Un regno di pietra e nebbia

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La vista dal Massiccio del Grifone era il panorama più spettacolare che avessero mai visto.
A parte ovviamente la vista che c'era dalle Grandi Montagne: niente avrebbe potuto rivaleggiare con quella.
Alcuni dei ragazzi, molti anni dopo, si sarebbero trovati nel cielo più in alto delle Grandi Montagne stesse ma mancava ancora molto tempo a quel giorno.

Per ora erano riusciti ad arrivare in cima al sentiero scosceso: Lawrence ovviamente per primo, seguito da Alexander, Sarita e Sarah. Quando la ragazza arrivò in cima, Lawrence aveva avuto il tempo di perlustrare la zona, lucidare le spade gemelle di Rinon e concedersi un breve pisolino sotto un vecchio albero semi-carbonizzato.
Sarah ipotizzò che il pisolino fosse solo uno scherno ai suoi danni ma aveva troppo fiatone per insultarlo.

"Ti sei fatta battere non solo da me ma persino da un mago topo di biblioteca" disse lui quando, cavallerescamente, capì che lei non era in grado di rispondere.
Sarah non rispose ma prese a lanciargli dei sassi: rimase in silenzio ma furono lanci molto precisi.

Sarita gli disse che sembravano dei bambini, Alexander diede le spalle alla scena senza nascondere le risate, Sarah tentava di urlare rimanendo muta e Lawrence si stava vantando di riuscire a schivare tutti i sassi.
Scherzavano ... che altro avrebbero potuto fare? L'alternativa era iniziare a cercare -qualcosa- Massiccio del Grifone e solo la vista di quel luogo sarebbe bastata a far rabbrividire il celestiale della pazienza.
"Esiste davvero un celestiale della pazienza?" chiese Sarita.
"Ti stupirà saperlo ma, al momento, questo è l'ultimo dei miei pensieri" sospirò Alexander, mentre faceva vagare lo sguardo su quell'altopiano.

Era una landa rocciosa dove crescevano solo muschi, licheni e qualche raro cespuglio o arbusto: per il resto era un regno di pietre piene di muschio, sentieri di sassi, canyon, gole coperte di licheni, pianori di ghiaia, avvallamenti scoscesi e alte colline di roccia macchiate da un'umidità quasi perenne. La temperatura era di quasi dieci gradi inferiore rispetto al resto di Ferenzia.
Era uno spettacolo che solo un nano avrebbe potuto chiamare "casa": il regno posto sulla cima del Massiccio del Grifone.
C'erano sentieri composto da ciottoli levigati da millenni di vento e correvano lungo i pendii delle dune di pietra per poi finire improvvisamente davanti a voragini tanto profonde da non vedersi il fondo: abissi neri nei quali fischiava il vento e da cui proveniva un gelo inusuale per l'estate.
Pianori pieni di cespugli secchi e alberi pietrificati diventavano improvvisamente impervie salite e poi colline, dalla cui cima si vedeva come tutto il Massiccio fosse un labirinto di vallate, gole e dislivelli.
L'atmosfera era mesta: come quella che si poteva respirare in certe zone poco abitante di campagna, in inverno, quando il Sole iniziava a tramontare.

Camminarono per ore ed ore, tornando indietro ogni volta che si trovavano sul ciglio di un canyon o davanti a un pendio che nemmeno Lawrence riusciva a scalare. Sarebbe stato più semplice se avessero lasciato le armi e le provviste in un punto ma non era possibile: i pericoli potevano essere ovunque e non parevano esserci altre fonti di cibo.

Si accamparono per la notte in una piccola fossa:  era riparata dalla vista e dal freddo vento di alta quota e così poterono anche accendere un piccolo fuoco di sterpaglie. Fecero dei grossi spiedini di carne e verdure che avevano comprato all'ultimo villaggio ferenze: quel cibo caldo e sugoso sembrò riscaldare anche i loro cuori, tuttavia ogni rumore provocato dal vento li faceva scattare in un'orchestra di nervi tesi. A turno uno di loro gattonava fino al bordo della fossa per vedere che non ci fossero presenze ostili.
Non c'erano mai.
"Beh ma in fondo chi ci potrebbe essere quassù?" domandò Sarah addentando lo spiedino.
"Briganti, soldati del kaiser in esplorazione, un chierico di non sappiamo quale fede ... e queste sono le ipotesi ottimistiche" rispose Alexander, guardando il suo spiedino senza troppo appetito.

Il giorno successivo, sul Massiccio, sembrò essere cominciato l'inverno.
La fossa sembrava ricoperta di un lanoso telo dello stesso colore che avevano i fantasmi nelle vecchie storie. Sbirciando fuori dal loro rifugio, i ragazzi scoprirono che la nebbia aveva nascosto il mondo, impedendo di vedere oltre poche decine di iarde.
Il vento portò un freddo sibilo nelle loro orecchie ma anche gelo e umidità sotto i loro vestiti, fin quasi alle ossa.

Di luce riempiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora