Lo strano gioco del giullare e come le loro vite cambiarono per sempre

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Videro la figura sul sentiero quando era già molto vicina.
"Strano" pensò Alexander "Eppure è una notte limpida".
Scosse le spalle: una miscela di allegria ed alcool poteva far apparire accettabili le cose più strane. Forse il fatto che il più logico del gruppo non fosse sorpreso rassicurò anche gli altri.
Udirono il suono dei campanelli poco dopo, quando l'uomo era ormai davanti a loro.
Era un uomo alto e magro, vestito con abiti da giullare: una calzamaglia a scacchi bianchi e neri su tutto il corpo, un cappello a tre punte sempre a scacchi ed al quale erano appesi dei sonaglini. Il suo volto era definibile solo come strano: non era deforme o mostruoso eppure qualche lineamento, alcune fattezze, erano esacerbate quasi fossero una caricatura di un vero volto. Forse troppo spigoloso o troppo aquilino: difficile dirlo.
"E' truccato per far ridere gli altri" pensò Sarah.
"E' un gioco di ombre. Di giorno sarebbe un volto perfettamente normale" pensò Alexander.
"Buonasera a lei, signore. Felice Litha!" fece Lawrence, alzando l'otre del vino in segno di salute.
Il giullare sorrise, un sorriso grande e largo ma non allegro. Non nel senso comune del termine.
"Se viene per la festa, è quasi finita. Mi dispiace" disse Sarah.
"Sono venuto ... in maniera inaspettata" fece il giullare. La sua voce sembrava una cantilena. Le sue parole si udirono in contemporanea con una gelida folata di vento: improvvisamente la notte si era fatta più fredda.
"Da dove venite, giullare?" continuò Lawrence con tono divertito.
"Io? Non credo capireste" ridacchiò quello.
"Mettici alla prova" rispose Alexander, vagamente stizzito.
"Vengo da oltre l'Eco di Cristallo, vengo da al di là del Lago di Stelle. Vengo da dove non c'è posto per il cancro della ragione e dove ogni lacrima diventa un gioco, fino a non rendere più distinguibile la differenza tra divertimento e dolore. Non esiste la verità ma, se esistesse, io sarei venuto qui su un carro" disse il giullare.
"Vieni da oltre le montagne?" chiese Sarah piena di ammirazione.
"Mia cara, vengo da molto molto più lontano" disse lui.
"Già fai ridere anche solo così" fece Lyon, visibilmente alticcio.
"Dai, facci un trucco divertente" disse Lawrence "Abbiamo qualche spicciolo da darti".
Il giullare ci pensò: "Un trucco divertente? Vediamo ..." divenne pensieroso e la sua voce si fece fioca come il fruscio delle foglie calpestate, poi schioccò le dita "Chissà forse proprio questo ... si, forse è il momento giusto".
Si mise una mano in tasca e tirò fuori un mazzo di carte.
Ci fu un attimo di esitazione. Alexander in particolare sembrava titubante più di tutti.
"Non ci piacciono i giochi d'azzardo" disse "Sappiamo che si vince sempre meno di quello che si perde. Non siamo gente ricca".
"Io sono ricca!" fece Sarah, presa dalla curiosità. Luke la guardò malissimo.
Lawrence si fece avanti, bevve un lungo sorso di vino e poi disse: "Giullare, dicci le regole di questo gioco".
Il giullare rise sonoramente, una risata brutta e sgraziata, come un coltello che raschiasse il fondo del cervello, come il rumore di una persona che cadesse sugli scogli rompendosi una gamba, come il suono delle unghie sul metallo. Eppure tutti loro dovettero ammettere che, per motivi misteriosi, l'avrebbero ascoltata ancora per ore.
"Volete sapere le regole, eh? In realtà non le capireste. Posso dirvi ciò che è alla vostra portata e ciò che dovete sapere ma, dato che in ogni caso sarebbe niente, in realtà non proferirò parola: forse non sto nemmeno parlando in questo momento. Il gioco è semplice, come tutte le cose complesse: ogni carta è un dono. Alcuni sono belli, altri molto di meno ma tutti vi assicuro che vi cambieranno la vita. Estraete uno dei tarocchi ed io vi dirò cosa vi aspetta".
Fu strano ma nessuno di loro ebbe, nemmeno per un attimo, la sensazione che il giullare stesse mentendo. Era come se fosse semplicemente ovvio che lui dicesse la verità. In seguito nessuno di loro avrebbe saputo spiegarne il motivo ma quella versione dei fatti, nelle loro menti, non poteva che essere la verità.
"Credo che fosse solo il suo carisma" avrebbe detto Lyon molto tempo dopo "Aveva un tale strano fascino che gli credemmo tutti automaticamente".
Si guardarono: era la notte di Litha! Cosa si era mai sentito che fosse andato storto durante la notte di solstizio d'estate? Fosse stata la festa di Mabon o addirittura Samhain si sarebbe anche potuto capire ma Litha? Era una festa della luce!
Il giullare prese a mischiare le carte.
"Bene, io ci sto" disse Lawrence, allungando la mano.
"Sei sicuro?" chiese Lyon.
"Che può succedermi? Il giullare mi taglia le palle se pesco male?" ridacchiò.
Fu il primo a tendere la mano verso il mazzo di carte: era sempre il primo in tutte le nuove esperienze, specie in quelle avventurose.
"Taglia il mazzo e mostrami cosa hai pescato" disse il giullare in un soffio di voce.
Lawrence lo fece.

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now