CAPITOLO 3 - IV

11 3 1
                                    

Il baizhen della casa delle Sette Fiamme, della tribù di Ya ammontava a ventidue ragazzi, divisi stabilmente in cinque squadre di quattro o cinque elementi, sotto il comando di tre zhenfu.

Quando Kai fece il suo ingresso nella spianata, gli altri erano tutti presenti, in sella e allineati. Venti teste si voltarono nella sua direzione quando udirono lo scalpiccio degli zoccoli sovrastare i rintocchi lenti della campana dell'adunata, subito rimproverati dai fu.

Kai andò a prendere il proprio posto accanto a Wianlao, primo della fila come sempre, senza dire una parola e senza guardare nessuno.

– Siete in ritardo – sentenziò Taipan.

– Lo so, Taipan xianzhenfu – disse Kai a voce alta, gli occhi fissi in avanti. – È colpa mia. Non succederà ancora.

– Farò rapporto a tuo padre – disse Taipan, avvicinandosi al trotto. Accostò l'alto castrone al fianco di Xia e guardò Kai dall'alto in basso, ma lei non spostò gli occhi dall'albero ai bordi della radura che stava fissando. – Non hai niente da dire? – aggiunse qualche secondo più tardi, sul silenzio di Kai. – Nessuna giustificazione?

– No, xianzhenfu – rispose lei secca, senza voltarsi.

– Meglio. Siete già nei guai, non peggiorare la situazione. – Taipan spronò il cavallo e tornò a percorrere la fila delle staffette. – Ci stiamo avvicinando al Chén Ti – gridò in modo che tutti potessero sentirlo. La neve attutiva i rumori tutto attorno, ma la sua voce arrivava lontano, chiara e forte. – Sono giunte voci che parlano di ostacoli lungo il cammino, quindi state moto attenti.

Kai a queste parole voltò la testa di scatto verso il Capitano. – Chi lo dice? – gridò, ma Gulien fu scattò verso di lei e le affibbiò una scudisciata col frustino sulla spalla. Il cappotto pesante attutì il colpo ma Kai gridò per la sorpresa e lanciò al maestro uno sguardo di fuoco.

Taipan voltò il cavallo e tornò ad avvicinarsi a lei. – Ci sono domande? – disse sarcastico allontanando il subordinato con un gesto.

Kai questa volta lo guardò fisso negli occhi. – Volevo conoscere l'origine di queste voci, xianzhenfu.

– Sentinelle della tribù di Shé, un giorno di cammino avanti a noi, dicono di aver visto luci nelle profondità della valle, e sono tutti molto preoccupati – disse Taipan in tono serio. – Gli anziani dicono che potrebbe trattarsi degli spiriti degli antenati che ancora abitano la terra, e che sarebbe prudente eseguire un rito propiziatorio prima di avventurarsi verso il Chén Ti, ma ritengo che alla luce del giorno non ci sia nulla da temere da essi.

Nonostante la sicurezza di Taipan, Kai notò molti dei più giovani scambiarsi occhiate spaventate. Lei non aveva paura degli spiriti.

– Ecco che cosa hai visto – sibilò Wianlao alle sue spalle. – Un fantasma!

– Non ho visto un fantasma, stupido – replicò lei senza voltarsi. – I fantasmi non si vedono di giorno, lo sanno tutti.

– I tuoi si, perché sono fantasmi scemi!

– Ci sei tu, scemo. Piantala, adesso, altrimenti invece di andare in esplorazione Taipan ci manda a ricoprire le latrine.

Kai rimediò un'altra scudisciata sulla spalla, che la mise a tacere.

– Non so se siano spettri – proseguì Taipan, – ma se fossero umani potrebbero essere ugualmente pericolosi. Le leggende accennano ad abitanti delle Zuxién Di, la stessa Yun madre di noi tutti era una ninfa delle acque, una nushén nata e vivente in quelle terre, quindi può essere che alcuni di quegli esseri fatati ancora abitino laggiù. – Tutti conoscevano la storia della nascita dei Diciannove Figli dai lombi del Guerriero Chén e della ninfa Yun, tramandata da tempo immemorabile ma ben pochi pensavano che fosse altro che una leggenda.

Loth - parte terza: AriaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora