CAPITOLO 7 - V

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Fu come emergere da un lago ghiacciato. Doveva essere così che si sentivano le nevi a primavera, quando il calore del sole ne scalfiva la crosta e dava l'avvio al disgelo. Ondate di calore percorrevano la sua pelle, si insinuavano al di sotto di essa, filtravano nei muscoli e ripristinavano il flusso sanguigno e la sensibilità dei nervi. Un formicolio intenso si spargeva sempre più lontano, filando lungo le linee d'energia e nutrendo la carne. Il cuore riprese i suoi battiti, dapprima debole poi sempre più possente.

Kai aprì gli occhi, ed era nella bao.

Era distesa su di un giaciglio, e l'odore di grasso di yak e fuoco di legna impregnava l'aria. Mani delicate le massaggiavano le mani ed i piedi, scatenando formicolii intensi ma tutt'altro che sgradevoli.

– Sei sveglia! – Taoji le balzò al collo, abbracciandola stretta.

– Tao – riuscì a mormorare Kai. Era così stanca che anche pensare era faticoso ma la sorpresa di trovarsi viva e sommersa dall'affetto del fratello le riempiva il cuore di felicità.

– Lasciala, Taoji. Deve rimettersi.

La voce di Yia fu un balsamo ancora più efficace del grasso di yak. – Yia, anche tu.

– Sono stata fortunata – disse lei senza smettere di massaggiarle le dita ancora intorpidite. – Ero con le bestie, quando è arrivato quell'uomo, e mi sono nascosta in mezzo a loro. Non mi ha nemmeno cercata. È stato... – la voce si ruppe e distolse il viso.

Ad ogni carezza, ad ogni massaggio Kai sentiva le forze ritornare, assieme alla sensibilità delle estremità. – Come stanno mamma e papà?

Ci fu un momento di silenzio più eloquente di qualsiasi discorso. Kai sentì gli occhi riempirsi di lacrime, e gli altri due tirarono su col naso quasi all'unisono.

– Non ce l'hanno fatta – disse infine Taoji. – Papà è morto dissanguato, e mamma di freddo.

– Siamo arrivati troppo tardi, purtroppo – aggiunse Yia. – Tu invece come ti senti? Come vanno le mani? – La giovane strinse delicatamente le mani di Kai, cercando di comprenderne lo stato. – Sono ancora gonfie. Sei stata legata così a lungo...

Kai tentò di flettere le dita, e quasi riuscì a chiudere il pugno. – Se non altro, non si sono congelate.

– No, – disse Yia, – ma i piedi non sono stati così fortunati. Dovrai restare a letto e al caldo ancora per parecchio.

Kai si accasciò sul guanciale. – Come hai fatto, Taoji? Avevo capito che quella sassata ti avesse ammazzato.

– Sono stato svenuto per un po' – rispose lui ricominciando a massaggiare delicatamente i piedi. – Probabilmente anche Gulien credeva fossi morto, ma mi sono ripreso, giusto in tempo per venirti a salvare. Credevo di avere perso anche te, ma quando ho visto che ancora ti muovevi mi sono concentrato al massimo e ho piantato a quel merdoso un sasso proprio in mezzo alla fronte. È cascato come una merda di yak. – Per rinforzare il concetto si picchiò una mano sull'altra, producendo uno schiocco.

Kai sentì nuovamente gli occhi riempirsi di lacrime, questa volta di gratitudine. – Ti ho sempre sottovalutato, Taoji – mormorò, e scoprì che ammetterlo non le era per nulla difficile. – E Gulien, ora dov'è? L'avete denunciato?

Taoji e Yia si scambiarono un'occhiata e un leggero sorriso. – Non è il momento di parlare di queste cose – rispose la donna. – Devi riposare ora. Haijin Shu verrà presto da noi per sapere come si sono svolte le cose.

– Spero proprio che crocifigga quel bastardo. – Kai prese un profondo respiro e chiuse gli occhi, abbandonandosi al massaggio.

– C'è del brodo tiepido, ne vuoi? – domandò Yia dopo qualche momento, ma Kai si era già addormentata.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now