CAPITOLO 22 - III

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Il corpo di Daomai Wong, Xianshu della casa dei Tre Cani, della tribù di Chéng, bruciava.

Per costruire la pira, alta come un uomo, era stato abbattuto un grande abete, e sul legno erano stati versati interi orci di olio infiammabile, la scorta di settimane. Fiamme scarlatte e arancioni ruggivano avviluppandosi fameliche attorno ai grossi ceppi e ai corpi che vi stavano distesi, generando una colonna nera di fumo che il vento gonfio di neve disperdeva rapidamente.

Le sue tre mogli giacevano accanto a lui. Tan xianqi aveva scelto la spada, arrampicandosi sulla pira ed aprendosi essa stessa il ventre quando già le fiamme l'avvolgevano, mentre Gao shaoqi e Bi yuéqi si erano affidate al meno rapido ma più misericordioso veleno chai.

In piedi, immobile davanti alla colonna di fiamme ruggenti e fumo nero, Enshi Wong osservava la pira del padre senza nemmeno sbattere gli occhi. Il calore sviluppato dal possente rogo gli schiaffeggiava il volto con mani roventi, nonostante la neve che cadeva incessantemente e il vento che faceva sbattere il mantello alle sue spalle.

Alle sue spalle, anche senza vederla, avvertiva la presenza di tutti i baishi della tribù di Chéng, schierati in file e colonne sulla spianata scelta per il rito. Col cuore grondante astio, elevò una preghiera agli antenati perché le fiamme che stavano divorando suo padre si gonfiassero come un'onda di marea e travolgessero tutti quegli uomini, con la loro ipocrisia e la loro vigliaccheria.

Nessuno di loro, non uno solo degli Shu delle ottantadue case che la tribù contava, si era schierato dalla sua parte. Nessuno di loro avrebbe vendicato la morte di Daomai, nessuno si era preso la responsabilità di incolpare, giudicare e condannare l'unica responsabile di quella morte.

Hi Qijing.

La donna che si era fatta Huang. La puttana che anteponeva l'ambizione all'onore. La femmina che aveva osato levare un'arma contro un guerriero.

Daomai aveva ragione: Hi Qijing doveva morire, e se suo padre non era stato in grado di portare a termine quell'impresa, lui ci sarebbe riuscito. Suo padre aveva avuto paura, temeva una faida, ma lui non aveva questi timori, e il baishi della casa dei Tre Cani sarebbe stato ai suoi ordini, come lo era a quelli del padre. Che avrebbe potuto fare una massa di femmine contro un'intera centuria schierata in assetto di guerra, lame e frecce per maciullare e trafiggere? Sarebbero fuggite, e lui le avrebbe stanate e poi, le superstiti almeno, radunate e spinte lui stesso una per una oltre l'orlo del Xuan Ya, a trovare ciascuna il marito che avevano osato abbandonare alla sorte e all'oblio.

Doveva solo attendere il termine del lutto, e poi tutto sarebbe giunto alla sua logica, semplice conclusione.

Un solo giorno, e poi il suo popolo avrebbe avuto la sua vendetta.

Un solo giorno, e poi il suo popolo avrebbe avuto la sua vendetta

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Secondo giorno di dicembre, notte

Era all'aperto, nuda, immersa nella neve fino alle ginocchia, tanto per cambiare.

Loth - parte terza: AriaKde žijí příběhy. Začni objevovat