Il Credo del Manto

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Dire che nell'accampamento ci fosse il Caos sarebbe stato un eufemismo e non solo per via della religione dei cavalieri.
Accompagnati dall'elfo nero e da altri due suoi confratelli, i ragazzi camminarono tra le tende e i fuochi del bivacco: contarono decine persone impegnate in sfide a braccio di ferro o gioco simili, più parecchie sfide al coltello, una decina di orge di natura promiscua e ovviamente alcool ovunque.
"Forse aveva ragione Atanvarno" pensò Lawrence "Forse sono solo bestie".
Fu in quel momento che venne suonato un corno: il suono era raschiante, duro, freddo ... il suono di un incubo.
Il portatore del corno era un cavaliere dal lungo fratino nero, che era apparso tra la foschia della notte come una figura uscita da un altro mondo. Sul suo abito era ricamato in grande l'emblema della mano rossa: sicuramente un chierico, un cappellano militare.
"E' l'ora che precede l'alba: l'ora più fredda. Fratelli: recitiamo il Credo del Manto!"
Come una sola persona, tutti i cavalieri interruppero le loro attività: i boccali vennero posati, i gruppi di amanti si staccarono gli uni dagli altri, i duelli al primo sangue terminarono istantaneamente. Poi, tutti con gli stessi identici gesti e la medesima velocità, i confratelli si misero in ginocchio verso ovest, aprendo i palmi delle verso l'alto, all'altezza delle spalle.
Infine, come rivoli di vento che si univano ordinati e disciplinati a formare una tempesta, tutti i cavalieri di ogni razza, grado, età e sesso iniziarono a salmodiare all'unisono:

"La Legge non esiste: esiste solo il Caos
Il Caos è l'Ordine imposto dai migliori
Farò ciò che devo per essere uno dei migliori
I migliori impongono sopraffazione a chi non è come loro
Non c'è giustizia senza sopraffazione
Non c'è giustizia senza dolore
Non c'è giustizia senza violenza
Io non permetterò all'ingiustizia di prosperare
C'è passione ma c'è anche onore
C'è rabbia ma c'è anche disciplina
C'è ambizione ma c'è anche sacrificio
Affinchè ogni torto venga lavato via nel dolore!
"

Poi, uno dopo l'altro, i cavalieri si alzarono, si sistemarono le vesti (molti erano ancora mezzi nudi, alcuni lo erano totalmente) e iniziarono a raccogliere armi, bottiglie, boccali, suppellettili e ogni altro oggetto lasciato in giro. Ridussero i fuochi dei bivacchi al minimo, spensero quelli superflui e poi, come uno sciame di formiche nere, silenziose e disciplinate, si diressero ognuno verso la propria tenda.
Quando i ragazzi erano usciti dalla loro cella, l'accampamento dei cavalieri sembrava uno dei Nove Inferni della loro signora Rahs. Quando arrivarono davanti alla tenda comando di Mordred, nemmeno dieci minuti dopo, l'ordine, la pulizia e il silenzio regnavano ovunque. Si potevano di nuovo udire i grilli frinire nel bosco. 
Lo sguardo di Lyon era di una palese ammirazione.
Lo sguardo di Alexander aveva una palese rabbia che provava a nascondere una malcelata stima.

L'elfo nero spostò un lembo del tendaggio che fungeva da ingresso e i ragazzi si trovano subito dentro al pulsante cuore tattico dell'ordine della Mano Rossa. Il centro di comando di un'armata che aveva invaso un paese straniero e ostile.
La tenda era grande, illuminata da torce che gettavano forse più penombra che luce, diffondendo però nell'aria un piacevole aroma di resina, così come il braciere non nascondeva all'olfatto i resti della sua torba di brughiera.
Su quella torba probabilmente era stato brevemente cotto il controfiletto al sangue, cosparso da una sorprendente quantità di pepe sia rosa che verde, che Mordred stava mangiando con costose posate d'argento.
Accanto a lui, sulla grande scrivania, stavano mappe, dispacci, qualche candela e altri oggetti di uso sconosciuto per i ragazzi.
A parte una rozza branda, gli stendardi dei cavalieri e della dea Rahs alle pareti e qualche sedia di legno, non vi era altro.

"Prego, sedetevi: possiamo parlare mentre finisco il mio mangiare" disse Mordred addentando l'ennesimo boccone sugoso di carne.
I cavalieri che li avevano accompagnati fin là portarono ai ragazzi le poche sedie nella stanza, poi rimasero in piedi alle loro spalle.
"Gentilezza" pensò Sarah.
"Sorveglianza" suppose Alexander.
In ogni caso fu Luke il primo a sedersi, seguito con titubanza da Alexander e poi da tutti gli altri.

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now