CAPITOLO 7 - III

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Haijin ricevette la convocazione da Tsundao Xianshu mentre meditava sul comportamento da tenere con Weihan Zhong. La staffetta non accettò nessuna giustificazione, e Haijin non poté fare altro che sellare il cavallo e seguirlo, nonostante il tempo fosse tutt'altro che clemente.

La riunione fu di breve durata. Tsundao si limitò a esporre gli ordini del reggente, e chiese ai suoi Shu di sottoporgli una lista di cinque nomi ciascuno, da cui lui stesso avrebbe scelto i membri del drappello d'assalto da sottoporre a Zhuyao Xianshu.

Dopo la riunione, Tsundao si avvicinò a Haijin mentre i suoi pari tornavano ciascuno alla propria casa. – Posso parlarti?

Haijin annuì. – Di che si tratta?

– Ho sentito che hai un problema con i Danshi.

– Se ti riferisci allo scontro – rispose Haijin – la faccenda sarà appianata al più presto. Intendo punire il giovane Zhong come merita, e predisporre un risarcimento alla famiglia di Yonglian Fok.

– Io non andrei così pesante – disse Tsundao pensieroso. – Non ci vedo nulla di disonorevole nello sconfiggere un avversario a duello. A quanto mi dicono, anzi, è stato Fok a provocare la sfida.

– Senza dubbio, la sua ferita è imputabile solo alla sua stupidità, ma sono stufo di vedere i due figli di Lishang Shi comportarsi irrispettosamente nei confronti di chiunque.

– Meglio sarebbe stato se prima non fossero stati pubblicamente umiliati – rispose Tsundao.

– Sì, quello è vero – convenne Haijin. – Mi rendo conto di non aver preso delle decisioni sagge, in questa situazione, e così ora mi ritrovo con un valido guerriero con una ferita tutt'altro che superficiale, e due cani sciolti nel baishi su cui non è possibile fare affidamento.

– Non darti colpe che non possiedi – tagliò corto Tsundao. – Piuttosto, pensa quanto sarà facilitata la nostra ricerca di guerrieri per l'attacco: dovremo sceglierne solo tre.

Haijin osservò di sottecchi il suo superiore e la sua logica gli strappò un sorriso amaro.

Kai lasciò Danshi a malincuore e corse più svelta che poteva, saltellando nella neve alta, distanziando rapidamente Liu

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Kai lasciò Danshi a malincuore e corse più svelta che poteva, saltellando nella neve alta, distanziando rapidamente Liu. Un paio di volte cadde a faccia in giù, ma si rialzò immediatamente e riprese a correre. I presentimenti funesti che erano rimasti sepolti sotto la sua consapevolezza stavano germogliando tutti assieme, incontrollabilmente, avvinghiandole i pensieri in roveti impenetrabili.

Quando giunse al campo lo trovò deserto. La nevicata limitava la visibilità, ma pareva non esserci proprio nessuno in giro. Forse Gulien li aveva congedati e mandati a casa, ma perché? Il ricovero dei cavalli doveva essere anch'esso vuoto, ma le giunsero alle orecchie alcuni nitriti. Perplessa, fu là che si diresse.

Le altre staffette erano tutte lì. Al suo arrivo, i ragazzi levarono su di lei occhi seri e spaventati e il piccolo Naoye le andò incontro con un'aria profondamente contrita. – Scusami, ti prego – esordì. – Non l'ho fatto apposta.

– Di che parli?

Naoye tacque, gli occhi fissi a terra. Era giovane, appena più vecchio di Taoji, ma...

– Che è successo? – domandò Kai guardandosi intorno sempre più agitata, alla ricerca del fratello che non si vedeva da nessuna parte. – Dov'è Tao?

– Io non volevo, davvero...

Kai l'afferrò per la giacca. – Che cosa, cazzo? Dov'è Tao?

Naoye scoppiò a piangere, e Cho rispose al posto suo. – Naoye l'ha colpito con la fionda. Sanguinava, e sembrava svenuto... se non peggio. Gulien zhenfu ha detto che se ne sarebbe occupato lui, che l'avrebbe portato da Liao.

– Quando è successo?

– Poco dopo che te ne sei andata.

– La punizione – mormorò. Kai sentì il sangue defluirle da ogni organo, lasciandosi dietro solo un gelo terrificato. Naoye era una schiappa con la fionda: o era stato molto sfortunato o qualcuno aveva colpito Taoji al posto suo. Corse al suo cavallo, vi balzò in groppa e galoppò via, schizzando fango su tutti gli altri.



– No, non si è visto. – Liao la guaritrice ascoltava le domande di Kai senza smettere di trafficare con le sue polveri ed i suoi barattoli.

– Ma mi hanno detto che era ferito, dovevano portarlo qui.

– Non so che dirti, bambina.

– E non hai visto nemmeno Taipan? Gulien ha detto che si era ferito, che era passato da te a farsi medicare.

– Gulien è un raccontaballe, e quel che è peggio è capace di qualsiasi cosa. Vieni. – Liao si alzò a fatica e indossò il dayi. – Andiamo alla shibao, temo che possa aver fatto una stupidaggine, e di quelle belle grosse.



I timori di Liao furono confermati dalle baoqi. Taipan, quella mattina, si era alzato dal giaciglio prima di tutti gli altri, aveva mangiato qualcosa ed era regolarmente uscito per recarsi al campo di adunata, dove però non era mai arrivato.

– Andrò a parlare a Haijin Shu – disse Lian a Kai. – Lo convincerò a mandare qualcuno a cercare Taipan, e che quel qualcuno non siano le staffette. Avete già patito anche troppi orrori in questi giorni, voi ragazzi. Tu vai a casa, e fai attenzione.

Kai, gli occhi spalancati e lo stomaco chiuso nella morsa del terrore più cieco, riuscì solo ad annuire.

La bao di suo padre non era lontana. Da quando la colonna si era fermata le tribù si erano compattate e, per quanto ciascuna famiglia facesse di tutto per conservare la propria intimità, nessuna bao si trovava a più di una cinquantina di passi da quelle circostanti. Una casa come quella delle Sette Fiamme poteva tranquillamente essere racchiusa in un cerchio del diametro di sette o ottocento passi.

Col cuore che batteva in gola come un maglio, già avvicinandosi alle tende Kai si rese conto che qualcosa non funzionava. Nessun movimento, nessun suono, nessuna traccia di sua madre o Yin, o Taoji, e tutto immerso in un silenzio innaturale, spezzato solo dai vaghi muggiti degli yak. Persino il vento sembrava tacere, e le fronde degli abeti del vicino boschetto pendevano immobili, cariche della neve che non smetteva di cadere.

Smontò e si avvicinò con cautela, col sangue che rombava nelle orecchie. Qualcosa la colpì alla schiena, non forte ma tanto improvviso da farla trasalire. Si voltò per istinto.

Sentì il sibilo, e un lampo di dolore le esplose in mezzo alla fronte.

Loth - parte terza: AriaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon