CAPITOLO 23 - VI

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– Cos'è? – Yulin correva a più non posso attraverso la spianata, la spada sguainata, ma Kai restava sempre un passo più avanti di lui.

– Non lo so – riuscì a dire lei. L'impugnatura della dao fremeva nel suo pugno, la pelle formicolava come nel bel mezzo di una tempesta di fulmini. Ora che si stava scatenando, Kai poteva quasi vedere l'energia che i prigionieri riversavano nel mondo reale, fatta di aloni luminosi come soli dietro cortine di nebbia e tentacoli vibranti in cerca di qualcosa da afferrare.

C'erano corpi di guerrieri e cavalli sparsi ovunque. Nel giro di quei pochi momenti dovevano esserne morti almeno una trentina, molti di quelli ancora in sella sembravano impegnati in una decina di scontri diversi, e tutti sembravano in difficoltà.

Kai puntò al più vicino di essi. Un cavaliere, la jun che scintillava al sole, spronava l'animale in una breve carica contro una donna che, seduta a cavalcioni del guerriero che aveva appena ucciso, sembrava volersi impegnare in qualche tipo di accoppiamento. Quando il cavallo le fu accanto, la donna ne afferrò il garretto anteriore e lo spezzò con una sola, rapida torsione del polso, mandando cavaliere e cavallo a rotolare in un cumulo scomposto. Kai approfittò di quel momento per balzare alla schiena del mostro e ad affondarle la lama della dao tra le costole.

Il mostro si impennò, ribaltando la testa in un acuto ruggito lamentoso. Kai, ogni fibra del corpo fremente per l'energia trasfusa da Aldon, l'afferrò per i capelli e, senza mollare la presa sulla dao profondamente conficcata nel torace, tirò verso il basso esponendo il collo.

Il fendente di Yulin, giunto in quell'istante, lo aprì per più di metà della sua profondità senza che dalla ferita sgorgasse una sola goccia di sangue.

Senza dar tempo al mostro di reagire, Kai divelse la lama dal torace e recise anche l'ultimo brandello di carne che teneva ancorata la testa al collo.

Un ululato silenzioso le fece quasi esplodere le orecchie, per lunghi momenti i rumori del mondo vennero sostituiti da un sibilo doloroso.

Aldon!

Va tutto bene. Hanno trovato il modo di nutrirsi, di incarnarsi, e ora sono alla caccia dell'embrione. Vedi come stanno tutti puntando sulla madre?

E perché andrebbe tutto bene?

Perché sono molti, ma deboli.

Possiamo fermarli?

Possiamo. Prendi il cristallo, e corri da lei.

Un'esca, ma quali alternative aveva?

Gli scontri sembravano effettivamente seguire uno schema che convergeva su Sun. La ragazza, in sella a un cavallo sempre più nervoso, era stretta al centro di un anello di una dozzina di mostri che stavano facendo a pezzi, uno dopo l'altro, i guerrieri che tentavano di difenderla.

Kai cercò febbrilmente nella giubba il sacchetto che conteneva il cristallo, lo sciolse, fece rotolare il frammento scarlatto sul palmo guantato e costrinse i suoi piedi a correre.



Era successo tutto troppo rapidamente per potergli dare un senso.

La colonna di sinistra era stata attaccata da qualcosa, o qualcuno, che Sun non riusciva a vedere. C'erano state grida, nitriti, scalpitare di zoccoli, poi anche il lato destro era stato attaccato.

Sun vedeva i cavalli impennarsi in preda al terrore, i cavalieri venire trascinati uno dopo l'altro giù dalla sella, e nello stesso momento percepiva l'aria riempirsi di una specie di vibrazione, di una carica elettrica che le rizzava i capelli sulla nuca.

Il cavallo scartò, innervosito, roteando gli occhi come pronto a fuggire il preda al panico e Sun dovette strattonare con forza le redini per non perderne il controllo. Fuggire dove, poi? Non sembrava più esserci alcun posto dove andare. Tutto attorno a lei, in ogni direzione e in un raggio di una decina di passi, i guerrieri della casa delle Sette Fiamme venivano falciati uno dopo l'altro da qualcosa che, nascosto dietro alla mole delle bestie, Sun non riusciva ancora a distinguere. Vedeva movimenti rapidi, lampi evanescenti di energia, ma era tutto troppo confuso perché riuscisse a capire che cosa stesse massacrando i suoi guerrieri.

Anche Wuhan si era allontanato, la spada in pugno, per dare man forte ai suoi, e lei si era ritrovata sola, al centro di un anello di morte. Doveva aver gridato, ma il frastuono degli scontri, gli ordini e le grida di dolore degli uomini, sovrastavano qualsiasi voce.

La ragazzina era comparsa accanto a lei quasi per magia. Un attimo prima era sola, un attimo dopo Kai era lì con lei. Spuntata da chissà dove e chissà come, roteava lo sguardo intorno con qualcosa di rosso e scintillante stretto tra le dita.

Per un attimo ne incrociò lo sguardo, ritrovandovi lo specchio del proprio terrore e smarrimento, poi Kai alzò un braccio.

Il clamore cessò improvvisamente, come se per un istante il mondo stesso si fosse arrestato, e subito dopo l'aria stessa parve esplodere, squarciata da un tuono in grado di far tremare la terra stessa.



Ora!

Kai, in piedi accanto al cavallo di Sun, percepì chiaramente l'energia di Aldon fluire in lei, prendere possesso del suo corpo, e trascendere.

Per un interminabile momento, Kai vide ciò di cui aveva già avuto un assaggio qualche giorno prima, la trama stessa della materia spiegata attorno a lei, esposta e visibile in ogni sua particella subatomica, una nebbia che non impediva la visione ma anzi permetteva di comprendere la natura delle cose, non solo di vederla.

L'aria, il suolo, le creature attorno a lei, tutto divenne energia. Il concetto stesso di materia perse di significato, e Kai si trovò a essere aria, roccia, neve, albero, cavallo, ogni cosa.

Attorno a lei, le creature viventi erano pallidi bagliori giallastri, il cui splendore era quasi adombrato dalla potenza di una dozzina di punti tanto intensamente luminosi da non poterne sostenere lo sguardo nemmeno in quello stato di percezione alterata.

Sopra di lei, un'analoga stella brillava scarlatta.

Il Cristallo-Prigione.

Kai ne percepiva la trama, ossessivamente ordinata, un labirinto privo di direzione e di dimensione, in cui l'unica condizione possibile era la follia. Lei stessa, pur sapendo di non poterne far parte, ne era completamente terrorizzata. Non vedeva nulla di più temibile che essere rinchiusa in quel luogo, nemmeno la morte. Attorno ad esso, solida quanto il più puro dei diamanti ma allo stesso tempo fluida come il mercurio, una superficie dalla forma indescrivibile, estesa contemporaneamente nello spazio e nel tempo tratteneva quella trama da incubo.

Fu sufficiente un varco ampio come un capello.

Le luci scintillanti, le personalità dei prigionieri, attirate da quell'oggetto dalla strana forma, si scambiarono una scarica ancor più fulgida di lampi, poi si avventarono contro il Cristallo.

La superficie parve scintillare per un attimo, la luce abbagliante si spense improvvisamente, e poi il mondo esplose.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now