Interludio

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Altrove

Il corpo fisico di Morannis è sospeso nell'aria, a un braccio dalla superficie di un disco di lucida ossidiana. Gli arti vibrano, avvinti da tentacoli di energia che scaturiscono dal nulla e impietosamente li tirano come a volerli strappare dal corpo. Oscure rune in perenne mutamento scintillano sulla superficie del disco, distillando le energie del nucleo stesso del pianeta per generare quelle funi inviolabili.

Morannis soffre un dolore peggiore di qualsiasi morte, un dolore che si protende attraverso il vuoto colmando spazio e tempo. Un dolore che era già lì quando i primi neutrini espulsi dalle profondità immensamente dense del Nucleo Primordiale si aggregarono per dare vita all'universo e che sarà ancora lì quando l'energia dell'ultimo di essi si sarà spenta, divorata dalla forza invincibile dell'Ultimo Nucleo. Un dolore che è granello di polvere, montagna, oceano, pianeta, galassia, universo. Un dolore impietoso nella sua totale, devastante, assoluta lucidità. Il dolore è una fiamma che invade ogni nervo. La sensazione è quella di un milione di uncini che affondano nella pelle e la strappano dai muscoli, e poi questi dalle ossa, pur senza che una sola goccia di sangue venga versata.

Urla, Morannis, come mai nessuno ha fatto prima di lui, né farà mai, e il suo grido fa vibrare ogni nucleo di materia da un estremo all'altro dell'universo.

Urla, soffre, supplica perché tutto abbia fine, pur sapendo che non succederà. Sa che quella punizione durerà in eterno, se questo è ciò che Akallan desidera.

Ha fallito, Morannis. Lui che credeva di essere potente è stato sconfitto come un cucciolo impaurito, reso impotente con un solo gesto. Aveva pianificato tutto, la profondità del crimine, l'aggressività delle creature sempre pronte a balzarsi alla gola l'una con l'altra, la remissività delle femmine.

Tutto tranne il gesto disperato, l'amore incondizionato, la volontà superiore dell'individuo sulla specie, il sacrificio.

Eppure, mentre il corpo è squassato dalla più devastante delle torture, il nucleo di Morannis non riesce a smettere di scansionare il vuoto alla vana ricerca di una traccia che le indichi che Alyssia, svanita dal vuoto e dalla materia nel momento stesso in cui l'energia delle Fonti si è riversata in lei, abbia conservato la propria coerenza.

A lacerarlo nel profondo, più del dolore della tortura, è il rammarico per aver costretto Alyssia a tradire, e il timore di averla perduta per sempre.

Il dolore che pareva eterno ha invece una fine.

L'altare coperto di rune è scomparso, e così i tentacoli di energia che lo trattenevano. L'unica cosa ancora presente è il ricordo del dolore, che gli impedisce di muoversi, quasi di respirare.

Mi hai liberato.

Sì, Morannis. Non si può più fare nulla per i prigionieri, ma il Cristallo Vivente, l'intera specie ynnid, le Fonti e il pianeta medesimo hanno ancora bisogno della tua integrità.

Le Fonti... Ho percepito la loro energia riversarsi nel nucleo di Alyssia, poi... credo abbia viaggiato nel tempo, non credevo ne fosse capace.

Nemmeno io, e nemmeno credevo che Aldon potesse tornare. D'altra parte, credevo che tu fossi in grado di tessere una rete-alveare. Abbiamo sbagliato entrambi, ma non possiamo permetterci di sbagliare ancora. D'ora in avanti, spenderai ogni tua energia per trovare Alyssia, e ricondurla da me. Non posso fidarmi di lei, ma posso sfruttarla per tenere sotto controllo Aldon, così che non si rivolti contro di noi.

Non pensi che Aldon possa usare i prigionieri a proprio vantaggio?

I prigionieri hanno bisogno delle informazioni contenute nell'embrione creato da Aldon, ottenendole riusciranno a ricostruire la propria identità e ritrovare l'accesso al vuoto, ma per farlo dovranno distruggerlo. Ha tutto l'interesse a neutralizzarli.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now