vicine. 

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now