Una Fiaba e due Fiabe Oscure

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(Reame di Ferenzia)
Il candidato si riprese: fu una cosa lenta, graduale e sopratutto dolorosa.
Venne fatto bere da un grosso bicchiere, ricolmo di cordiale orchesco. Fu come assumere tutto insieme una bottiglia di liquore in cui erano stato sciolti vari peperoncini e alcuni cucchiai di acido ... tuttavia riprese lucidità.

Il suo corpo era dolorante tuttavia, dopo diversi tentativi, riuscì a mettersi seduto per terra. Un nano lo aiutò a soggersi: era basso ma molto robusto:
"Calma, ragazzo, calma ... mi servirà ancora il tuo aiuto per la cambusa"
Respirando piano, il candidato riuscì a parlare:
"Tutti quei dannati... una moltitudine senza fine ..."
"Ogni Paradiso accoglie soltanto i fedeli meritevoli della propria divinità: i Nove Inferni sono più grandi perchè invece raccolgono tutti coloro che hanno peccato contro gli Dei. Il nostro è il paradiso più vasto di tutti e sarà tuo compito aumentarne la grandezza" disse il chierico dietro l'altare.

I ricordi ... quei ricordi facevano male alla sua mente. Il chierico continuò:
"Ogni Fedele di Rahs, per poter sperare di diventare un carnefice, deve sacrificare alla signora un numero sufficiente di anime peccatrici. Tuttavia noi non conosciamo esattamente questo numero: alcuni dicono trentatre, altri non sono d'accordo, altri ancora dicono che il caos non ha regole. Inoltre la nostra signora pretende solo anime di peccatori destinati all'inferno: non contano coloro che Roun giudicherà meritevoli di ascendere ai Paradisi ... sacrificare i meritevoli è divertente, certo, ma inutile" continuò il sacerdote "Eppure il giusto numero di sacrifici può fare la differenza tra scendere nei Nove Inferi come dannato o come carnefice".
"Allora come farò a essere sicuro che..."
"Sacrifica di più che puoi! Che gli altari trabocchino sangue!"

Il candidato avrebbe voluto vomitare: stava avvenendo davvero tutto troppo in fretta:
"Un tormento eterno ... ho visto un orribile tormento che non avrà mai fine!" urlò.
"Tu hai visto ciò che la tua mente è riuscita a vedere!" disse il sacerdote.
"Io ho visto i Celestiali! Io ho visto Rahs in persona!"
Vari pugni lo raggiunsero sul volto.
Sangue. Dolore.
"Sciocco! Pensi che la tua mente avrebbe retto? Pensi che la tua anima non sarebbe andata in frantumi? Tu hai visto solo quello che i tuoi occhi sono riusciti a percepire! Quello era il caos ma solo come lo ha interpretato la tua fragile mente mortale! Tu non hai visto Rahs: tu hai visto ciò che la tua anima è riuscita a vedere di Rahs!" 

Aveva visto l'inferno ... eppure adesso gli dicevano che quello non era il vero inferno ma solo ciò che un mortale come lui poteva percepire, accettare e visualizzare di un tale luogo.
"Il caos ... la mia mente non avrebbe retto al puro caos ..."
Quindi i gironi, i Celestiali, Rahs ... erano ancora più terribili di come li aveva visti?
Rabbrividì e bevve altro cordiale orchesco.
Fu quello forse a dargli il coraggio di dire: "Un tormento eterno ... per quanto una persona possa aver peccato ... quella sofferenza era eterna!"

A parlare fu l'uomo dagli scintillanti occhi color giada:
"E allora racconta al mondo quello che hai visto" la sua voce era calma, felice, calda "Fai capire alla gente di animo debole quello che rischia quando compie peccati mortali. Infondi paura come forma di controllo! Il gregge ti odierà e dirà che sei un sadico bastardo ma in realtà avrai salvato le loro anime ... imparerai presto che raramente la plebe comprende quando gli viene fatto del bene. Noi siamo lupi, è vero, ma siamo lupi mandati nel gregge per il bene del gregge stesso!"

Il candidato cercò di alzarsi sulle sue gambe: era debole ma ci riuscì.
Riuscì perfino a parlare di nuovo: "Ma non riuscirò a convincerli tutti ... molti rimarranno peccatori ..."
Mordred sorrise, aumentando lo splendore dei suoi occhi color giada, quindi mise nelle mani del candidato un coltello sacrificale di affilata ossidiana:
"In questo caso, come ti è già stato detto, sacrifica più che puoi. Questo è il Fato che ti sei scelto, ragazzo"
Lyon prese il pugnale.

Il sacerdote che aveva guidato il rito di conversione urlo: "Rahssiti !"
Tutti i presenti risposero: "L'inferno in terra!"
Mordred alzò la sua voce: "E il caos regna!"
Lyon strinse forte quel pugnale. Aveva fatto la sua scelta: "Affinchè ogni torto venga lavato via nel dolore!"



(ducato di Minuit, estremo nord del Reame di Ferenzia, anche se più lontano dal confine con il regno di Natland)
Il Ducato di Minuit era diverso dal resto di Ferenzia: non c'era un modo semplice di spiegarlo o forse il modo era talmente semplice da risultare difficile.
Gli alberi erano più verdi, l'erba più morbida, l'ombra dei rami più rinfrescante, l'acqua più corroborante, i tramonti più malinconici, le albe più belle e la luce tra le fronde delle querce sembrava una colata d'oro.

La popolazione era composta quasi soltanto da elfi grigi: erano comuni anche nel resto del Reame ma in quella regione sembravano letteralmente essere a casa loro.
I villaggi, le case, le strade, persino i mulini e le torrette sembravano uscire da una fiaba, parevano illustrazioni di un vecchio libro di leggende: splendevano sotto il cielo degli ultimi giorni d'estate, in architetture strane e meravigliose che gridavano al mondo che erano stati fatti da una mano gentile ma non umana.
"Le fiabe degli umani sono la vita quotidiana degli elfi" pensò Sarita, trasognata come una bambina.

Gli elfi di quella zona parlavano ferenze con un fortissimo accento che rendeva tutto più musicale e melodioso, riportando nella mente dei ragazzi la lingua che, con qualche differenza, parlavano quegli elfi bianchi che avevano donato loro più della vita.
Quando si fermarono a fare provviste non vennero guardati con diffidenza o ostilità: evidentemente gli elfi grigi erano abituati ad avere a che fare con gli umani.

Riposarono sotto il portico di una locanda mangiando delle fragranti focaccine con il miele, dopo un lungo duro giorno di marcia.
Fiori rampicanti occupavano la parete esterna del locale e diffondevano nell'aria un dolce aroma dai loro fiori gialli, rossi e blu. Il miele era dolcissimo ma senza essere pesante, il pane era fragrante e ogni morso trasmetteva ai cuori dei ragazzi vivide immagini di api sotto uno splendido Sole e di infiniti campi di grano che si stendevano dorati sotto un cielo color zaffiro.
In quella semplice colazione c'era tutto l'amore che gli elfi grigi provavano per la terra e che la terra provava per loro.
Fu davvero difficile pagare e andarsene da quella dolce sosta nel villaggio delle fate ma, ben presto, si resero conto che l'intero Ducato di Minuit era il mondo delle fiabe.

I paesini si susseguivano lungo una comoda strada di ciottoli di levigati e la gente, per quanto indaffarata e occupata, aveva sempre quel sorriso e quella grazia innata tipica degli elfi: persino i contadini nei loro campi apparivano più simili a spiriti della natura che non ad agricoltori.
Quelli erano gli elfi grigi: fisicamente indistinguibili dalle altre stirpi della loro razza, non avevano però nè l'altezzosa nobiltà dei bianchi nè l'aria crudele e menzognera dei neri.
In verità sembravano semplicemente felici di essere loro stessi.

Borghi di casette azzurre e gialle si alternavano a boschetti pieni di ruscelli gorgoglianti e di uccellini che riempivano il suono di dolci canti, quasi fossero tutti usignoli.
Fu con un certo stupore che videro una colonna di elfi grigi armati procedere in colonna verso sud. I ragazzi erano curiosi ma non osarono avvicinare quei soldati finchè essi non si fermarono a bere presso una fontana per il bestiame, spersa nel verde della campagna.
Appresero che erano le truppe del duca di Valois, che già una volta avevano sconfitto l'Orda e che adesso stavano tornando verso il ducato di Breizh per chiudere i conti con il Cardinale.
"Dobbiamo sbrigarci" disse un giovane sottufficiale che aveva adocchiato Sarita "Pare che ci fossero piccoli culti dormienti di quei bastardi in tutta Ferenzia: in molte città del centro e del sud, finora non toccate dalla guerra, adesso i laudianiti del Cardinale si sono rivelati stanno iniziando ad incendiare, saccheggiare, uccidere e svergognare le donne. Speriamo che uccidendo il loro capo perdano slancio".
I soldati elfici salutarono e tornarono a marciare verso sud.
Il ducato di Minuit era il regno delle fate ma, fuori dai suoi confini, c'era la guerra.

Tuttavia la fiaba stava aspettando di nuovo i ragazzi alcuni giorni dopo, sotto la meravigliosa forma di tanti piccoli esseri che facevano capolino dai più piccoli sentieri dei boschi: avevano la barba quindi non potevano essere delcadiani ma erano troppo bassini persino per dei nani e sembravano troppo a loro agio con i ragazzi per essere fate.
Fu Sarah che, presa dalla curiosità, decise di parlarci.
Scoprì che erano gnomi: ve ne erano tanti da quelle parti, probabilmente la seconda razza più diffusa a Minuit dopo gli elfi grigi, in numero maggiore persino degli umani.
Risiedevano in minuscoli villaggi al centro dei boschi più grandi, con casette intagliate negli alberi più maestosi o scavate sotto terra: erano cordiali ma non sembravano intenzionati a mostrare molto del loro mondo segreto.
Il modo in cui si muovevano, i loro gesti quando parlavano e quel rapporto assolutamente profondo che avevano con la natura e che traspariva da ogni loro gesto: tutto li faceva assomigliare a dei folletti o a degli spiritelli della foresta.

Sarita pensò che nel profondo dei boschi, nel mondo segreto degli gnomi,  c'era sicuramente una sapienza, un qualcosa di misterioso, potente e antichissimo, che era un dono naturale per quella piccola razza e che molti dotti e saggi del mondo avrebbero pagato per conoscere



(Una cattedrale di Feyth, Reame di Ferenzia)
i due uomini davanti a Shadee vestivano corpetti di cuoio borchiato ma poche altre protezioni, avevano corte daghe e comodi abiti dai colori scuri. Sul viso portavano maschere a foggia di visi felini.
Erano la cosa più lontana da cavalieri che si potesse immaginare, una visione rara in un tempio di Feyth ma Shadee era consapevole che la politica creava strane alleanze.

"Possiamo interrogare anche noi il prigioniero?" disse lei, indicando l'uomo legato e imbavagliato che stava steso sul pavimento, vittima di potenti pozioni soporifere.
"Certamente" disse una voce maschile sotto una delle due maschere da gatto "Chiamate una Veridica, una delle sacerdotesse che hanno il potere di far dire la verità. Vedrete che il nostro rapporto è preciso".
Shadee passò la mano candida sul foglio che i due le avevano consegnato: c'era tutta la confessione dell'emissario dell'Orda che essi avevano catturato.
In fondo al foglio campeggiava il simbolo di una fiamma color nero.
"Le Fiamme d'Ombra, i guerrieri sacri della chiesa di Lerial. Spie e assassini, direi io ... ma ben si adattano alla dea dell'oscurità e dei segreti" pensò.

"Quindi fatemi capire bene" continuò Shadee "Voi avete seguito, catturato e interrogato questo messo del Cardinale"
"Corretto, madame"
"E gli avete fatto sputar fuori che quello che sta avvenendo, l'improvvisa violenza in varie città del Reame, è una sorta di Piano B dell'Orda attuato da culti locali dormienti dell'Orda stessa"
"Corretto, madame"
"E che il piano del Cardinale è quello di gettare nel disordine anche il regno di Hesperia, che confina con noi a sud-est, ma che non ha abbastanza fedeli là per farlo e quindi è dovuto ricorrere a un intrigo più sottile. Un intrigo che prevede di mettere l'uno contro l'altro un vescovo fresco di nomina della chiesa Iaboth con l'arcivescovo hesperiano della sua stessa chiesa"
"Ancora corretto, reverenda"
"E tale scontro dovrebbe innescarsi perchè l'arcivescovo Morion avrebbe tramato contro il vescovo Blade, per motivi che non ci interessano, e perchè il Cardinale ha fatto in modo che Blade avesse delle lettere di Morion in cui tale progetto veniva rivelato"
"Si, reverenda"
Shadee soppesò ancora una volta quelle informazioni: Morion era un rampollo della famiglia Alessidi, la più ricca famiglia di Hesperia. Christopher Blade era un amico personale del re di Albione, nonchè un importante membro del sacro ordine delle Maschere di Sangue ... se uno dei due fosse morto per mano dell'altro allora sarebbe stato il caos politico.

