CAPITOLO 15 - IV

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Xia si ritrasse, ma non abbassò lo sguardo. I suoi occhi erano braci ardenti sotto le bende intrise di unguento.

– Allora? – riprese Lishang. – Perché hai osato mettere le mani su mia moglie?

– Mei shao ha sfigurato mia figlia, e cercato di ucciderla.

Lishang tacque, facendo rimbalzare più volte lo sguardo dall'una, impettita accanto al cavallo del padre, altera nonostante le bende, e l'altra, inginocchiata nella neve, le spalle strette tra le braccia, che gemeva tutto il proprio dolore. I due segni che le attraversavano la schiena spiccavano scarlatti sulla pelle chiara e rivoli di sangue colavano tracciando righe sottili. – Liao, – ordinò, – prenditi cura di lei.

– Stavo per farlo – si scusò la guaritrice avvicinandosi a Mei. – Cercavo solo di capire se mi sarei buscata delle frustate anche io.

Lishang tornò a posare occhi di pietra sullo suocero. – Nessuno doveva essere frustato.

– Non sei tu a deciderlo.

– Sono le mie mogli, spettava a me dirimere la faccenda.

– Io amministro la giustizia, spetta a me decidere la punizione – replicò Haijin, ma la sua voce era debole.

– Tu amministri la giustizia del baishi, Haijin. La mia famiglia è affar mio.

– La tua Shaoqi ha ferito mia figlia. Secondo la legge, doveva essere punita.

– Quale legge, Haijin? Quella che dice che il tuo sangue deve essere favorito in qualsiasi modo? Questa non è giustizia, Haijin: è abuso di potere!

– Ho solo fatto quello che dovevo fare.

Lishang gli si fece minacciosamente sotto. – Hai alzato le mani su mia moglie, lurido bastardo! Esigo un immediato risarcimento. – Sguainò la spada per un pollice, fissando gli occhi in quelli di Haijin per sfidarlo a fare lo stesso

– No! – Gridò Mei. Si sottrasse alle cure di Liao e corse verso il marito, gettandosi in ginocchio davanti a lui. – Lascia stare, Lishang, ti prego. La nostra famiglia ha sofferto abbastanza.

Haijin fronteggiò il genero a muso duro. Era leggermente più alto di Lishang, più magro e asciutto. – Dovresti dare ascolto alla tua Shaoqi, Lishang. La ribellione allo Shu è punibile con la morte.

– Allora forse è ora di insediare un nuovo Shu, che non sia succube dei capricci di una donna.

– E chi vorresti insediare al mio posto, Lishang? Tu stesso?

– Chiunque altro andrebbe bene, per questa famiglia e per la casa delle Sette Fiamme.

– Sai bene chi prenderà il posto di mio padre, – si intromise Xia, – ma chi prenderà il tuo, se cadrai? E quando succederà, Lishang, sai bene quali saranno le conseguenze.

La frase colpì più a fondo del filo di una spada.

Xia aveva ragione. La morte di Haijin avrebbe solo permesso a Wuhan di prenderne il posto, per diritto di discendenza, mentre la propria non avrebbe fatto altro che abbandonare Yulin e Mei, per non parlare di Sun, ad un destino peggiore della morte, nelle mani di Xia. Colpire Mei e Sun era solo un modo per umiliarlo, una vendetta trasversale il cui unico scopo era mostrare tutto il disprezzo che la donna provava verso l'autorità che lui rappresentava, supportata dalla certezza che il padre non avrebbe mai agito contro di lei.

La mano che stringeva convulsamente l'impugnatura della spada si rilassò. Lishang abbassò gli occhi su Mei, la dolce, graziosa Mei, che si stringeva al petto gli stracci del suo fan e rabbrividiva nel vento.

Loth - parte terza: AriaWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu