CAPITOLO 15 - III

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Mei non seppe mai quanto tempo passò in quella posizione, inchiodata a terra con la faccia schiacciata sulle pellicce. Neve e vento si riversavano dentro la tenda attraverso l'apertura del chandao, ma il dolore che provava sotto la stretta ferrea di Xia faceva passare in secondo piano anche il freddo.

Sun infine arrivò, e Liao con lei. – Che succede qui? – domandò la guaritrice.

– Dov'è mio padre? – domandò Xia per tutta risposta.

– L'ho avvisato – rispose Sun col capo chino – ma non sono stata ad aspettare che si preparasse. Ho pensato che avresti...

– Hai fatto bene – tagliò corto Xia. – Vieni qui, Liao, la mia pelle brucia.

– Antenati... – mormorò la guaritrice vedendo le ferite che le deturpavano il viso. – Xia, vieni qui. Lascia andare Mei e fatti sistemare quelle ustioni. Non sono profonde, e guariranno presto.

Xia quasi le soffiò contro, come una gatta infuriata. – Se la lascio andare, questa xing cercherà ancora di scappare.

– Non lo farà. Vero, Mei?

La donna annuì, mormorando un assenso sconnesso. Tremava, e non solo per il freddo. Xia, riluttante, la lasciò andare e protese il volto verso la guaritrice.

– Non si può chiudere quel chandao? – domandò Liao frugando tra i suoi prodotti. – Non riesco a lavorare in questo modo.

– Quella cretina l'ha strappato. Vuole farci morire tutti di freddo, ecco la verità.

Mei, corsa a rintanarsi quanto più possibile lontana da Xia, mugolò un diniego, ma non osò muoversi.

Fu Sun a raccogliere il pesante lembo di pelle, riuscendo a risistemarlo alla meglio. – I lacci si sono strappati – disse. – Perlomeno terrà fuori la neve, ma non so quanto a lungo reggerà.

– Che incapace – sbottò Xia.

– Allora, – si intromise Liao stendendo con delicatezza uno spesso strato di unguento sulle zone più danneggiate del viso con una stecca d'osso, – che è successo??

– Se rimani, lo saprai – rispose Xia asciutta.

Liao sospirò. Sun le aveva fatto un rapido riassunto degli eventi nel corso della cavalcata e la guaritrice conosceva bene le intenzioni di Xia. – Non commettere atti di cui potresti pentirti.

Xia la fulminò con lo sguardo. – Potrei dirti la stessa cosa, guaritrice – sibilò. – Tieni il naso fuori dagli affari della mia famiglia.

– La tua famiglia – replicò Liao svolgendo un rotolo di bende – mi ha tenuta impegnata in questi giorni come metà dell'intera casa delle Sette Fiamme. Mi ci avete tirato dentro voi, ai vostri affari. Adesso sta ferma, e lasciati bendare. Tra un paio di giorni sarà tutto sistemato.



Liao non aveva ancora terminato di bendare il capo di Xia che il chandao cadde di nuovo dai supporti e una figura massiccia si profilò sulla soglia. Un attimo dopo, Haijin era accanto alla figlia. – Xia, che ti han fatto? – Squadrò il volto della donna e le depose una leggera carezza sulla guancia sana, che il bendaggio lasciava scoperta.

– Voleva uccidermi – sibilò Xia. – Lo vuole da sempre, e da quando suo figlio è morto è impazzita, capisci? Mi ha gettato addosso una lanterna! Ha portato dentro il barile dell'olio, stamane, poteva ucciderci tutti, e forse era proprio quello che voleva.

– Non è vero – mugolò Mei. – È stato un incidente. – Non si era mossa dal punto in cui era fuggita e si stringeva le spalle con le mani nel tentativo disperato di controllare il tremito che la pervadeva.

– Non crederle! È una serpe! Deve essere frustata a morte!

– Stai calma, Xia xian. – Haijin si alzò in piedi e raddrizzò la schiena. – Ora ci sono qui io. – Mosse qualche passo e si piantò davanti a Mei. – Alzati – ordinò.

Mei non si mosse.

– Alzati! – ruggì, sciogliendo la frusta che pendeva al suo fianco.

La vista dello strumento strappò a Mei un lamento, ma la paura le diede la forza di rimettersi in piedi. Si reggeva a stento, le mani strette attorno alle spalle, e non riusciva a smettere di tremare.

– Allora? – domandò Haijin più gelido dell'aria. – Racconta.

– Abbiamo lottato – ansimò. – Lei mi aveva sottomessa, io l'ho spinta via ed è rotolata a terra. La lanterna si è staccata e le è caduta addosso. Non è colpa mia, Haijin.

– È una bugiarda! – ripeté Xia. – Mi ha fatto lo sgambetto, e rideva mentre io bruciavo!

Haijin voltò uno sguardo aggrottato su sua figlia, poi lo riportò su Mei. La donna stava in piedi solo grazie al terrore che le incuteva la frusta. – Ci sono testimoni?

Mei scosse la testa, sconsolata, e Xia sibilò – C'era la schiava ma l'ha mandata via.

– Non è vero nemmeno questo – mugolò Mei, ma Haijin la zittì con un gesto.

– Basta. Non so che cosa sia successo, ma conosco entrambe voi donne, e so che nessuna delle due è una bugiarda. È la parola di una contro quella dell'altra. Per quello che hai causato a mia figlia, sarai frustata. Per la mancanza di volontà nel gesto, le frustate saranno solo due. Usciamo all'aperto, – ordinò, – qui non c'è spazio.

Mei era caduta in ginocchio, gridando di angoscia. – No, ti prego, è un errore, non ho fatto nulla!

– Frustala, padre! – gridò di rimando Xia. – Voglio vederla sanguinare! Non mi ha mai portato rispetto, e deve pagare!

– Adesso basta, Xia! – ringhiò Haijin. – Non farmi dubitare del mio giudizio. – Fece il gesto di schiaffeggiarla, ma si trattenne.

Xia si ritrasse ugualmente come se fosse stata colpita. – Scusa, padre. Lei e quell'altra baldracca... – Sun osservava la scena con gli occhi spalancati, tanto spaventata dalla frusta di Haijin quanto Mei. – Non sanno stare al loro posto, e Lishang è un debole. Lo farai tu per lui. – Mormorava, e il vento si portava via le sue parole.

Mei piangeva disperatamente. – Ti prego – mormorava, le parole quasi incomprensibili tra i singhiozzi. – Farò ciò che vuoi, ma non...

– Fuori! – ruggì Haijin.

A Mei non restò altro che obbedire. Fuori dalla tenda, la tempesta di neve imperversava con forza inalterata. Mei, vestita solo del fan, barcollò e cadde in ginocchio nella neve appena compiuti due passi.

– Scopriti! – La frusta di Haijin schioccò, strappando a Mei un lamento supplichevole.

Tremando, con le dita che il freddo aveva già reso quasi insensibili, Mei afferrò la giubba del fan ai fianchi e la sollevò fino alle spalle. Il vento aggredì la pelle nuda ma lei non vi fece quasi caso. Era terrorizzata, incapace di pensare, di reagire, di protestare.

Il dolore del primo colpo fu talmente lacerante da mozzarle il fiato. Il secondo lo seguì immediatamente, e solo allora Mei gridò, gridò con tutto il fiato che aveva in gola.

– Haijin! – La voce di Lishang, comparso in quel momento, superò l'ululato del vento. – Che sta succedendo?

– Non sono affari tuoi – rispose Haijin senza enfasi, arrotolando la frusta come se nulla fosse successo.

– Perché frusti mia moglie? Chi ha dato l'ordine?

– Sono stata io! – intervenne Xia facendoglisi sotto.

Lishang scese da cavallo e l'affrontò. Non parve nemmeno aver notato le bende che le nascondevano il volto. – Levati dai piedi, donna – ringhiò spingendola di lato senza complimenti. – Lascia parlare gli uomini!

– Uomini! – replicò Xia sprezzante. La sua voce era uno sputo in faccia. – Non sei più uomo di uno yangyé!

– Basta, Xia – ordinò Haijin. – Obbedisci a tuo marito.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now