"Sono certo che abbiate già provveduto a informare la chiesa di Lerial in Hesperia di questi fatti, per evitare il piano del Cardinale si realizzi"
I due uomini ridacchiarono sotto le loro maschera: "Siamo le Fiamme d'Ombra"
Shadee alzò un sopracciglio: erano gente abituata a trafficare in segreti ... eppure a Ferenzia serviva quel lavoro sporco, almeno in un tale momento. 

"In fono a questo foglio c'è anche scritto che l'arcivescovo Lucienne cercherà di scoprire di più sul piano del Cardinale nel suo insieme"
"Corretto, madame: l'arcivescovo Lucienne concorda con voi che il fulcro di tutto è il segreto che il Cardinale porta con sè ... perchè è diventato un laudianita, queli erano i suoi rapporti con Auguste Beau, chi è la sacerdotessa di Karmisia che stava cercando nella Grand Valèè, chi è il mentore che lo ha reso un chierico di Laudian"
"Per ora sappiamo solo che il suo mentore è sospettato di eresia dalla stessa chiesa di Laudian ... e sappiamo anche che quello che sta avvenendo è una resa dei conti tra forze del male"
"Già ..." disse una delle due Fiamme d'Ombra, quasi in imbarazzo.
Shadee sorrise: quella rivelazione era arrivata per bocca di un'anima eletta di Agaliel durante un enorme rituale magico. Agaliel era luce, speranza e divinazione là dove Lerial rappresentava oscurità, disperazione e segreto.

"Perchè l'arcivescovo Lucienne dovrebbe mettere tutto questo impegno in una tale lotta?" chiese Shadee.
"Lucienne è l'arcivescovo del culto di Lerial per il Reame di Ferenzia. E' una patriota" disse uno dei due con fare quasi offeso.
Troppo sarcastico per essere preso sul serio
"Una patriota che chiede un salvacondotto per tutti i lerialiti che casualmente si trovino nell'Orda. Lei, povera cara, si prenderà il fardello di esiliarli tutti da Ferenzia affinchè non siano più un problema" fece Shadee con un sorriso pieno di astio
"La nostra arcivescova cura le anime lerialite del Reame" rispose mieloso una Fiamma d'Ombra.
"Quelle non sono anime lerialite del Reame!" sbottò lei sbattendo il pugno sul tavolo "Quelli sono schermagliatori della quarta armata imperiale degli elfi neri! Non verranno condotti in esilio ma riportati a casa nello Shwarzrosraik!"
Le due Fiamme d'Ombra si fissarono a vicenda. Era curioso vedere due uomini-gatto che si guardavano.
"Madame, anche se fosse come lei dice (e noi non lo confermiamo) sarebbero comunque un problema in meno per Ferenzia e un aiuto in meno per l'Orda" disse uno dei due.
"E la quarta armata imperiale è davvero composta da fedeli di Lerial ... lo dico così, solo per fare accademia" continuò il secondo.

Shadee sorrise molto più dolcemente e falsamente: "E l'arcivescovo Lucienne potrà vantarsi di aver salvato molti soldati del kaiser, oltre che anime lerialite. Questo aumenterà molto il suo prestigio nella vostra chiesa e metterà in cattiva luce l'arcivescova di Lerial nello Shwarzrosraik, con la quale Lucienne non ha buoni rapporti"
Ogni arcivescovo governava sui fedeli del proprio culto in una singola nazione. Sovente i rapporti tra gli arcivescovi erano tesi: il gioco del trono a quel livello era molto intenso.
"Madame, state suggerendo che l'arcivescovo Lucienne abbia interessi politici e non spirituali in tutta questa storia?" disse mesto e fintamente addolorato uno dei due uomini-gatto.
"Io suggerire che l'arcivescovo della dea dei segreti e dell'oscurità sia una donna dedita all'intrigo? Non mi permetterei mai" furono le parole di Shadee.
"Quella troia vuole diventare la prossima matriarca della chiesa di Lerial su Antheliar" furono i suoi pensieri

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now