Lo splendore del loro primo duello

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I flautisti danzavano attorno ai ragazzi, sotto le banderuole di stoffa colorata in toni allegri che garrivano al vento. L'odore del cibo inebriava i sensi, al pari dell'oceano di suoni e di immagini che non smettevano di colpirli dolcemente: ovunque c'erano persone con il vestito buono, che fosse il contadino con la sua miglior tunica o il borghese con una sgargiante veste multicolore.
Bancarelle di spiedini, verdure cotte, frutta, bevande e dolciumi erano in ogni dove. Ogni tanto un notabile della città o un sacerdote lasciava un sacchetto di monete ad una di esse e, immediatamente, un'orda di persone (soprattutto bambini) accorreva proprio a quella bancarella a mangiare o bere gratis in onore del benefattore di turno.

"E' come a casa nostra ..." sussurrò Luke.
"Ma cosa dici? E' totalmente diverso!" fece Sarita.
"No, ti sbagli: è esattamente come a casa nostra ... semplicemente è tutto molto più in grande".

La ragazza si guardò attorno: le persone felici, le risate, le coppietta ufficiali che tentavano di sgattaiolare via per stare sole, quelle non ufficiali che si cercavano con sguardo dolceamaro, le strade fatte di levigati ciottoli canditi, le case di pietra scura e legno, le statue di eroi locali e di anime elette ma anche le fontane che davano acqua ad uso e consumo dei poeti, degli assetati e dei giovani che si divertivano a schizzarsi a vicenda.

La popolazione era composta principalmente da umani ma gli elfi grigi e i mezzelfi non erano affatto rari: i loro capelli biondi spiccavano spesso tra la folla, illuminati e resi dorati dai caldi raggi del Sole di Mezza Estate.
Anche molti degli umani avevano i lineamenti insolitamente morbidi o gli occhi di un particolare chiarore o i capelli di un castano miele brillante: tutti segni che, per quanto umani fossero, sicuramente vantavano qualche goccia di sangue elfico nella loro famiglia.
"Si, è come al villaggio" ammise Sarita "Ma molto più in grande ... e decisamente più vario".

In quel momento tornò Alexander: "Mi hanno detto che la sacra recita per Lammas sarà nella piazza centrale un'ora del tramonto ma che occorre andare prima, altrimenti non si trova posto".
Tutti loro non stavano più nella pelle: maghi e chierici che recitano a Lammas! Una cosa non perdere.
Lyon però era meno entusiasta: "Voi andate. Io ho bisogno di parlare con degli erboristi ... e anche con un alchimista, se lo trovo".
"Per la tua scorta di piante?" chiese Sarah.
"Non solo ..." la voce di lui era triste.

Alighiero non si era mai tolto dal viso la sua espressione indecifrabile, quindi era impossibile capire se fosse allegro o triste. Aveva però sfoderato dei sorrisi di circostanza e delle parole cortesi quando alcune persone lo avevano incrociato
"Da qualche tempo in città c'è qualcosa che potrebbe esserti utile" disse "Un giovanotto che ha studiato a Namnes ha aperto una bottega: pare che il suo maestro fosse un druido oltre che un alchimista ... almeno a quanto racconta. Se ti interessa, puoi trovarlo andando dritto e poi al secondo vicolo sulla destra".
Lyon salutò tutto e scattò in avanti come avesse la dea Rahs alle calcagna.

"Per caso questo giovanotto alchimista è anche un elfo?" chiese Sarita.
"Si, come il suo maestro" rispose Alighiero, molto preso dallo studio degli ortaggi più belli.
"Un elfo grigio?" continuò lei.
"A Ferenzia abbia solo quelli" il tono del contadino era indecifrabilmente a metà tra la serietà e il sarcasmo.
Questa cosa sembrò incuriosire ancora di più Sarita:
"In passato abbiamo conosciuto degli elfi bianchi ed erano ... molto diversi. Non fisicamente ma nei modi: gli elfi grigi qui a Ferenzia hanno atteggiamenti e movenze simili a noi umani".
"Simili, non uguali" continuò lui, accarezzando con invidia un cavolfiore incredibilmente grande "Ma in parte hai ragione: in un libro ho letto che gli elfi grigi sono semplicemente il clan che scelse di vivere insieme alle altre razze dopo la caduta del loro antico impero. Su come siano gli altri elfi però non so dirti: non ne ho mai visti".

"Signor Alighiero, perdoni la domanda ..." era la voce di Alexander.
Tutto lasciava intendere che il fiume della sua curiosità aveva abbattuto infine la diga della sua cortesia.
Lawrence, Sarita e Luke alzarono gli occhi al cielo. Il ragazzo li guardò malissimo e continuò a parlare:
"Lei si esprime in un fluente falconiano, senza la minima traccia di accento".
"Come ho detto, amo molto leggere. Questo ha forse aiutato la mia dizione".
"Capisco ma poco fa l'ho udita anche parlare un ferenze perfetto: quasi come fosse la vostra lingua originaria".
"Vi ringrazio"
"Lei è ferenze quindi?".
"Come ho detto, sono cresciuto nel regno del Natland".
"Quindi è natlandiano?".
Ci furono degli attimi di silenzio.
"Quanto sarebbe bello se i cavolfiori del mio orto fossero così grandi" sospirò Alighiero guardando la bancarella.
Luke e Lawrence portarono immediatamente di peso Alexander a prendere un calice di profumato vino all'aroma di ciliege.

Di luce riempiròWhere stories live. Discover now