Breve saggio filosofico sul senso della giustizia (Spada, Gufo e Fiaba)

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(Regno di Hesperia, in vista della città di Nalim)
Davanti al vescovo Blade e al suo seguito si stagliavano le mura di Nalim, non più di mezza lega di distanza.
L'erba era verde come poteva esserlo solo in estate, costellata dalle veloci ombre delle nuvole, dai campi coltivati a perdita d'occhio e da sciami di uccellini e insetti che riempivano l'aria di cinguettii e ronzii.

Le mura di Nalim erano chiare, alte e splendide: l'emblema di un città ricca e prospera, che era consapevole di far invidia al mondo  e che se ne vantava facendo garrire i suoi stendardi al vento. Su ogni torre di guardia infatti svettavano gli enormi vessilli con la biscia a strisce nere e rosse, emblema del duca Giangaleazzo Visconti-Sforza e della sua famiglia.

Nalim era la città più grande di tutta la parte settentrionale di Hesperia, alcuni la chiamavano "la capitale del nord". Effettivamente le sue dimensioni erano inferiori solo a Mor, che (cento leghe più a sud) era la capitale ufficiale del regno e la sede del palazzo reale.
"Alcuni a Nalim dicono che Mor è la capitale solo via di fatti vecchi di migliaia di anni" disse Blade mentre scrutava l'orizzonte dalla sella del suo cavallo "In pratica solo perché era la capitale dell'impero di Falconia".
"Io ho sentito dire che a Nalim la gente è più ricca che a Mor, perché pensano sempre e solo a lavorare" fece una delle sue Maschere di Sangue.
"Non avremo modo di scoprirlo: l'arcivescovo Morion ci ha chiesto di non entrare e di aspettarlo qui".
"Non sapevo che l'arcivescovo avesse spostato la propria sede a Nalim: non ha fama di essere una città guerriera" continuò un'altra delle Maschere di Sangue.
"Che strano, eh?" chiosò Blade, sorridente e sarcastico "Morion che decide di stabilirsi in una città famosa per soldi, lusso e feste. Non l'avrei mai detto dal rampollo della nobile famiglia Alessidi".
"Pare che una delle sue cugine, la baronessa di Salenero, sia anche uno dei cavalieri neri di Mordred" commentò uno di loro
"Tuttavia l'arcivescovo, anni fa, ha ucciso in combattimento uno dei maggiori blasfemi al servizio del demone Nhur" tutti i presenti sputarono per terra a quel nome.
"Certo: onore a Morion" convenne Blade, asciugando le labbra "Ha ucciso uno dei blasfemi più potenti di Antheliar, forse l'apprendista stesso dello Sconsacrato di Nhur. Va detto, onor del vero, che l'arma magica compratagli da suo zio ricco potrebbe aver aiutato abbastanza l'arcivescovo".
Le altre Maschere di Sangue ridacchiarono.
"Per quella singola spada la baronia di Otzia si è indebitata di una bella cifra con l'Ordine dei Maghi" chiosò uno di loro.

La scorta dell'arcivescovo si avvicinava a loro volta in sella a splendidi puledri, che non avrebbero sfigurato a un palio reale.
I cavalli di Blade, invece, erano animali adatti a lunghe ed estenuanti cavalcate.
Le vesti di Morion e dei suoi chierici erano ricamate in sete così splendenti che urlavano la maggior gloria della chiesa di Iaboth.
Gli abiti di Blade e delle sue Maschere di Sangue erano impolverati e logori, a causa del lungo viaggio.
"Molte donne preferirebbero loro" pensò Blade "E di tali donne io non saprei che farmene: nè come amanti, nè come Maschere di Sangue".

I due gruppi si fermarono a pochi metri di distanza, gli uni davanti agli altri.
"Salute, vescovo Christopher Blade! Benvenuto in Hesperia!" disse Morion, alzando un braccio in segno di saluto.
"Salute a te, arcivescovo Morion, della famiglia degli Alessidi, che fino a pochi anni fa non era nemmeno chierico e che da oggi è mio superiore".
Le Maschere di Sangue sorrisero: il loro vescovo l'aveva presa pianissimo.
Morion sorrise come se quelle fossero facezie dette in taverna: "Il vostro sarcasmo è ben noto, vostra eminenza Blade. Vengo a darvi il benvenuto in Hesperia: spero che il viaggio sia stato non troppo difficoltoso".
"Niente che non potessimo superare, certo. Niente al confronto di quello che ci aspetta adesso".
"Vi riferite certo alle oltre ottanta leghe che vi separano ancora dalla vostra cattedrale di Tergetz".
"Mi riferisco al fatto che, da un momento all'altro, mi aspetto di venir sfidato a duello dai miei pari gradi in questo regno".
Morion si guardò attorno, divertito, come vittima di una battuta di pessimo gusto: "Certo saprete che Hesperia è un regno dove l'armonia è stata raggiunta a prezzo di grandi sofferenze, quindi ..."
Blade lasciò cadere per terra delle lettere, prese dalla sua bisaccia.
Caddero sull'erba, ai piedi dei cavalli, senza riguardo alcuno.

Per la prima volta lo sguardo di Morion si fece teso:
"Cosa sarebbero queste?"
"Queste, arcivescovo, sono copie delle vostre lettere inviate ai miei pari grado. In particolare ai vescovi delle città di Aretis, Mor e Kalosmys. Lettere nelle quali voi gli chiedete di sfidarmi a duello il prima possibile, per evitare che (cito parole vostre) -un guerrafondaio possa far sprofondare di nuovo Hesperia in un conflitto che non porterebbe niente di buono a questa terra-. Sebbene ammetto che mi sia venuto il dubbio che voi, più che il bene di Hesperia, intendeste il bene degli affari commerciali della famiglia Alessidi".
I chierici al seguito di Morion presero a rumoreggiare e Le Maschera di Sangue risposero con sguardi torvi: alcune mani vennero portate alle spalle. Morion alzò una mano per far tacere i suoi. Il cavallo di Blade fiutò il pericolo e fece per imbizzarrirsi.

Di luce riempiròNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