CAPITOLO 9 - VI

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Nonostante la nevicata che non accennava a cessare, entro mezzogiorno i Maestri avevano individuato già quattro zhenbao. Tutti i ragazzi avevano dimostrato una notevole abilità, costruendo tende robuste in luoghi sicuri, e Haijin benedisse gli insegnamenti di Taipan. Purtroppo, nessuno ne avrebbe beneficiato mai più.

Per premiare il loro zelo, Haijin aveva deciso di porre fine all'esercitazione e una coppia dopo l'altra li aveva rispediti a casa. Col procedere della giornata, il vento era caduto e la bufera di neve si era trasformata in una placida nevicata che aveva reso le operazioni di recupero di gran lunga più semplici. Prima del tramonto, quasi tutti i ragazzi erano stati radunati e restituiti alle famiglie, tutti in perfetto stato di salute.

– Manca ancora qualcuno? – domandò Haijin mentre Weihan si allontanava con l'ultimo gruppo di staffette al seguito.

Wuhan aveva lo sguardo perso nel vuoto. – Credo di sì...

– Credi o lo sai? Quante staffette abbiamo radunato?

– Mi stai mettendo alla prova? – Wuhan era stremato e per nulla propenso ad accettare l'inquisizione di Haijin.

– Rispondi o no?

Ci pensò su. – Sedici, direi.

– E quante ne avevi in servizio, ieri?

Wuhan aveva la netta impressione che Haijin sapesse già la risposta. – Venti? – azzardò.

– È una domanda?

Wuhan implorò gli antenati che spalancassero un crepaccio sotto Haijin, così ché la terra lo inghiottisse per masticarlo ben bene. – No. Erano venti.

– E allora dove sono gli altri quattro?

– Il ragazzino e la sua amichetta di ieri sera... – Avevano ritrovato Taoji Na comodamente sistemato nella qibao, accudito dalle donne come un principino. – La sorella però non l'ho vista, e quindi mancano lei e il suo compagno.

– A chi era accoppiata?

– Al ragazzino grasso.

– Il nipote di Gulien. Dove accidente sono riusciti a cacciarsi?



Taoji aveva visto Haijin e i Maestri aggirarsi per il bosco, e vi si era tenuto a debita distanza. Acquattato dietro un albero, aveva atteso che il terzetto fosse fuori vista prima di muoversi, ed era tornato alla tenda delle donne.

– Dove sei stato? – Con fare materno, Dalya l'accolse al chandao per liberarlo del peso del mantello incrostato di neve.

– Dovevo tornare alla bao di mio padre – rispose lui vago. Non era certo che le baoqi fossero al corrente dei fatti della notte precedente, e di sicuro non voleva essere lui a rivelarli. – Ma la bufera è troppo fitta.

– Mangia qualcosa ora – disse lei levandogli gli stivali. – Se il tempo migliorerà, potrai tornare più tardi.

Taoji annuì, si sedette accanto al focolare e mangiò la zuppa densa che Dalya gli presentò. I maestri non erano ancora tornati, e a qualunque domanda riguardante Kai avrebbe ragionevolmente potuto rispondere di non saperne nulla.



Avevano battuto i boschi per l'intera giornata, girando in lungo e in largo tutto il territorio, esplorando ogni anfratto e controllando ogni vallone, ma la neve che continuava a cadere rendeva difficoltosa qualsiasi ricerca. Se anche i ragazzi avessero avuto un incidente, sarebbero potuti passare accanto ai loro corpi senza nemmeno accorgersene.

A complicare ulteriormente le cose, nel tardo pomeriggio le nubi si erano abbassate rapidamente, immergendo il fondovalle in una densa nebbia che limitava la visibilità a poche decine di passi.

Loth - parte terza: AriaWhere stories live. Discover now