Il potere del lato oscuro

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Le lapidi erano antiche, gli epitaffi diventati quasi illeggibili e così anche i simboli sacri che vi erano incisi sopra. Alexander fu quasi sicuro che su alcune delle tombe più recenti, meglio conservate, fosse presente la stella a sei punte di Nuvak.
Alle loro spalle non c'è la traccia delle tre creature e del loro fastidioso luccicare, questo sollevava il loro cuore da quella preoccupazione che, quasi più della fatica, li stava attanagliando.
Fu allora che, con crudele ironia, l'altra brutta notizia si palesò davanti a loro.

Se n'era stato fino a quel momento dietro le lapidi più alte e più lontane ma adesso si avvicinava verso di loro con passo sicuro e con il sorriso sugli occhi: indossava una lunga aderente tunica rossa e, nella penombra, i suoi occhi apparvero di uno strano colore tra il nero e il rosso.
Alexander si portò immediatamente le mani alle orecchie, cercando di far tacere quel suono dissonante e cacofonico che aveva invaso la sua testa appena l'uomo si era palesato.
"È il chierico che ha lasciato quei segni?" chiese Lawrence.
"Io non credo affatto che quello sia un Chierico" rispose Alexander digrignando i denti per il dolore.
"No, non lo è" mormorò Klaus pieno di astio.

L'uomo vestito di rosso si avvicinò fino a una ventina di iarde da loro, poi allungò la mano nella loro direzione come in uno scenico segno di benvenuto: "Chi di voi è il sacerdote? Ho letto i segni in Sacrale sulle rocce: è da un bel po' che so della sua presenza".
Parlava in falconiano ma con un netto accento ferenze.
I ragazzi si guardano tra di loro, confusi. Poi fu Lawrence a parlare: "Nessuno di noi è un chierico, anzi pensavamo che foste voi. Siamo soltanto dei viaggiatori".
Alexander guardò male l'amico: quell'ultima frase era stata un errore.
L'uomo vestito di rosso ridacchiò: "Semplici viaggiatori che portano con loro armi di tale fattura e che vagano sul luogo più inospitale di questa parte di Antheliar ?"

I ragazzi rimasero interdetti.
"Stiamo cercando una cosa chiamata -Ballata dei Sette Re-" disse Alexander, pensando che ormai la sincerità potesse essere un'arma più efficace per evitare guai "Forse potremmo darci una mano a vicenda: questi luoghi sono pericolosi. Siamo appena sfuggiti a ..."
"Ai miei tre Strigoy, come supponevo. Spiacente deludervi ma qui della Ballata non vi è assolutamente nessuna traccia: è stata portata via molto tempo fa".
I pensieri si affastellarono nella mente di Alexander in maniera estremamente veloce: la Ballata non si trovava più sul Massiccio del Grifone, era stata portata via ... Dove? Da chi ? Quando ?
Ma soprattutto... i suoi Strigoy?
"È uno stregone" mormorò Klaus "Non è ancora un maestro, fortunatamente per noi: i suoi occhi non sono ancora completamente rossi".
L'uomo sorrise maliziosamente alzando un braccio in direzione dell'elfo nero: "Hai ragione. Sono ancora attanagliato dal peso di quella prigione che voi chiamate anima: quel ridicolo limitatore di potenziale ... anche se è una catena della quale mi sto piano piano liberando. Per quanto riguarda voi invece direi di finirla qui"

Tutto accade nell'arco di pochissimi secondi: Klaus incroció le braccia davanti al viso, in segno di protezione, morando una litania in Sacrale contenente il nome di Roun, contemporaneamente lo stregone prese a scandire la frase "By My Dark Power spezzo il potere dell'onda! Eclairs sombre!".
Appena quelle parole vennero pronunciate, dalle sue dita partirono dardi di pura e crepitante energia nera: la luce e persino i suoni sembravano contorcersi intorno a quelle scariche energia, come se la realtà stessa del mondo si ribellasse all'abominio di quella corrotta energia magica, che non sarebbe mai dovuta esistere.
I dardi saettarono velocissimi contro Klaus ma, prima che potessero colpirlo, il terreno intorno all'elfo nero esplose in una fragorosa tempesta di polvere e tantissimi piccoli oggetti usciti dal sottosuolo andarono a schiantarsi contro di lui, come indirizzati da una forza magnetica.

I dardi oscuri raggiunsero l'obiettivo, i ragazzi urlarono pronti ad andare in soccorso del becchino ma ogni visibilità era bloccata a causa di quella nebbia marrone.
Quando la polvere si fu abbassata: i ragazzi videro che Klaus era letteralmente ricoperto da ogni possibile tipo di ossa, che andavano a formare una strana corazza di teschi, femori, rotule e costole. Tutte aderivano al suo corpo in base a qualche strano principio e alcune si erano annerite, generando un denso fumo e un odore nauseabondo, nei punti in cui i dardi oscuri vi si erano schiantati contro.
Klaus sorrideva beffardo e illeso.
Lo stregone sbarrò gli occhi, con un misto di rabbia e stupore: "Una corazza d'ossa ..."
La mente di Alexander iniziò a mettere insieme tutti i pezzi: "Il chierico ... Il chierico sei sempre stato tu, Klaus! Tu sei un sacerdote di Roun!"

L'elfo nero fece un gesto teatrale con le mani e, come fossero esseri viventi, le ossa presero ad aderire in maniera più completa sul corpo, creando una vera e propria armatura: "Adesso non abbiamo tempo per questo!"
Alle loro spalle, un centinaio di iarde più indietro, l'oscena luce dei tre Strigoy era ricomparsa.
"Adesso dobbiamo combattere per la nostra vita!"

Lo stregone alzò di nuovo la sua mano, puntando questa volta non verso Klaus ma verso il gruppo dei ragazzi.
Non si era reso conto che da quel gruppo mancava una persona.
"By My Dark ..."
Non riuscì a terminare la sua formula: il coltello di Sarah lo aveva colpito al fianco.
Camminando furtiva tra le ombre della notte, la ragazza era sgusciata fino alle spalle dello stregone e aveva infilzato la sua daga tra le scapole di lui.
Sarita si lasciò sfuggire un grido di trionfo, eppure quel grido non ebbe seguito: la lama non era affondata. Una sorta di sfavillante campo energetico rosso teneva la punta del pugnale a pochi millimetri dalla tunica dello stregone, disegnando piccoli fulmini color sangue nell'aria tutto attorno al mago oscuro.

Lo stregone fissò Sarah estremamente infastidito: agitò una mano in direzione di lei e, immediatamente, la ragazza venne sbalzata all'indietro come colpita violentemente da una forza invisibile, mentre la di lei bocca sputava sangue e il suo pugnale cadeva a terra senza essere riuscito a infilzare alcun che.

Alexander chiuse gli occhi, stringendo forte nelle sue mani il ciondolo con la stella a sei punte di Nuvak. Nel profondo del suo cuore pregò il dio non soltanto come patrono dei maghi ma anche come signore del freddo raziocinio: c'erano confusione e urla ma lui aveva bisogno di pensare alla cosa migliore da fare.
Fu proprio in quel momento che Alexander capì: i seguaci di Nuvak non erano chiamati a essere freddi per scelta ma per necessità, perché i maghi dovevano analizzare ogni situazione (anche i campi di battaglia) senza lasciarsi prendere dalle emozioni o dal panico. Castare la magia giusta poteva fare la differenza tra la vita e la morte, non solo propria ma anche delle persone care.
Alexander iniziò a cercare tra i ricordi di Atanvarno qualcosa che potesse aiutarlo in quel momento: cercò con un misto sorprendente di disperazione calma ed ebbe fugaci visioni dei ricordi del mago, dei numerosi anni passati nella splendente isola che faceva da patria al popolo degli elfi bianchi oltre il mare, pensieri di sconfinata ammirazione verso il suo maestro Curufin, questo e molto altro ancora.
Alexander continuò a cercare la magia giusta: tenne gli occhi chiusi e continuò a concentrarsi.

Sarah comunque era riuscita a guadagnare tempo: Sarita aveva posto il suo grande scudo a difesa di Klaus, il quale se ne stava dietro quella riparo d'acciaio e, con le braccia allargate come un sacerdote che recitava un'omelia, prese a cantilenare in sacrale qualcosa che solo Alexander riuscì a comprendere ... una singola frase ripetuta decine di volte:
"In nomine Roun Iudex Animarum det potestatem convocandi putrem multitudinem"
Lawrence si era posto alle spalle di Alexander stesso, aveva le spade in pugno e attendeva l'arrivo dei tre Strigoy.

Lo stregone alzò un'altra volta la sua mano e lanciò i suoi dardi oscuri verso Sarita: quelle saette nere piegarono aria, colori e suoni al proprio velocissimo passaggio. Persino la realtà stessa sembrava rigettare la loro presenza.
Con un rumore crepitante e un'esplosione di energia più oscura della notte stessa, le frecce magiche si schiantarono sullo scudo: la ragazza venne trascinata indietro di circa una iarde a causa dell'impatto, pur rimanendo in piedi, mentre il suo scudo veniva graffiato e abbozzato in più punti da quel colpo.
"Non so a quanti altri dardi riesco a reggere" urlò la Sarita "Klaus, quanto ti ci vuole ancora a ... fare quello che stai facendo ?"
"Il tempo necessario ..." rispose lui, mentre la ragazza avvertì un leggerissimo tremore della terra sotto i propri piedi.

Intanto i tre barcollanti Strigoy dai visi rugosi erano arrivati davanti a Lawrence, illuminando la scena con la loro fastidiosa luce innaturale. Il ragazzo li fissò sprezzanti, anche se il suo unico pensiero (che non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura) era quello di non finire come Rinon.
Cominciò subito a danzare con le sue lame: i tre avversari erano straordinariamente lenti e si limitavano ad allungare le mani verso il ragazzo, che non aveva problemi a schivare quei colpi mentre le sue spade si muovevano veloci ed agili, strappando brandelli di vestiti e della loro carne ormai dura come cuoio.
La danza di morte delle spade gemelle vedeva Lawrence piegarsi, ruotare su sè stesso e piroettare tra i tre Strigoy senza concedere neanche un appiglio alle loro mani d'oltretomba, infuse del potere di un altro mondo.
"Ancora pochi minuti" pensò "Ancora pochi minuti e li avrò tagliati a fette".
Poi la testa iniziò a girargli, facendosi pesante, nello stesso momento in cui gambe e braccia gli iniziarono a sembrare gonfie e flaccide, come dopo un'intera giornata passata a correre o a trasportare pesanti barili.
Gli Strigoy sorrisero, con quei loro volti inquietanti che trasudavano malizia. Le tre creature circondarono Lawrence, inglobandolo all'interno delle loro oscene auree di luce: una blasfema parodia di tre monaci che accoglievano un penitente.
Alexander rimase concentrato ma non fece niente.
Klaus continuò a salmodiare a voce sempre più alta e la terra continuò sempre di più a tremare: ma, a parte questo, non stava succedendo niente.

"È ora di farla finita con questa storia!" urlò Lo stregone, iniziando ad avanzare verso Sarita e alzando le mani al cielo mentre e invocando ancora la sua formula: "By My Dark Power spezzo il potere dell'onda! Tempete de fureur!".
Dalle sue dita comparvero fulmini di crepitante energia rossa e, come in un temporale al contrario, presero a saltare verso l'alto: guizzanti saette di energia pronte a scagliarsi sul bersaglio.
Tutto avvenne in un secondo: la mano sinistra dello stregone si protese verso Sarita e cinque fulmini rossi partirono nella sua direzione; la mano destra invece si rivolse a Sarah, che in quel momento stava faticosamente alzandosi da terra.
Quei crepitanti fasci di energia avvolsero le due ragazze in un oscuro tripudio di urla e dolore.

Lawrence era ancora avvolto dallo scena luce dei tre Strigoy, che tranquillamente camminavano attorno a lui mentre un innaturale torpore e una dolorosa stanchezza calavano sul suo corpo.
Alexander era ancora concentrato e non stava facendo niente.
Klaus continuava a cantilenare: ormai privo della protezione di Sarita, aveva guardato con distacco la ragazza dolorante sul terreno insieme al proprio scudo. L'elfo nero era più impegnato ad osservare lo stregone, senza mai smettere di cantilenare in lingua Sacrale, pur consapevole che il prossimo colpo sarebbe stato per lui.
Ma il prossimo colpo non arrivò mai.

Come se fosse uscita dalle ombre stesse, Sarah comparve al fianco dello stregone: l'uomo ebbe appena il tempo di notarla e di guardarla con sgomento mentre pugnale di lei che gli si conficcava nel costato, con la precisione di un cerusico, arrivando a bucargli i polmoni.
La Sarah che si stava contorcendo a terra per i fulmini di energia scomparve, come un miraggio in un giorno caldo.
In quel momento Alexander riapri gli occhi e sorrise.
Con il sangue che riusciva dalla bocca, lo stregone cade in ginocchio riuscendo solamente a sussurrare le parole: "Un' immagine illusoria ..."
"La mia prima immagine illusoria" sorrise Alexander "Devo dire che mi è venuta piuttosto bene".

Lo stregone provò a biascicare un'altra volta la sua oscura formula, nonostante l'aria gli mancasse e nonostante sputasse in maniera grottesca il sangue dalla bocca: quando Sarah gli tagliò la gola fu quasi un atto di pietà.
L'urlo di dolore di Lawrence fece però a comprendere a tutti che la battaglia non era finita.



(villaggio di Chateau Blanche, ducato di Breizh, non lontano dalla rocca dove si sono accampati i Cavalieri della Mano Rossa)
Lyon aveva dei sospetti sul perché la giovane erborista ci tenesse sempre ad accompagnarlo fino a un certo punto della strada, a metà tra il villaggio e la rocca.
Tenne i sospetti per sé: la sua vita era già abbastanza complicata.

Lisette, che gli aveva confidato di avere già diciannove primavere, era una splendida giovane ferenze di stirpe umana, dalla pelle candida e dai capelli corvini, molto competente in fatto di erbe e presto pronta a prendere il posto della madre come guaritrice del paese.
Fu molto stupita, e in parte delusa, che Lyon non trovasse esotici i suoi capelli scuri: in una nazione dove gocce di sangue elfico erano molto diffuse, lei effettivamente spiccava come un onice in mezzo alle margherite.

"E quindi quei due cavalieri si sono fatti punire insieme? È una cosa incredibilmente romantica!" fece con gli occhi luccicanti.
"Sì beh, credo... io tendo essere un po' meno melodrammatico"
"E quindi come sei quando vuoi essere romantico?" domandò la ragazza chinando il viso in avanti, in una posa assolutamente adorabile
Lyon arrossì, fece qualche colpo di tosse e poi semplicemente ricominciò a parlare:
"Non pensavo che sarebbero sopravvissuti, anzi il semplice fatto che siano arrivati entrambi vivi all'ultima frustata mi ha lasciato senza parole. La cosa più sorprendente è come entrambi siano rimasti in piedi sino alla fine: non capisco dove abbiano trovato la forza".
Lisette ridacchiò: "Forse nel fatto che stavano mano nella mano e non volevano separarsi".
"Beh può darsi... In ogni caso si sono dovuti separare quando sono arrivati i cerusici. Sia il mezzorco che il mezzelfo si sono letteralmente accasciati tra le braccia dei guaritori: le ferite delle fruste andavano pulite ma persino quella cura faceva parte della punizione"
"Come può la pulizia di qualcosa essere anche una punizione? Cioè a me non piace pulire in casa, non è particolarmente divertente, ma non è neanche una punizione"
"Questo perché pulire in casa non provoca dolore fisico, invece le sanguinanti ferite aperte di quei due sono state lavate versandogli sopra bacinelle intere di acqua salata, orina di mucca e limone ... doloroso ma anche ottimo per evitare che la ferita si infetti. Hanno poi applicato bende e cataplasmi di erbe curative ma, ovviamente, il minimo tocco su quella carne viva martoriata provocava spasmi di dolore"

Lisette rabbrividì: "Che gente assurda i rahssiti! Non mi stupisce che i buoni chierici di Feyth ci mettano sempre in guardia da loro. Sono invece sinceramente sbalordita che un bravo ragazzo come te si sia unito alla loro compagine"
"È una lunga storia, diciamo che ha a che fare con i miei studi"
Continuarono a passeggiare per quella campagna dove le prime foglie iniziavano a diventare arancioni e gialle, come tanti araldi dell'autunno pronti a fare il loro primo e unico volo dai rami degli alberi. L'odore dei funghi e del sottobosco riempiva le narici, così come il canto degli uccelli coccolava le loro orecchie mentre camminavano serenamente su quel placido sentiero di terra battuta.
Una piccola oasi di pace in un Reame in guerra.

"E poi cosa è successo?" domandò Lisette.
"Non si lasciarono la mano nemmeno mentre venivano medicati e nemmeno mentre venivano posti sulle barelle. Gli altri cavalieri si spostarono di lato per farli passare: creando un vero e proprio corridoio d'onore, esattamente come si usa fare sui campi di battaglia per rendere omaggio ai nemici che gli sono battuti valorosamente. È una grande forma di rispetto: Il mezzelfo e il mezzorco sono passati in mezzo agli sguardi di ammirazione dei loro confratelli senza mai smettere di tenersi per mano e di fissarsi l'uno negli occhi dell'altro. Il capo dei cerusici ha detto che, dato che ci tenevano tanto, nella tenda dell'infermeria sarebbero stati messi uno accanto all'altro"
La ragazza sospirò: "Che storia incredibilmente romantica! Quasi come se fossero i nuovi Serge e Gilbert! Sai, i protagonisti del ..."
"Il Poema del Vento e degli Alberi. Si, me lo hanno detto: sembra che tutti qui a Ferenzia lo conoscano"
Lei lo guardò deliziosa e sorridente, con il Sole alle spalle e il bosco tutto intorno: "Siamo gente semplice ma anche romantica... mi farebbe piacere raccontarti meglio questo lato della nostra cultura".

Per un attimo, per un lungo interminabile attimo, Lyon fu sinceramente tentato: si fottessero gli Arcani delle Meraviglie, si fottesse Mordred e soprattutto si fottesse il Cardinale. Si fottessero anche i ricordi di Erucallo e si fottesse quello che l'intero mondo si sarebbe potuto aspettare da lui. Lisette era dolce, intelligente e molto bella: Lyon si concesse ancora qualche secondo per immaginare una casetta in quel placido e splendido luogo del Reame, dove essere felice con lei ed avere dei figli.
Eppure qualcosa, qualcosa a cui lui non riusciva a dare un nome, gli sussurrava nel cuore che non era quella la sua strada: se avesse scelto Lisette sarebbe stato felice, certo ... ma se non l'avesse scelta avrebbe potuto abbracciare in pieno il proprio Fato e, un giorno, essere ancor più felice.
Per questo Lyon ringraziò cortesemente la ragazza e poi continuò a camminare verso la rocca dei cavalieri, salutandola e dandole appuntamento al pomeriggio di due giorni dopo, quando sarebbe venuto a comprare altre erbe.

In una città molto lontana (che Lyon non aveva mai neanche sentito nominare) una donna bellissima dai lunghi capelli rossi stava sorseggiando un tè e sorridendo:
"Bravo Lyon, bravo. Sei un ragazzo piuttosto interessante ... e io sono piuttosto gelosa"
Sorridendo ancora di più, si portò nuovamente la tazza alle labbra.

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now