CAPITOLO 22 - II

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Altrove

Morannis

Alyssia non riesce a pensare ad altro.

Il contatto non è durato più di una rivoluzione di elettroni, prima che Alyssia trovasse rifugio dietro lo schermo della mente della madre, ed è sicura che lui non sarà in grado di seguirne le tracce.

Il contatto, però, c'è stato.

In quel breve momento, il nucleo di Alyssia è stato invaso da sensazioni che credeva perdute per sempre. Tempo e spazio si sono annullati, convergendo in ogni momento in cui lei e Morannis hanno unito corpo e mente. Il piacere di migliaia di orgasmi si è riversato su di lei con la forza dell'esplosione di una stella, travolgendola e quasi conducendola alla follia.

Dietro la parete impenetrabile della mente della madre, Alyssia si abbandona alla certezza che Morannis non ha smesso di cercarla e di desiderarla, immergendosi e lasciandosi travolgere da quell'onda.

Non ha un corpo materiale, ma se ce l'avesse si starebbe dando furiosamente il piacere, le dita viscide dei suoi succhi, le membra scosse da orgasmi ripetuti e sconvolgenti, come solo Morannis e Aldon prima di lui sapevano darle, e il primo appena una pallida ombra rispetto al secondo.

Aldon.

Non le era mai mancato così tanto come in quel momento. Avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa pur di sentire ancora il tocco di lui su di sé, condividere lo spirito e il corpo, nutrirsi dell'energia della materia fino a scoppiare e restituirla decuplicata dal volano del piacere.

Aldon era lontano, irraggiungibile, ma la sua ombra era nuovamente a portata di mano, e se la sarebbe fatta bastare.

Aldon era lontano, irraggiungibile, ma la sua ombra era nuovamente a portata di mano, e se la sarebbe fatta bastare

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Strofinando con energia la spugna sulla schiena di Wuhan, Sun si sentiva stranamente leggera.

Gli eventi delle ultime settimane erano stati terribili, e l'attacco subito la notte precedente, nei pochi momenti in cui era stata lucida, l'aveva sprofondata in un abisso di disperazione in cui l'unica cosa che le era chiara era la sua fragilità. Si era sentita così immensamente vulnerabile, in balia di forze sconosciute e incontrollabili che avrebbero potuto spegnere la vita sua e del suo bambino con la facilità di un ciuffo di esca per il fuoco, da temere di non riuscire mai più a venirne fuori.

Il ritorno di Wuhan pareva aver spazzato via ogni brutto pensiero con la forza di un uragano, lasciando solo pace e felicità. La sua mente era tornata lucida e fiduciosa, la paura era scomparsa, il dolore delle percosse ormai un ricordo. Anche il distacco del cristallo non aveva lasciato che un leggero fastidio, poco più di una puntura di spina che pareva affievolirsi di momento in momento.

Tutta questa serenità, mano a mano che le sue mani scivolavano sulla liscia pelle di Wuhan, ne seguivano il contorno dei muscoli, ne percepivano i guizzi e le reazioni, si stava lentamente trasformando in languore. Sentì il ventre sciogliersi, le punte dei seni quasi vibrare al tocco della stoffa dello yufan, e quando non riuscì più a resistervi lasciò cadere la spugna e cercò lo yang, travolta da un desiderio quasi intollerabile.

Loth - parte terza: AriaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt