CAPITOLO 2 - III

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– Dove credete di andare, voi due? – Xia aveva assistito all'intera scena dalla soglia della bao e si era avvicinata ai figli appena Lishang se n'era andato, la furia negli occhi e un frustino di nerbo da cavalli stretto nella destra. Il suo tono era del tutto diverso da quello del marito, la sua furia ribolliva in ogni gesto e non pareva intenzionata ad ammettere rifiuti.

I fratelli, che si erano incamminati ciascuno per conto proprio, si voltarono all'unisono. Weihan si era levato la tunica, ci aveva messo dentro una manciata di neve e se la teneva schiacciata sul naso.

– Venite qui. – Il frustino sibilò nell'aria indicando un punto davanti a lei.

I due incrociarono gli sguardi in cerca di reciproco sostegno, poi invertirono la marcia. Erano entrambi molto più alti della madre, ma quando le furono di fronte la donna sembrava torreggiare su di loro. – Siamo già stati sgridati, madre. – azzardò Wuhan. – Abbiamo...

– Zitto – sibilò Xia, – Non vi ho messo al mondo per vedervi agire ed essere trattati come bestie. C'è una sola cosa di cui mi importa, e quella cosa siete voi due, ed il posto che occuperete. Nel caso in cui non ve ne siate ancora accorti, siete destinati a...

– ... occupare una posizione importante – concluse per lei Weihan. – Lo sappiamo, madre. Ce lo ripeti almeno una volta al giorno da quando siamo nati.

– Non fare lo spiritoso, Wei. Quando mio padre lascerà la spada, toccherà a voi prendere il suo posto. Sarete voi a comandare! Per la prima volta, una casa avrà due Shu, e saranno entrambi miei figli.

– Piantala, madre – replicò Weihan. – Ne ho le palle piene dei tuoi deliri di potere. La nostra è solo una casa di allevatori di capre che vivono sulle montagne, non credere che l'ambizione di diventare Shu mi tolga il sonno. Preferisco continuare a cavalcare, scopare, bere e divertirmi. Non c'è niente in questa casa che mi renda orgoglioso di farne parte, e sono sicuro che mio fratello la pensa come me.

Wuhan, in piedi al suo fianco, le sopracciglia aggrottate e gli occhi puntati a terra, taceva.

– Di' qualcosa, cazzo! – Weihan rifilò uno spintone al fratello ma l'unica cosa che ottenne fu un'imprecazione a mezza voce.

– Lo vedo, come la pensi – mormorò Xia, delusa, – infatti ti comporti di conseguenza, e trascini tuo fratello nell'onta. Il baishi ride di voi, e tutta la Casa delle Sette Fiamme sussurra alle nostre spalle. Sapete che nessuno dei guerrieri che vostro padre ha avvicinato per combinarvi un buon matrimonio ha voluto avere nulla a che fare con voi?

– E meno male! – bofonchiò Wuhan. La madre lo fulminò con uno sguardo.

– Il disonore che vi gettate quotidianamente addosso – proseguì Xia. – ricade su vostro padre, e su di me! Non faccio che vergognarmi, sento ogni giorno le risate che seguono ogni mio passo, e ne ho abbastanza. Avevo convinto Haijin Shu a restituirvi la posizione che vi spetta nel baishi, ma dopo questa esibizione temo che vorrà tornare sui suoi passi. Pertanto, coppia di teste di rapa, voglio che questa sera vi comportiate come si conviene, vi presentiate a Haijin Shu ed accettiate qualsiasi punizione voglia infliggervi, e esigo che da oggi in poi vi comportiate da guerrieri in ogni aspetto della vostra vita, guadagnandovi il rispetto che si deve a due futuri Shu.

– Ma si può sapere io che c'entro? – ripeté Wuhan, ma il fratello gli si sovrappose.

– E se non mi andasse? – replicò Weihan stizzito. – Se non mi interessasse essere un Shu? Se non mi importasse nemmeno di essere un guerriero? Se volessi morire fottendo, per esempio?

Xia si fece aggressivamente sotto al figlio, tanto che Wuhan pensò l'avrebbe colpito, ma si limitò ad afferrarlo per un orecchio, tirandolo per portare la sua faccia all'altezza della propria. – Te lo farai andare, – ringhiò, – oppure resterai in questa bao tutta la vita, ai miei ordini, a spalare merda di yak, marchiato e amputato come uno schiavo. – Xia aveva gli occhi iniettati di sangue, e schiuma agli angoli della bocca come un cane idrofobo.

Loth - parte terza: AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora