CAPITOLO 19 - VI

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In breve, la nevicata si trasformò in una vera e propria bufera, trascinata da un vento impetuoso. Se anche qualcuno fosse riuscito a avvicinarsi alla muraglia, non avrebbe avuto nessuna possibilità di vederlo. Non aveva altra scelta che tornare dentro, ma come?

All'interno c'erano solo schiavi, ammassati nelle nubao come yak in un recinto, e se l'atavica diffidenza che gli Shijiu-zi provavano anche nei confronti del proprio stesso popolo rendeva difficile trovare riparo tra i guerrieri, tra gli schiavi era quasi impossibile. Dove nascondersi, quindi? C'erano altri edifici, ma non aveva idea del loro utilizzo, né se fossero effettivamente accessibili, e in ogni caso per scoprirlo doveva superare quella maledetta muraglia.

Voci, non troppo lontane. Qualcuno si stava avvicinando.

Pochi momenti dopo un paio di guerrieri emersero dalla foschia alla guida di un gruppo di schiavi, quasi tutte donne. Il tributo di vite che lo scavo richiedeva doveva essere altissimo, e la schiera in servizio alla frana doveva essere rimpinguata frequentemente.

Improvvisamente, Wuhan ebbe ben chiaro che cosa doveva fare. Si spogliò degli abiti, fino al fan, e delle armi. Fu tentato di tenere con sé la dao, ma il rischio di essere perquisito era alto, e desistette con rammarico, conservando il solo, piccolo coltello da caccia. Lungo appena un palmo e affilato come un rasoio, era buono più per scuoiare conigli che per uccidere, ma non poteva permettersi di più. Sistemò tutto nelle sacche della sella, infilò il coltello nello stivale e, con uno scapaccione sul posteriore, spedì via il cavallo. Avrebbe trovato da solo la via di casa.

Con la pelle falciata dal gelo come non accadeva dai giorni da staffetta, si avvicinò alla piccola colonna e quando gli schiavi gli passarono accanto emerse dal nascondiglio e si accodò alla fila, certo di passare del tutto inosservato. Nessuno badava agli schiavi, o li contava.

Non avrebbe dovuto sopportare a lungo il freddo e la neve. Presto avrebbe superato la muraglia e, una volta all'interno, avrebbe deciso come comportarsi.



– Camminate, bestie! – La frusta del guerriero che chiudeva la colonna schioccò a un palmo dall'orecchio di Wuhan, che si trattenne a stento dal balzargli alla gola. Si sentiva più nudo senza le armi che senza i vestiti, e non sarebbe stata una sfida sostenibile: l'uomo era armato di tutto punto, e nulla l'avrebbe trattenuto dal falciare senza pietà uno schiavo riottoso.

I guerrieri condussero la colonna oltre la muraglia e attraverso la spianata fino al portone, schierandoli in fila. Nessuno si accorse di avere un soggetto in più del dovuto.

Dopo quella che parve un'eternità, un gruppo di donne uscì dall'edificio, incontrò i guerrieri, ricevette la consegna senza formalità e guidò gli schiavi fino a una nubao vuota. Non c'erano tappeti al suolo e i giacigli erano stesi direttamente sul ghiaccio, attorno a un singolo braciere spento.

Una donna entrò subito dopo.

Wuhan si precipitò a prostrarsi in posizione di sottomissione come gli altri, sentendo montare prepotente la voglia di tagliare lui stesso la gola a chi lo stava costringendo a quella umiliazione.

– Lavorerete nel turno del pomeriggio – disse la donna con decisa severità. – Ripulitevi, ma ricordate che non siete autorizzati a allontanarvi dalla nubao per più di due passi. Se vi serve la latrina, c'è una picozza, scavate e poi ricoprite. Dormite se ne sentite il bisogno perché dopo il pasto lavorerete fino al tramonto. Quando sentirete la campana, preparatevi a uscire. Se uno di voi scappa, uccideremo gli altri. Se scapperete tutti, uccideremo dieci schiavi per ciascuno di voi.

Nessuno fu sorpreso delle regole, tantomeno Wuhan, e nessuno fiatò fino a quando la donna non se ne fu andata.

Nella penombra, Wuhan alzò gli occhi, trovando dieci volti che lo fissavano con un misto di sospetto e timore.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now