L'eclissi della speranza

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Iniziò con un rumore indistinto e confuso, udibile solo per via dell'estremo silenzio.
Quell'oscurità, che non era vera e propria oscurità, sembra appiccicarsi ai loro corpi come catrame, scivolando poi via con estrema facilità come fosse acqua.
Sarah pensò che era tutto così diverso dal luogo di buio assoluto che aveva visto durante la visione al circolo rituale. Certo, entrambi erano lande semi-vuote piene di tenebre impenetrabili ma più ci rifletteva e più trovava una differenza fondamentale: il luogo della visione faceva certamente paura ma non era innaturale, era solo il buio del mondo di Antheliar onnipresente e aumentato di varie volte.

Invece l'abisso era ben diverso: la tenebra non era vera tenebra, ogni dettaglio gridava che quello era un luogo che non avrebbe dovuto esistere. Non vi erano odori e nessun elemento veniva messo in risalto dal bastone luminoso di Atanvarno: niente in quello spazio immenso, a parte gli elfi, i ragazzi e quel pavimento. Soli sul fondale di quel mare oscuro.

E poi iniziò con un rumore confuso e indistinto, percepibile solo per via dell'estremo silenzio di quel luogo.
"Non è quello che ho pensato poco fa?" rifletté Lyon "Non ricordo chiaramente".

"Sono voci!" urlò Sarita "Non siamo soli! Parlano la nostra lingua".
La ragazza era euforica, sorridendo in una maniera che poche volte i suoi amici avevano visto.
Gli elfi iniziarono a guardarsi attorno, né rallegrati né preoccupati più di prima: semplicemente confusi.
Le voci, dalle tenebre, si fecero più vicine.
"Non parlano la lingua comune" fece Rinon impugnando più saldamente le sue due spade.
"Non parlano nessuna lingua di Antheliar" specificò Atanvarno digrignando i denti, forse per la rabbia, forse per la paura o forse per la delusione.
"Ma no! Non è vero! Siete troppo spaventati per sentire bene: sono voci normali!" urlò Sarita, mentre la sua euforia si trasformava in frenesia.
Luke la afferrò al volo mentre la ragazza cercava di uscire dal gruppo per raggiungere quei suoni, nel cuore della notte innaturale dell'abisso.
"Lasciami! Lasciami! Sono ..."
"Non sono niente! Bene che vada sarà una trappola!" gli urlò lui in faccia, con una ferocia rara che gli imporporava il viso "E' solo una tua speranza che siano amichevoli ma è una vana speranza!"
Sarita iniziò ad ansimare tra le braccia di Luke, mentre la sua mente metabolizzava quella verità.

"Acceleriamo il passo!" gridò Atanvarno.
"Ma siamo esausti!" protestò Sarah.
"Questo oppure morire!" urlò il mago.
Iniziarono a correre: le prime falcate andarono meglio di quanto si aspettassero, avevano temuto che le loro gambe non avrebbero retto a quello sforzo ulteriore.
Ma fu una speranza ingannevole: dopo pochi metri i muscoli iniziarono a dolere. Persino Lawrence, che era il più atletico, sentì presto il fiato corto. Sarah e Sarita iniziarono ad ansimare con far poco rassicurante, poi fu il turno per Lyon e Luke di sentire il sudore bruciante colarli negli occhi come un fiume che le sopracciglia non riuscivano a tenere a bada. Alexander fu l'ultimo di loro a sbraitare per il dolore delle gambe, che parevano trafitte da mille aghi.

"D .... dobbiamo fer ... marci, ora!" urlò Lawrence cadendo sulle proprie ginocchia.
I suoi amici si accasciarono sul terreno.
Persino gli elfi avevano un fiatone che avrebbe preoccupato qualunque guaritore.

La buona notizia era che le voci, o qualunque cosa fossero, non si udivano più. 
"Hai una pallida idea di dove dobbiamo andare?" chiese Eruancalon, tra un sospiro e l'altro
"Sarò sincero: se questo è davvero l'abisso di Nythuel allora dobbiamo metterci in testa che siamo morti" disse il mago, parlando mentre lottava con gli ansimi.
Gli altri, umani ed elfi, lo fissarono molto seriamente: il momento in cui si annuncia la propria morte è qualcosa che toglie la parola anche agli eroi.
I ragazzi iniziarono a sentire gli occhi lucidi, anche se molti non lo avrebbe ammesso.
"Tuttavia ho una speranza" riprese Atanvarno "E' davvero difficile che qualcuno ci abbia spedito davvero così lontano: come ho detto questa probabilmente è una riproduzione dell'abisso ... al massimo un suo frammento. Se è così, allora da qualche parte ci deve essere un punto dove l'aura magica è più debole: là potrò tentare di aprire un varco per riportarci fuori. Inoltre, una magia così pregna delle energie di Ex-Mundis non può durare al luogo: la natura stessa di Antheliar si ribella all'Abominio. Più il tempo passa e più questa nostra prigione si indebolisce".
"Se fossi chi gestisce questo posto, allora, attaccherei prima possibile" disse Rinon, con il tono freddo dell'ufficiale militare.
In quel momento, le voci tornarono.

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now