CAPITOLO 9 - I

6 1 0
                                    

Ventiseiesimo giorno di ottobre

Gulien riprese conoscenza, sulla riva del lago, a qualche passo dalla sponda, tra le rocce coperte di neve. Il mondo attorno era una chiazza sfocata, bianca e nera, e l'aria gelida della sera gli sferzava la faccia scoperta.

Sfregò tra loro le mani intirizzite, poi gli occhi, e tutto tornò lucido: la neve, il lago, le montagne avvolte nella luce del tardo pomeriggio, il cadavere.

Il cuore perse un colpo.

Al centro di una chiazza di neve rosata, giaceva quello che doveva essere il corpo di un ragazzo, ma di cui non restava altro che uno scheletro. La pelle completamente svuotata di muscoli e organi, stesa come una coperta grigiastra sulle ossa, si dissolse in una nuvola di polvere impalpabile quando, privo di respiro e battito, Gulien la sfiorò con la punta delle dita.

Ricordava di avere incontrato Nianghan, di avergli parlato, ma nulla di più.

Accanto, in un mucchio, abiti zuppi d'acqua e sangue, già semicongelati. Confuso, Gulien li raccolse, osservandoli come oggetti che non aveva mai visto prima, ma non tardò a riconoscerli. – Dov'è? – domandò.

L'ho assorbito, mi sono nutrito della sua energia.

La voce nella testa lo fece sobbalzare. – Lui è...

Polvere. Non c'è rimasto più nulla.

Gulien ebbe un capogiro. – Ma come?

L'energia dalla materia, è ciò di cui mi nutro.

– Non capisco.

Non devi. Il tuo compito è obbedire e basta. Condurmi alle prede e permettermi di nutrirmi.

Si guardò. Le mani e gli abiti erano zuppi di sangue, e c'erano chiazze tutto intorno a lui, sbiadite nella neve. – Che mi hai fatto fare?

Non ti riguarda. Ora vai, dovrai nasconderti.

Col cuore pesante, Gulien raccolse il coltello di Nianghan, se l'infilò alla cintura e abbandonò tutto il resto dove si trovava.



Kai rabbrividì.

Le ombre si stavano nuovamente allungando. Il sole, nel suo cammino verso occidente, stava per immergersi in una massa di nubi spesse che non promettevano nulla di buono, ed il vento teso faceva sventolare e sbattere le falde dei teli della zhenbao che ancora doveva assicurare. Aveva pochi lacci ancora da serrare, ma aveva le dita intirizzite e avrebbe dato qualsiasi cosa per un bel fuoco. Si soffiò nelle mani e le sfregò insieme.

Nianghan non era ancora tornato.

Ma dove è finito quel cretino? pensò Speriamo non si sia cacciato nei guai.

Il silenzio attorno a lei era popolato solo dalla voce del vento e dai richiami dei rapaci, alti nel cielo. Del ragazzo non c'era traccia. Preoccupata, fece il giro della bao chiamando a voce alta, ma le rispose solo l'eco delle vette.

Che devo fare? si domandò. Restare e fare finta di nulla, sperando che prima o poi Nianghan si decidesse a tornare e a spiegarle come era sparito oppure tornare per dare l'allarme rischiando che i nuovi Maestri interpretassero malignamente il suo rientro come un abbandono dell'esercitazione, e magari dandole anche la colpa per l'incidente? Ricordava bene quei due, e non le avevano lasciato una buona impressione.

Gulien.

Non era arrivato anche Gulien, ad un certo punto? Si sforzò di ricordare, ma le immagini del suo passato recente rifiutavano di prendere forma. Gulien che procedeva sull'orlo del bosco, a cavallo, questo le sembrava di ricordare... eppure, escludendo le proprie tracce e quelle lasciate da Nianghan quando se n'era andato, la superficie della neve era perfettamente intatta, fin dove poteva vedere.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now