CAPITOLO 18 - I

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Dodicesimo giorno di novembre, mattina

L'orizzonte a est, immerso in una foschia lattea, stava iniziando a tingersi di un rosa tenue, e i dettagli del terreno attorno ai cinque cavalieri si facevano sempre più chiari.

Con lo schiarirsi del cielo, anche la mente di Daomai Xianshu acquistava lucidità. Prima sorpreso e poi indignato per il trattamento ricevuto, Daomai era balzato a cavallo e aveva guidato la piccola delegazione fuori dall'anello delle mura seguito da centinaia di occhi.

Alcune altre case della tribù di Shé, seguendo il carro del Huang, avevano già superato la breccia e si trovavano accalcate sulla spianata, strette le une alle altre in attesa del nuovo giorno e di notizie certe. Nessuno pareva essersi ancora accampato; uomini e bestie si mescolavano in una confusione priva di ogni regola, senza che fosse ben chiaro dove terminasse una famiglia o una casa, e ne cominciasse un'altra.

– Che intenzioni hai, Daomai Xianshu? – domandò Zuhan Lang, Xianshu della tribù di Tujiu cercando di stargli quantomeno alle calcagna.

– Nominare un nuovo Xianshu per la tribù di Shé – rispose Daomai senza voltarsi. Strattonava le redini del cavallo come fosse la cavezza di un mulo riottoso.

– E come intendi sceglierlo? – insistette Zuhan, cui l'idea di Daomai sembrava decisamente stupida.

Daomai non rispose. Camminò invece fino alla breccia, e qui si arrampicò su un moncone di muro alto un paio di braccia. – Tribù di Shé – gridò, – ascoltatemi!

Il silenzio attorno a lui era quello della tundra deserta. Gli occhi che aveva intorno, tutti puntati su di lui, erano pieni di angoscia, disperazione e smarrimento. La tribù di Shé aveva perduto in un solo momento il proprio orgoglio e la propria guida, e tutti sembravano in attesa di conoscere le intenzioni della vedova del Shaohuang, prima di fare qualunque cosa.

– Chi sei? – domandò un guerriero fendendo la folla. Indossava belle pellicce e un copricapo ornato da piume.

– Sono Daomai Xianshu della tribù di Cheng. Voglio che la tribù di Shé sappia che intendo conferire con tutti gli Shu, quanto più presto possibile.

Altri uomini si avvicinarono, incuriositi, e molti di loro indossavano abiti degni di uno Shu. – A che proposito? – domandò uno di loro, mentre la folla intorno cominciava ad acquistare interesse.

– Radunatevi al tramonto, ai piedi della torre più meridionale di questo maledetto muro, – rispose semplicemente. Non era il momento dei discorsi. – Laggiù sentirete ciò che ho da dire, lontano da orecchie indiscrete. – Gettò un eloquente occhiata verso il castello alle sue spalle, che alcuni seguirono voltando la testa in quella direzione.

– Perché dovremmo farlo? – domandò il primo che aveva parlato, il volto duro di un veterano.

– La vedova di Zhuyao Xianshu non intende abdicare al suo stato e seguire la sorte del guerriero. Volete forse essere guidati da una donna?

L'uomo non rispose subito. Scambiò qualche parola con un paio di suoi pari che gli si erano affiancati, poi tornò a rivolgersi a Daomai. – Verremo, Xianshu, e ti permetteremo di esprimere le tue ragioni. La decisione che prenderemo sarà però esclusivamente nostra. Nessuno ha il diritto di venirci a spiegare che cosa dovremo fare della tribù, o di chi debba essere la nostra guida.

– Sia – replicò Daomai, – ma scegliete saggiamente.

Questa volta, nessuno rispose. Gli occhi dei presenti, spenti e arrossati, lucidi nel riflesso delle torce che impallidivano col crescere della luce del giorno, erano tutti puntati su di lui, ma come prima il silenzio era totale.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now