Il Segreto dell'Acciaio

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Nota: Questo capitolo è dedicato ai due film di Conan il barbaro e, per estensione, a tutti i film del Fantastico girati negli anni '80: La Storia Infinita, La Storia Fantastica, Willow, Krull, Labyrinth, Yago, Dark Crystal, il film d'animazione de il Signore degli Anelli e tantissimi altri.

Grazie per aver fatto iniziare i miei sogni, grazie per alimentarli ancora, grazie per regalarmi ancora sogni


(estremo nord del Reame di Ferenzia, in direzione del confine con il regno di Albione)
Il viaggio era andato bene per altri giorni: le ore di luce erano ancora abbastanza calde ma le notti si facevano invece sempre più gelide, sia perché l'autunno ormai era imminente e sia perché ormai i ragazzi si trovavano parecchio a nord.
Una piacevole traversata a cavallo tra colline, boschi e ruscelli.
Almeno fin quando non arrivarono nei folti boschi che facevano da confine tra il nord di Ferenzia e il sud del regno di Natland.

Erano selve oscure, dove i raggi del sole penetravano con difficoltà anche durante il giorno e che si riempivano di nebbia al calare delle tenebre; tuttavia anche qui il sentiero in terra battuta era tenuto decentemente e si incontravano pochissime persone, sembrava ancora la strada migliore per chi volesse passare inosservato.
La ragione di quell'apparente solitudine gli si palesò una sera.
Iniziarono come lontani ululati mentre i ragazzi cercavano di cenare attorno a un piccolo fuoco da campo. Tuttavia quella notte di lupi non se ne videro e i turni di guardia dei ragazzi furono stancanti e inutili.
Sarita si lamentò della mancanza di Luke e Lyon, che avrebbero sicuramente saputo capire che messaggi si stavano scambiando i branchi tramite quei suoni.

Nelle notti successive, puntuale come un orologio, il suono degli ululati tornò a riempire i boschi al calare del Sole: ogni volta sempre più numerosi e sempre più vicini.
Tornare indietro non se ne parlava, inoltrarsi nel folto dei boschi a nord era ancor meno pensabile, scendere a sud avrebbe significato abbandonare i cavalli perchè non esisteva nelle vicinanze un sentiero che essi potessero percorrere verso meridione. Occorreva quindi andare avanti.
Nonostante la tensione, nonostante gli ululati, per diversi giorni non avvenne nessun fatto strano.

Quando tutto sembrava ormai tranquillo fu Sarah, che era andata a cercare bacche in mezzo agli alberi, a lanciare l'allarme: tornò dai suoi amici urlando, con quella straordinaria agilità innata che aveva sempre quando inconsciamente leggeva i ricordi di Aranel la Scura. Disse di aver visto, tra la foschia e i cespugli, il più grande lupo che si potesse immaginare: una bestia grande come un cavallo e muscolosa come un orso, dal pelo candido come neve e dagli occhi blu come il ghiaccio.
Non c'era tempo per analizzare meglio situazione, persino Alexander concordò che la cosa migliore fosse risalire in fretta sui cavalli e cavalcarli fino allo sfinimento o fino al primo sentiero verso sud: questo avrebbe allungato la loro strada e gli avrebbe esposti a parecchio occhi indiscreti ma era un'opzione preferibile all'affrontare il mistero che quei boschi celavano.



(accampamento dei Cavalieri d'Argento, ducato della Grand Vallè, zona nord-ovest del Reame di Ferenzia)
I cavalieri cominciarono a correre come tante formiche ordinate e industriose: in breve tempo le tende dell'accampamento iniziarono a essere rimosse mentre le splendenti armature di metallo smaltato vennero indossate, con sopra il gonfalone bianco con l'insegna del gufo.
Luke stava lavorando più di tutti, smontando più tende di tutti, portando più casse di tutti sui carri e soprattutto stava più di tutti cercando che fine avesse fatto Erekose.
Finalmente lo trovò che stava uscendo la tenda comando, probabilmente dopo una riunione con gli altri capitani di Tristan.

Posato su un carro l'ennesimo palo di metallo, Luke corse verso l'elfo grigio:
"Cosa sta succedendo?"
"Partiamo"
"Questo lo vedo! Torniamo in guerra? Hanno trovato il gruppo principale dell'Orda?"
"La prima risposta è sì la seconda è forse. Sappiamo che diverse bande dell'Orda stanno marciando verso nord: forse vogliono penetrare nel Ducato di Minuit e vendicarsi del duca di Valois chi li ha sconfitti in battaglia, forse tenteranno di passare il grande fiume dal porto di Caletum ... forse per raggiungere il regno di Albione. Oppure è tutta una trappola e il Cardinale sta mandando a morire i suoi uomini per sviarci e fuggire via indisturbato"

Entrarono nella tenda di Erekose mentre stava venendo smontata: velocemente la penombra lasciò il posto ai raggi del Sole che entravano ogni volta che i teli esterni venivano rimossi. Erekose iniziò a indossare la sua armatura e Luke lo aiutò con le cinghie e i ganci.
"Notizie dei Cavalieri di Mordred?" chiese il ragazzo durante la vestizione
"Sappiamo che sono asserragliati anche loro nel Ducato di Breizh ma non sembrano intenzionati a seguire l'Orda. La loro posizione politica non è ancora chiara: abbiamo l'ordine di tenerli d'occhio ma di non intervenire per il momento".

Luke iniziò a sistemargli la cintura mentre l'elfo grigio controllava il filo della propria spada.
"Chi sono questi Cavalieri della Luna Nera che stanno scendendo dal regno di Natland?"
"Sono un ordine antico quasi quanto il nostro: l'Orda ha sconsacrato diversi luoghi e boschi sacri tanto di Ashanna quanto di Agaliel. I Cavalieri della Luna Nera le venerano: o l'una o l'altra"
"Non sapevo che esistesse un ordine cavalleresco devoto a due diverse divinità"
"Loro sono l'unico, in effetti" disse l'elfo sistemandosi il gonfalone con l'eleganza che si addiceva a un ufficiale.
"Ma il primo comandamento di Ashanna non è forse quello di non uccidere ?"
Erekose ridacchiò: "Si, tuttavia loro dicono che Ashanna è la madre tanto dei predatori quanto delle prede ... e i Cavalieri della Luna Nera si considerano predatori. Allo stesso tempo venerano Agaliel principalmente come dea della caccia, specie della caccia notturna"
Dal tono dell'elfo, Luke capì che non era dell'umore di parlare di teologia

"Ho sentito che il loro gran maestro, pare che..."
"Passami i gambali. Non è gran maestro: loro lo definiscono capobranco"
"Sì ma... è vero quello che si dice su di lui?"
"Allacciami le cinghie dei gambali sopra gli stivali: non troppo strette o mi si bloccherà il sangue"
Luke eseguì, Erekose sorrise."
"Sir Laxsus Dreyar, detto il lupo bianco" fece l'elfo sorridendo "Anche io ho sentito dire che è il mortale più forte del mondo"
"Dicono che una volta abbia staccato di netto la testa di un toro adulto inferocito e che lo abbia fatto a mani nude! Mentre il toro cercava di incornarlo!" Luke era visibilmente eccitato a quell'idea.
"Io ho sentito storie anche più strane su di lui ... sul perchè lo chiamino il lupo bianco" sorrise ancora il maestro d'armi.

Luke iniziò a pensare a un duello tra Erekose e questo Laxsus: forse l'elfo sarebbe riuscito a danzargli agilmente intorno abbastanza a lungo da ferirlo a morte, però se una sola mano di Laxsus fosse riuscita ad agguantarlo ... beh, un elfo non sembrava certo robusto come un toro adulto.

Erekose fu pronto quando ormai la sua tenda non esisteva più: ciò che un tempo si chiamava accampamento ormai era tornato a essere semplicemente una piana verde piena di uomini in arme.
Luke si affrettò a prendere il cavallo del suo maestro e a portarglielo, ponendosi alla sua destra con il proprio spadone ben saldo nel fodero sulla schiena.

"A proposito di regole religiose: quali sono i tre comandamenti di Theratos?"
Luke rimase stupito: "Me li avete già chiesti ma... cosa c'entra?"
"Sono il tuo mentore adesso ed è giusto che mi occupi anche della tua anima"
Per la seconda volta nel corso della sua non lunghissima vita si ritrovava un elfo come maestro.
Erekose gli diede un buffetto sulla testa, approfittando della propria posizione a cavallo: "Sto aspettando"

Luke ci pensò bene, l'ultima volta aveva recitato male i tre dogmi e gli era toccato fare 50 flessioni per punizione:
"I Fabbri mi hanno detto -Forgia le tue armi-. I Druidi della Tempesta mi hanno detto -Sii tempesta-. I Nani mi hanno detto -Stendur eins og klettur-, che nella lingua falconiana significa più o meno -Resta saldo come la roccia-"
"E tu cosa pensi che significhino questi dogmi?"
"Beh il primo è ovvio: significa che Theratos è il dio della metallurgia e quindi apprezza le persone che si fabbricano da sole il proprio armamentario. Il secondo credo sia un invito essere furiosi in battaglia mentre il terzo ti dice di rimanere calmo quando serve, credo, anche se non capisco come si possano fare la seconda e la terza cosa senza contraddirsi"

Erekose ridacchiò e disse qualcosa in ferenze ma con un marcato accento elfico, Luke stava iniziando a comprendere quella lingua ma la cadenza di Erekose gli suonava ancora ostica.
"Perché ridete?"
"Perché ritengo che ci sia molto di più dietro a quei tre dogmi: un significato spirituale, esoterico, da comprendere col tempo. Oppure forse rido perché non ti sei neanche accorto che da alcuni giorni mi dai sempre del voi"
Il sorriso dell'elfo era scintillante, così diverso dai tratti duri che aveva avuto Eruancalon. Luke abbassò lo sguardo, non voleva farsi veder arrossire.

I Cavalieri d'Argento iniziarono la marcia attraverso la campagna sotto i raggi del Sole: era un tiepido inizio di autunno che dipingeva la terra di sfumature verdi, dorate e luccicanti, come una colata d'oro su quella campagna fatta di prati, colline e ruscelli luccicanti fino all'orizzonte.
Un orizzonte fatto di boschi e alte colline piene di segreti che promettevano avventura.

"Una volta un mercenario nano, con il quale divisi l'accampamento, mi ha detto che ogni fedele di Theratos verrà interrogato dal dio in persona dopo la sua morte: Il Signore della Tempesta domanderà a ognuno di voi il significato profondo dei suoi tre comandamenti e, se non saprete rispondere correttamente, allora Egli riderà di voi e vi scaccerà dai Picchi del Fulmine"
La voce dell'elfo grigio sembrava quasi divertita nel raccontare quella storia ma il cuore di Luke divenne stranamente pesante, così lontano dallo splendore di quella campagna verde e oro. Essere scacciati dal paradiso di Theratos significava non vedere mai più Eruancalon, significava non poter conoscere il modo in cui venivano realizzati quei meravigliosi giocattoli magici, significava rinunciare a un'eternità di vita libera su quei monti selvaggi.

"E questo nano vi disse il senso vero dei tre dogmi?"
"Si limitò a confidarmi che loro hanno un nome per definire ciò che Theratos vuole sapere: -Leyndarmál Stálsins-"
"Il Segreto dell'Acciaio... " Luke aveva compreso quelle parole perché, sentendole nominare nella favella nanica, i ricordi di Eruancalon si era attivati in lui.
Erekose annuì

"E il nano non vi disse qual era questo segreto?" domandò Luke
"No, ogni Fedele deve trovarlo per conto suo, tramite la propria strada. Tuttavia mi ha rivelato un metodo infallibile per riuscirci"
Luke spalancò gli occhi: "E voi me lo rivelereste?"
Erekose lo fissò divertito: "Non servirebbe: tu lo conosci già"
Luke rimase interdetto, continuando a camminare accanto al cavallo del suo maestro che andava al passo.

L'odore delle prime foglie secche colpì le sue narici, rendendolo partecipe di un'altro passaggio del ciclo senza fine del mondo: di quell'eterna ruota di nascita-cambiamento-morte-rinascita grazie alla quale la storia di Antheliar sarebbe sempre stata infinita.
Fu guardando quegli alberi, che ogni anno morivano e rinascevano, che Luke capì:
"Devo forgiare le mie armi, devo essere tempesta ma devo anche restare saldo come la roccia: quando avrò capito come fare queste cose allora avrò compreso il Segreto dell'Acciaio e Theratos non riderà di me"

Erekose sorrise soddisfatto e i Cavalieri d'Argento continuarono a marciare nel cuore di quella campagna colorata in verde e in oro, all'interno della luce sfolgorante di quel tramonto che annunciava l'inizio dell'autunno



(roccaforte dei Cavalieri della Mano Rossa, ducato di Breizh, estremo nord-ovest del Reame di Ferenzia)
"Ma voi nani non dovreste essere tutti fedeli di Theratos ?"
"Beh, non proprio tutti. I miei dicevano sempre che era un cattivo ragazzo" il nano sghignazzò.
"Sai ... non eravamo molto religiosi dalle mie parti, invece: la maggior parte delle persone venerava Ashanna semplicemente perché erano contadini" fece Lyon.

Stava bevendo del vino, mentre quel cavaliere nano (del quale non riusciva a ricordare il nome) si occupava di fare l'inventario della cambusa, nel fresco della cantina del castello
"Suppongo sia una scelta molto comune per degli umani"
"Sì ma..." proseguì Lyon "Veniva un chierico ashannita una volta all'anno per le nostre esigenze spirituali e lui ci diceva sempre che uccidere non ha senso. Diceva che, anche se ammazzi un assassino, non hai risolto niente perchè sei diventato come lui e quindi il numero di assassini nel mondo non cambia"
Il nano sorrise, senza degnarlo di uno sguardo e continuando a contare le botti di birra appoggiate alla parete umida: "È inutile infatti uccidere un assassino. Per questo noi ne ammazziamo tanti"

Lyon rimase interdetto mentre il nano, lentamente, si voltava e gli sorrideva con malizia:
"Se uccidi mille assassini sicuramente diventi come loro ma nel mondo ci saranno 999 assassini di meno"
"Questa qualcuno potrebbe chiamarla strage"
"Probabilmente! Ma sarebbe comunque qualcuno che dorme sogni sereni perché ci sono 999 assassini in meno in giro per il mondo"
Lyon tornò al suo vino e il nano tornò al suo inventario: entrambi avevano molto a cui pensare.
Lyon però non era sicuro di voler fare quei pensieri



(molto più a nord-ovest di Ferenzia, più a nord del regno di Albione, nel territorio senza padroni noto come "Malelande")
La nave-cigno avanzava, candida e bellissima, nel fiume sotto i raggi del tramonto.
Attorno al rivo d'acqua, la pianura era brulla e spoglia: persino la poca vegetazione appariva contorta e aggressiva.
Le tribù di orchi, goblin e creature ancora più strane avevano provato ad attaccare la nave usando lance, archi e fionde. C'era stato persino un troll, o qualcosa di molto simile, che si era messo a lanciare massi contro l' imbarcazione.
Nella maggior parte dei casi, l'Oscuro si era limitato a deviare quei dardi ma, contro una tribù di pelleverde particolarmente insistente, era dovuto arrivare a misure più estreme. Per quanto ne sapeva l'equipaggio della nave, ciò che rimaneva di quell'avventata tribù stava ancora scappando dalle ombre che erano apparse all'improvviso e che avevano decimato il resto dei loro consanguinei.

Fu con il calare del sole però che si iniziarono a udire suoni molto più strani: più strani persino di quelli che i marinai avevano udito dalle misteriose creature che nuotavano nel Grande Mare di Neve, che si erano lasciati alle spalle ormai da diversi giorni.
L'Oscuro non sembrava però minimamente preoccupato.
Non si preoccupò nemmeno quando esseri dalle fattezze orrende, con grandi ali membranose e bocche irte di denti aguzzi, si avvicinarono sempre di più alle sponde del fiume: erano loro ad emettere quell'allucinante suono, che non era un canto né un verso di animale né la favella di una delle razze parlanti conosciute.
Quegli esseri erano ormai arrivati a ridosso del corso d'acqua e stavano allargando le ali, probabilmente pronti a spiccare il volo per dare l'assalto alla nave.
I marinai, pur essendo elfi bianchi molto esperti, iniziarono a sudare freddo.
In quel momento il sole calò dietro l'orizzonte.
In quel momento l'Oscuro sorrise malignamente.

Sul suo vestito candido, le rune nere presero a brillare di una luce che si sarebbe potuta definire soltanto come "oscurità splendente".
Il mago pronunciò delle parole che erano un misto di glossadraku e del linguaggio segreto che gli elementali del buio parlavano nel loro oscuro reame oltre il mondo.
Una dopo l'altra le creature alate spiccarono il volo verso la nave, con gli artigli protesi e le bocche spalancate.
Una dopo l'altra le creature alate vennero scagliate via come fossero stati sassi lanciati contro una parete.

I marinai, presi dal panico, impiegarono un po' a notare la membrana che circondava la nave come una sfera di energia. Una sfera che, per quanto fosse assurdo, sembrava nera e trasparente allo stesso tempo.
L'Oscuro continuò a mormorare la sua litania con gli occhi chiusi: da quando si era imbarcato, quella era la prima magia che sembrava costargli un minimo di fatica e di necessità di concentrazione.
Le creature alate, stridendo con suoni agghiaccianti, provarono ancora a penetrare quella barriera, come tante falene rese folli dal desiderio di sangue e dalla rabbia.
In mezz'ora ne erano cadute diverse nel fiume: forse svenute, forse morte, forse paralizzate da qualche malia di quella barriera.
Un'ora dopo il tramonto se ne erano andate tutte, almeno quelle rimaste.
I marinai della nave iniziarono a capire perché non esistevano rotte già tracciate all'interno dei fiumi delle Malelande.

L'Oscuro si fece portare il suo solito tè bollente e, completamente rilassato come se niente fosse successo, guardò la notte stellata come avrebbe guardato una vecchia amica

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now