Entrando nel regno del corvo

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Il sentiero era bianco, bianco come le ossa.
Eppure ben tenuto, agevole, placido: i ragazzi lo seguirono ben contenti di aver trovato una pista che li stesse portando a nord.
Non si accorsero nemmeno che la temperatura dell'aria stava scendendo: pensarono fosse opera del vento e del tramonto imminente.
Ma il vento non era mai stato così forte in estate e il tramonto mai così veloce a giungere. Però, in fondo, chi poteva dire cosa fosse normale in quello strano mondo oltre le montagne, così lontano dalla Grande Vastità e dalla loro casa?

Quando giunsero al limitare della selva oscura, la cosa che li stupì maggiormente fu che il sentiero entrava nella selva senza che cespugli e sottobosco ne ostruissero il cammino. Certo era la prima notte davvero fredda dall'inizio dell'estate e sicuramente il giorno pareva durato stranamente poco ma, a parte le stranezze di quel Reame di Ferenzia, in fondo il senso del tempo in viaggio si poteva perdere facilmente.

"E' indubbiamente la via più breve per la nostra meta" disse Luke.
"Il sentiero è buono e sarà molto più semplice camminare qui che sullo sterrato" continuò Lyon.
L'occhio esperto di Eruancalon e di Erucallo parlava per loro.
"Si ma ..." Alexander pareva dubbioso "... si ma siete sicuri che passare attorno a questo bosco non sarebbe meglio?".
Luke e Lyon si guardarono attorno, cercarono ricordi di altre menti dentro di loro, osservarono il terreno e persero lo sguardo nella fila di alberi che si estendevano tanto verso oriente che verso occidente.
"Ci conviene passare dentro" fece Lyon "E' più breve".
"Senza contare i brutti incontri che potremmo fare fuori da qui: il Cardinale e tutto il resto" concluse Luke.
"Certo ..." mormorò amaro e poco convinto Alexander "... brutti incontri fuori di qui".

Entrarono poco dopo sotto la cappa scura degli alberi: alla fioca luce della Luna e degli astri, quei rami parevano del marrone più scuro che avessero mai visto e le foglie, per quanto impossibile, sembravano nere.
Sarah iniziò a fischiettare: fu un impulso innato, non volontario. Qualcosa per scacciare il freddo pungente che c'era dentro il bosco. Un freddo reso ancora più duro dalla totale assenza di rumori e suoni.
"Questo non è un bosco ..." sussurrò Sarita "... questa sembra una tomba".

In quel momento un lampo squarciò il cielo, cadendo probabilmente nel profondo della selva.
"Non c'erano le nuvole quando siamo arrivati ..." commentò la ragazza.
"E' ora ci sono: è normale in estate" chiosò Lawrence.
"Si ma non sembrano esserci nemmeno animali! Non è normale!" continuò Sarita.
In quel momento, in quell'esatto momento, uno stormo di corvi neri prese il volo davanti a loro, lasciando le loro cattedrali di legno e foglie per lanciarsi verso un cielo ormai color nebbia.
"Ecco, vedi? Adesso gli animali ci sono" fece Lawrence.

Lo stormo di uccelli color notte si alzò alto, verso una volta celeste che pareva un muro di foschia invernale, arrivando così in alto da poter vedere l'unica fiammella di luce che brillava al centro di quel bosco.


(circa 250 leghe a est: confine tra i regni di Austeria, Gravia, Vaslokia ed Hesperia)

Il Sole era alto nel cielo e colorava le querce di una sfumatura fiabesca: il tronco era di un marrone così scuro e così splendente allo stesso tempo che pareva cosparso di una patina brillante, gli scoiattoli tra i rami sembravano piccole fatate creature allegre e le foglie erano verdi come nei sogni dei bambini ma tuttavia la cosa più meravigliosa erano i semplici lucenti contorni delle cose.
Ogni ramo, ogni fronda, ogni foglia, ogni tronco, ogni cresta era circondata da un'aura di luce, come se oltre gli alberi provenisse il bagliore stesso dei Paradisi, come se riverberi d'oro colorassero i contorni del creato interno.

Il vecchio mezzelfo sospirò a fondo l'aria fresca e salubre di quel paesaggio di alta collina: attorno a lui solo rilievi coperti d'erba, casette di contadini e di pastori, il cielo blu cobalto sopra di lui, immacolato e immenso come nei ricordi della sua gioventù.
Le alte montagne della Corona erano alle spalle, segno che aveva superato il roccioso regno nanico di Austeria, schiacciato tra il confine nord di Hesperia e il confine sud dello Shwarzrosraik. Davanti a lui adesso poteva quasi vedere le colline verdeggianti farsi più basse fino alla grande pianura che componeva i territori del principato di Vaslokia e delle Terre Perdute di Panon.

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now