CAPITOLO 1 - III

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A poca distanza, un'ombra si staccò da un'altra ombra più profonda, rivelando alla luce delle lune la sagoma di una donna. Gli abiti pesanti che indossava non ne nascondevano le forme morbide e piene né l'espressione tesa del volto. Anche lei levò gli occhi al cielo stellato sopra di lei, ma non era nello stato d'animo adatto per apprezzare la scintillante bellezza della notte. Quella situazione incresciosa era durata a sufficienza, e lo Shu doveva prendere provvedimenti al riguardo. Si avviò con passo svelto, cercando di calmare il tumulto che l'agitava.

La bao dello Shu sorgeva più o meno al centro dell'accampamento della casa delle Sette Fiamme, e in prossimità delle tende dei guerrieri dove si stava dirigendo anche Yulin. Per non incontrarlo o farsi notare da lui la donna avrebbe dovuto fare un giro più lungo, ma le motivazioni che la spingevano erano forti quanto una quadriglia di yak: avrebbe varcato i monti per denunciare il responsabile di quella rissa, e chiederne la giusta punizione.

Attorno a lei, uomini e donne si affaccendavano attorno alle rispettive bao, preparando le bestie per la notte o semplicemente facendosi una fumata mentre le mogli preparavano la cena. Appartenevano tutti alla casa delle Sette Fiamme, figli della tribù di Ya, guerrieri sottoposti al comando di Haijin Shu. Alcuni, riconoscendola, le rivolsero cenni di saluto, ma lei non rispose a nessuno, tirando dritta con gli occhi fissi avanti a sé.

La bao dello Shu era identica a tutte le altre, una struttura vagamente cilindrica, dalle pareti di feltro di yak alte come un uomo, sormontate da un basso tetto conico, il tutto sorretto da un'armatura di legno che ogni mattina all'alba veniva smontata e caricata sulla schiena delle bestie da soma e rimontata al tramonto. L'unica differenza la facevano i due stendardi, drappi di seta celeste larghi un braccio e lunghi quattro dipinti col simbolo della casa, sette fiamme rosse, appesi ad aste conficcate nel terreno davanti all'ingresso.

La donna si avvicinò a grandi passi, attirandosi le occhiate delle donne affaccendate all'esterno. Una di esse si mosse per incontrarla. – Xia Nu, – le disse con la sorpresa negli occhi, – cosa ti porta a questa bao a quest'ora?

– Devo parlare con Haijin Fu – rispose lei quasi senza fermarsi.

– Ti riceverà con piacere, credo stia per dedicarsi alla cena.

– Non la prepari tu, Lien Tai? – domandò Xia con un tono pungente. – Allora non ne sarà soddisfatto

– Attività più urgenti richiedevano la mia supervisione – rispose l'altra donna asciutta. Era più anziana, ciocche grigie sfuggivano alla ricca treccia che portava avvolta attorno al capo e rughe profonde scavavano gli angoli degli occhi, ma una certa somiglianza tra le due tradiva la loro parentela. – La bao si è danneggiata durante il viaggio, e non mi fidavo a lasciare gli schiavi da soli a rammendarla.

– Saggia scelta, Lien Tai. Ma Jiu shao non è una cuoca brava quanto te.

– Haijin se ne farà una ragione – sorrise la più anziana. – È un ragazzo grande, ormai.

Le due donne risero insieme, poi si scambiarono un inchino piuttosto formale, e la più anziana tornò a dedicare la sua attenzione agli schiavi intenti a rammendare.

Xia sollevò decisa il lembo di tessuto che chiudeva l'ingresso ed entrò. L'interno somigliava molto alla sua stessa bao: identico il focolare al centro, con il treppiede che sorreggeva il wok in cui, sul fuoco prodotto da sfere di sterco di yak, cuoceva la cena; identiche le pelli stese sul pavimento a tenere lontano il freddo della terra e della neve, così come le pellicce le e coperte sparse intorno ed utilizzate come giacigli. In una zona vicino alla parete, dove la temperatura era più bassa erano radunati alcuni vasi con i cibi usati per la cena e le casse con le suppellettili, mentre qualche lampada ad olio ben schermata, appesa alle stecche del tetto, aiutava a tenere lontana l'oscurità.

Loth - parte terza: AriaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin