CAPITOLO 6 - II

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In previsione di una sosta prolungata, Taipan aveva fatto costruire alle staffette un ricovero per i cavalli. Nonostante fosse poco più di una baracca piena di spifferi, la concentrazione di persone e bestie all'interno e lo strato di neve che si era accumulato su ogni lato faceva sì che dentro facesse quasi caldo. Il soffitto gocciolava come un giorno d'autunno ed il terreno era una poltiglia viscida di fango, paglia marcia e sterco equino calpestato.

Intabarrato nel giaccone da cavalcata, Taoji cominciò subito a sudare. Sciolse i finimenti, appese sella, briglie e coperta ad un gancio alla parete e cominciò a strigliare il ruvido pelo del cavallino. Non era necessario, la bestia era stata strigliata la sera precedente e quella mattina non aveva portato la sella che per un'ora o poco più, ma quelli erano gli ordini. Taoji lavorò con cura ma rapidamente, e terminò prima di altri, compresa sua sorella, che si erano attardati a parlottare.

Non si era allontanato di un passo dal cavallo che Kai lo chiamò. – Dove vai? – Aveva lo stesso tono con cui Gulien l'aveva ripresa poco prima, e stava ancora strigliando, con estrema cura e lentezza, la schiena del proprio cavallo. Poco lontano, lo stesso Gulien passava in rivista le attività misurando a lunghi passi lo stretto spazio del ricovero.

– Ho finito – rispose Taoji.

– Lo decido io quando hai finito.

Taoji vide che Gulien li stava guardando, e decise di non farsi vedere debole. – Non sei la mia caposquadra.

– Sono shenzhen, e tu sei un incapace. Striglia quel cavallo.

– Non ce n'è bisogno. – Gli bruciavano gli occhi, ma non cedette.

Kai smise di lavorare e gli si fece sotto, la spazzola stretta nella mano alzata. – Striglia quel maledetto cavallo se non vuoi che ti strigli la faccia.

– Che succede? – Gulien si frappose tra i due.

– Lo zhen non obbedisce agli ordini – rispose Kai.

– Sei il suo zhenshu?

Inaspettatamente, Kai chinò il capo. – No, fu.

– Chi è il caposquadra?

Kai deglutì. – Wianlao. – Non poteva farci nulla, ma ammetterlo doveva costarle una fatica immensa.

– E allora che decida Wianlao. Taoji, se hai finito vai a prendere la zhenbao ed aspetta fuori.

– Sì, fu. – Taoji si inchinò e corse via, incredulo di poter godere di quella inaspettata, piccola vittoria.

– Dove vai? – Un'altra voce lo colse sulla soglia del ricovero, mandando in frantumi tutta la contentezza. Wianlao stava venendo verso di lui, passi lunghi ed arroganti e mani dietro la schiena.

– Gulien zhenfu mi ha...

– Tu sei nella mia squadra, perciò ubbidisci a me. – Lui e Kai, tornata dietro la schiena del suo cavallo, si scambiarono uno sguardo di fuoco. – Hai strigliato il tuo cavallo?

– Sì, zhenshu. – Per un attimo stava per usare il nome proprio, cosa che avrebbe sicuramente portato a una punizione.

– Così in fretta? Vediamo. – Wianlao accarezzò la schiena del pony, ne pizzicò il pelo ruvido delle spalle e gli diede un paio di buffetti sul muso che la bestia accolse con piacere. Venduto, pensò Taoji. – Potevi fare meglio – sentenziò Wianlao. – Per punizione porterai la zhenbao e procurerai il cibo per la squadra.

– Da solo? – Taoji cercò di dissimulare l'incertezza nella voce, ma con scarso successo.

– Sì, c'è qualche problema?

Loth - parte terza: AriaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum