Splendete per sempre

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Nei molti anni a venire, i ragazzi non rivelarono mai nei dettagli di cosa parlarono con i loro amici prima del rituale. E' un segreto questo che neanche i bardi conoscono e quindi, anche in questa narrazione, tali parole non vengono riportate.
Quando, nelle leggende del mondo, gli eroi che sono stati e gli eroi che saranno si passano il testimone, quello è certo un momento che si vuole conservare nel cuore.

Sappiamo per certo che gli elfi si sedettero (o vennero fatti sedere, come nel caso di Rinon) in cerchio: poggiandosi a tronchi d'albero, alle pietre o ai loro zaini. Sarita e Sarah erano abbracciate accanto ad Aranel la chiara, che le stringeva maternamente come se fossero state loro quelle destinate a morire di lì a poco. Aranel la scura aveva deciso di andarsene come sempre aveva vissuto: nell'ombra, accucciata nell'oscurità sotto un grande albero.
Erucallo e Lyon si scambiarono poche parole: erano sempre stati freddi di carattere ma, in quel momento, decisero di parlare del negozio della signora a La Soglia, del senso di serenità che emanava. Lyon pensò che l'elfo volesse andarsene così, placidamente, ma poi Erucallo, senza perdere la sua aria signorile, gli confidò una storia: un suo segreto.

La storia riguardava un suo vecchio amico ed un'elfa che entrambi avevano amato: era stata una storia di tradimenti mai rivelati e di bugie mai provate. Lyon non raccontò mai i dettagli del segreto di Erucallo, pertanto la vicenda di quei tre cuori (iniziata tanto tempo prima) si spense per sempre su quelle montagne in cima al mondo.

Alexander si offrì di aiutare Atanvarno nel rituale ma l'elfo rifiutò: l'elementale della luce, il Capitano delle Lance del Sole, sarebbe stato più che sufficiente.
"E poi" disse il mago "Tra poco tu avrai letteralmente altro a cui pensare".
Alexander aveva moltissime domande nella sua mente ma sapeva che non era nè il momento nè il luogo. Una, però, esplose sulle sue labbra con la forza di una tempesta: "Le visioni che abbiamo avuto ..."
Atanvarno indicò l'essere lucente che volteggiava sopra di loro: "Hai visto il luogo dove lui è nato. Il mondo dove si origina la luce stessa e tutta la magia legata ad essa".
"Non quella visione" protestò il ragazzo, iniziando ad avere i brividi per il solo ricordo "Quella che ho avuto nell'abisso".
Il mago lo guardò sorridendo: un sorriso stanco ma pieno di fiducia: "Se erano solo illusioni fatte per scoraggiarvi: ignorale. Se erano un futuro possibile in cui ha trionfato la vana speranza: non farlo accadere. E adesso và: il tempo è giunto".
Alexander si sedette in un angolo, non lontano da Atanvarno.

Dopo molte insistenze di Aranel la chiara, alla fine sia la sua omonima che Erucallo si convinsero a mettersi seduti accanto a lei. Sarah e Sarita li aiutarono a camminare, poi si misero in mezzo a loro; per assaporare un'ultima volta quel dolce senso di protezione.

Rinon fissò la scena divertito:
"I tre agalieliti vogliono raggiungere la Stella Piumata assieme. E sia, allora".
"E tu?" gli domandò Lawrence "Tu pensi che finirai nei Campi del Coraggio ?"
L'elfo lo guardò e sorrise ... un sorriso così amaro e beffardo allo stesso tempo, così orgoglioso e così ferito, che persino il difficile cuore di Lawrence ebbe un sussulto: "Non sento più niente dalla pancia in giù, il che significa che mi hanno tolto le tre cose che amavo di più al mondo: combattere, giocare a Jubberball e la terza la puoi immaginare. Spero di finire nei Paradisi di Iaboth: i chierici dicono che là il mio corpo sarà di nuovo integro. Sono felice di andarmene: non ho motivo di continuare a vivere così".
"Pensavo che per voi elfi fosse sacra la vita" fece il ragazzo.
Rinon sghignazzò, estraendo una delle sue due spade gemelle: "Uccido da quando tuo nonno era giovane: il mio rispetto per la vita passa per la danza delle due lame". Con disprezzo evidente si fissò le gambe immobilizzate: "Ormai quel ballo per me è finito, almeno qui su Antheliar. Vedrò se nei Campi del Coraggio potrò danzare ancora".

"Sai ..." iniziò a dire Lawrence, cercando di mettere insieme concetti per lui ancora molto strani e, contemporaneamente, di non sembrare quella che avrebbe definito -una patetica femminuccia- "...la visione che ho avuto al circolo rituale ... Atanvarno ha detto che erano visioni vere, del presente, come se le nostre anime avessero viaggiato tra i mondi".
"E' probabile" ammise l'elfo, sorridendo per l'imbarazzo del giovane "I circoli rituali sono a tutti gli effetti portali da cui l'energia magica passa di mondo in mondo".
"Quindi anche io ho visto i Campi del Coraggio e mi hanno detto che un giorno potrei essere là, a patto che scelga la spada invece del tridente. La spada sicuramente significa convertirsi al culto di Iaboth ma non so cosa significhi il tridente: quale divinità lo ha come simbolo?".
Rinon ci pensò su per qualche secondo e poi tornò a fissare Lawrence con l'aria serena di chi ha tutti i suoi conti ormai apposto: "Non ne ho idea: nessuno, che io sappia. Però mi auguro che tu sceglierai la spada. Così un giorno ci rivedremo, duelleremo insieme e giocheremo a Juggerball".
Si guardarono e si sorrisero, come quella mattina alla locanda quando l'elfo era comparso sulla porta per dire a Lawrence di sbrigarsi coi bagagli.
"Stai piangendo?"
"No: è solo il freddo"
"Capisco"

Di luce riempiròDonde viven las historias. Descúbrelo ahora