Bussando alle porte del paradiso e Sfidando i cavalieri dell'inferno

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(un accampamento da qualche parte oltre le montagne)
"Ho un dispaccio urgente per il lord comandante"
Il messaggero venne fatto passare: il suo fratino nero lo faceva sembrare quasi un'ombra nella notte tra le torce dell'accampamento. Arrivò al tavolo che gli ufficiali avevano posto tra le tende, sotto le stelle, per poter tenere conciliabolo in cerca di frescura. Era un'estate calda.
Calda sotto tanti punti di vista.

Molti anni dopo quella sarebbe stata ricordata come l'estate in cui era iniziato il lento processo che avrebbe portato al termine dell'Era della Menzogne. Quel nome però sarebbe iniziato a divenire comune solo molto tempo dopo: talmente tanto tempo dopo che tutti gli eventi che stavano per accadere si sarebbero già trasformati in ricordi.
Le persone che stavano vivendo l'inizio di quegli stessi eventi, però, sapevano solo di vivere nella Terza Era del mondo.

"Lord comandante, ho qui il rapporto sul Cardinale laudianita" disse il messaggero.
L'uomo con i gradi del comando prese la pergamena, ruppe il sigillo di ceralacca nera recante il simbolo della vipera, stese il foglio sul tavolo e lesse insieme ai suoi ufficiali.
Passarono alcuni minuti di silenzio.
"Quindi alla fine il nostro patriarca ha fatto la sua mossa" disse infine uno dei capitani.
"-Confettino-?" sorrise il lord comandante "Stai parlando di lui? Confettino non ha le palle di dare un ordine del genere. La scrittura è la sua ma le parole gli sono state suggerite dal kaiser o da uno dei suoi consiglieri".
"Eseguiremo?" domandò uno.
"Ovviamente: una sfida lanciata a noi, gli infernali Cavalieri della Mano Rossa, deve essere onorata" sorrise il lord comandante, con pompa volutamente eccessiva e pieno di malizia.
"Devo dire ai ragazzi di prepararsi alla marcia?" chiese un'altro degli ufficiali.
"Non ho particolare fretta di eseguire gli ordini del patriarca, sinceramente" disse il loro capo sorridendo con ancora più malizia "Lasciali riposare e dai l'ordine all'alba".

(AVVISO: segue una scena di violenza. Non proseguire se non sei a tuo agio. Verrai avvisato\a quando la scena finirà)

"Se posso: avremmo anche bisogno di prepararci adeguatamente" fece un altro ancora dei capitani "Il Cardinale pare sia la persona più malvagia di Antheliar, quindi forse noi.."
Lo schiaffo del comandante colpì l'altro con la velocità di una serpe all'assalto: il rumore del guanto di anelli di ferro sulla bocca di lui fu grottesco e violento. Schizzi di sangue e frammenti di denti saltarono sul tavolo e tutto intorno.
"Non ho ben compreso le tue parole, fratello: potresti ripetere?" gli occhi del lord comandante brillarono come smeraldi nell'oscurità, emanando una luce forte e quasi innaturale color scaglie di vipera.
"Io ..." disse l'ufficiale tenendosi le mani sulla bocca " ... io intendevo dire che ...".
Pensò rapidamente alle sue successive parole: l'onore gli impediva di mentire ma gli proibiva anche di ignorare un ordine diretto.
"Io ho detto che il Cardinale è la persona più malvagia di Antheliar ma ..."
Nonostante il sangue gli fuoriuscisse tra le dita e gli colasse sul mento, il capitano trovò il modo di continuare la frase molto velocemente "... Ma mi sbagliavo ovviamente. Al massimo potrebbe essere il laudianita più malvagio, non certo la persona"
Il lord comandante alzò un sopracciglio con aria divertita: "I seguaci di Laudian sono solo la nostra copia più rozza. In ogni caso, considerati di turno insieme agli scudieri per pulire le latrine la prossima settimana. Ed ora vai".
L'uomo fece il saluto e si perse nella notte.

(AVVISO: fine scena di violenza)

Il lord comandante rimase con gli altri a discutere ancora a lungo, poi prese una fiaschetta metallica ricolma di liquore orchesco poco diluito e si diresse verso il principale falò dell'accampamento. Era un fuoco basso, data la temperatura serviva solo a fare luce, eppure la sua sagoma in penombra venne subito riconosciuta ed accolta con l'acclamazione che si riserva ad un capo.
"Lord comandante, raccontateci una storia!"
"Si, una storia!"
L'uomo dagli occhi di giada bevve un lunghissimo sorso di liquore, si asciugò la bocca con il polsino e poi disse: "Sia".
Si mise in piedi davanti al falò, incurante della temperatura, perchè voleva che le ombre proiettate dalle fiamme avvolgessero il suo corpo durante il racconto:

Di luce riempiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora