CAPITOLO 16 - II

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Sesto giorno di novembre

– Quando pensi di farlo? – Hi, il fiato grosso più per la fatica della cavalcata che per il piacere che ne aveva ricavato, era sdraiata accanto al marito, la testa sul suo petto. – È già passato un quarto di luna, ormai.

Zhuyao aveva lo sguardo perso nel vuoto, come ad inseguire invisibili lucciole danzanti davanti ai suoi occhi, e non rispose subito. – Che hai detto?

– Le dita. La scorta che hai fornito a Liang è uno stupido spreco di energie, i guerrieri non ne sono contenti. Dovremmo proteggerla in un modo più tradizionale.

– Ah, Liang. – Avevano preso a chiamarla così, "luce", per via del colore dei capelli.

– Sì, Liang – rispose Hi. – Presto affronteremo il Chén Ti e per lei le occasioni per fuggire aumenteranno. Inoltre non voglio che quel matto della tribù di Ya possa approfittarne...

– Non lo farà. Ha altro a cui pensare, ora.

– Solo perché è diventato capofamiglia e Shu non vuol dire che non abbia mezza giornata da buttare via per tornare a rapirla.

– I miei guerrieri fanno buona guardia. E lei di sicuro non cercherà di scappare.

– Non qui, e non ora, ma se il suo popolo abita le Zuxien Di, una volta scesa ai piedi della via potrebbe tentare di fuggire e tornare dai suoi. Non dovremmo renderle la vita troppo facile.

Nel buio della bao, Hi non riusciva a vedere con chiarezza l'espressione sul viso del marito, ma il suo silenzio non prometteva nulla di buono. – Come mai ti importa tanto? Credevo la detestassi, a giudicare dalla frequenza con cui la batti. Se non lo facessi così spesso, magari avrebbe meno voglia di scappare.

– Non cambiare discorso. È l'unica schiava di questo popolo, per ora, ci dà prestigio e voglio che rimanga con noi il più a lungo possibile. – Zhuyao però aveva ragione. Vedere gli occhi del marito seguirne i passi ogni volta che gli passava davanti era difficile da sopportare e batterla era un buon antidoto alla gelosia. – Dì la verità, l'hai già scopata?

Zhuyao sospirò. – No. E non vedo perché questo dovrebbe disturbarti. È una nu. Ho scopato con decine di nu.

Hi si conficcò le unghie nel palmo per non colpirlo. Come faceva a non capire? – Devi smettere di guardarla.

– Oh, insomma... e poi non la guardo.

– La guarda eccome! – intervenne Hao dal buio.

– Zitta, oca, fatti gli affari tuoi.

– E va bene, la guardo – Zhuyao abbassò il tono di voce per cercare di non far arrivare a Hao le sue parole. – Ma non per questo desidero scoparla.

– E allora che la guardi a fare?

– La guardo perché è bella. La guardo perché muove il culo mentre cammina – ammise dopo una breve pausa. – Tu non muovi il culo in quel modo, non l'hai mai fatto.

Hi alzò una mano per schiaffeggiarlo, ma si trattenne. Zhuyao aveva ragione. Quella donna, nonostante gli sgraziati abiti da schiava e i pesi di cui era costantemente carica, aveva un modo di camminare incredibilmente sensuale. I fianchi oscillavano morbidamente al ritmo dei passi, come una danza ipnotica impossibile da ignorare. Le donne Shijiu-zi procedevano dritte ed impettite, solide come la terra su cui posavano i piedi, mentre quella donna era una promessa di acqua, latte, miele. Forse era proprio quello il motivo per cui Hi, ogni volta che la vedeva passare e notava lo sguardo del marito posarsi su di lei, sentiva il folle desiderio di riempire quel didietro di scudisciate: per fermarne l'oscillazione. – La desideri? – domandò incerta.

Loth - parte terza: AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora