CAPITOLO 11 - I

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Primo giorno di novembre

Yulin si svegliò di soprassalto al culmine di un sogno di cui non ricordava altro che il senso di una tragedia incombente ed un pallido volto femminile dai tratti inconsueti che pronunciava parole incomprensibili.

Rimasto solo, nonostante l'energia che pervadeva ogni fibra del suo corpo e il profumo di Sun che sembrava impregnare l'aria stessa, si era addormentato come un bambino e solo quello strano sogno era riuscito a turbare quella pace.

Tutti gli altri dormivano, l'alba doveva ancora essere lontana, ma il pensiero di ciò che lo attendeva fu tale da spingerlo ad uscire ugualmente dal giaciglio. Alla luce di una candela indossò con cura gli abiti e l'armatura, una semplice cotta di scaglie di cuoio indurito che lasciava libere le braccia, controllando ogni laccio ed ogni imbottitura. Spalmò del grasso di yak sulla propria pelle e anche sulle zone più critiche dell'armatura, sotto le ascelle e attorno al collo, poi indossò il mantello da cavalcata di pelle di cervo, i sottili guanti di coniglio ed uscì all'aperto.

In effetti, era ancora notte fonda. Il tempo si era guastato, nevicava fitto ed il buio era quasi totale. Se non fosse stato per quel poco di luce lunare che filtrava attraverso le nubi riverberando sulla neve, anche solo raggiungere il ricovero dei cavalli sarebbe stato impossibile.

Ad un fischio, il suo cavallino si staccò dal gruppo dei suoi simili, addossati uno all'altro per scaldarsi, e si lasciò sellare docilmente. Nato sulle montagne ed avvezzo ai climi più rigidi, il robusto animale aveva il pelo ruvido di un bianco cremoso, chiazzato di vistose macchie nere. Lo cavalcava dal giorno in cui era entrato nelle staffette e da allora non l'aveva mai più lasciato, nonostante ora sembrasse molto più piccolo di quanto non fosse sei anni prima.

Le nubi sopra la sua testa erano una densa coltre in cui scomparivano le cime degli alberi, e la nevicata dava l'impressione di voler durare a lungo. Con la sciarpa sollevata sul naso e un nodo di ansia a divorargli lo stomaco, Yulin spronò il cavallo verso valle.

– Svegliati, Lishang fu.

Il guerriero aprì gli occhi aspettandosi il bel viso di Sun, e sospirò con un vago disappunto quando invece vide Mei.

Doveva già essere al lavoro, Sun. Xia la stava mettendo alla prova in ogni modo possibile, e questo incontrava l'approvazione di Lishang solo a patto che non interferisse con i piaceri quotidiani. Prima il bagno condito di lamentele, e ora un risveglio freddo e solitario. Xia doveva darsi una calmata.

Per fortuna, Mei gli sorrideva con la sua solita dolcezza. – Che ora è? – domandò.

– Manca ancora molto all'alba.

Amava il modo in cui i suoi desideri venivano rispettati, ed amava il freddo sulla pelle, appena uscito dalle coltri. Senza più pensare a Sun e alla sua assenza, si fece vestire da Mei con gli abiti da cavalcata. Nel giorno dell'attacco era improbabile che Haijin intendesse condurre il baishi in esercitazione, perciò si prese una vacanza dall'armatura da battaglia che aveva indossato ogni giorno durante il viaggio.

Durante la colazione, l'assenza di Sun divenne palese. – Xia, perché Sun non è qui?

– Non lo so – rispose lei secca senza interrompere le sue attività.

– Dovresti. Hai il compito di badare alla sua obbedienza.

– Ho fatto il mio dovere dando l'esempio come mi hai detto, Lishang fu. Se non mi permetti di batterla, non posso certo imporgliela.

– Ritieniti fortunata che non punisca te per le sue mancanze.

– Quella scimmia è uscita questa notte. Sarà andata a far visita al suo giovane manico di scopa. Forse non è così stupida e ha capito che non lo rivedrà più.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now