«Te l'ho detto un sacco di volte che baby Malik si sveglia non appena ti vede.» e ovviamente lui doveva ricordarlo sempre. Ma avrei voluto vedere se tra cinquant'anni sarebbe stato lo stesso. Altro che io, erano solo quegli stupidi ormoni che aveva, io ero solo una scusante.

«Non sapevo avesse gli occhi. Ma comunque voglio altra nutella e se magari non mi tenessi bloccata mi servirei da me.» protestai, e lui subito mi imboccò ancora una volta.

«Ho notato che sei senza reggiseno e con una maglia bianca.» la malizia nelle sue parole l'avrebbe percepita anche un sordo-cieco.

«E quindi? Tanto non si vede nulla e resti fregato.» gli feci una linguaccia.

«Lo so, infatti mi dispiace.» disse, ma la sua faccia non era per niente dispiaciuta, e la cosa mi puzzò, ma non ci badai più di tanto a quello, piuttosto pensai a chiedere alcuni chiarimenti.

«Mi spieghi che razza di rapporto d'amicizia abbiamo noi due? No va, perché tu sembra che ci provi continuamente con me. Sono solo problemi mentali che hai o c'è dell'altro che dovrei sapere?» fui decisa nel mio tono. Non ero di certo stupida, ma lui riusciva a confondermi sempre.

Mi osservò attentamente prima di rispondere. «E' solo che sono leggermente cambiato, ma non ci provo con te. Però me lo fai diventare duro e non posso fare a meno di comportarmi così. Mi dispiace ma devi accettarmi per come sono.» Frasi fatte. Una frase sua sembrava non la diceva mai. Non mi sarei bevuta la sua frase volgare, ne tanto meno il suo "devi accettarmi per come sono" perché lui non era come voleva far credermi.

Ci spostammo verso il frigo, restando sempre intrappolata tra lui e la superficie laccata in bianco, ed estrasse da lì un bottiglia d'acqua. Prese un bicchiere dallo scolapiatti del pensile sopra la mia testa, e lo riempì per poi berlo lentamente.

«Mi lasci libera, diamine!» mi lamentai, ma lui non rispose, si fermò solo a guardarmi col bicchiere ancora pieno poggiato sulle labbra.

Improvvisamente gli venne l'idea del secolo, l'idea più idiota che avesse mai avuto nell'ultimo periodo. Quello stronzo mi rovesciò il contenuto del bicchiere sulla maglia e ammiccò fiero di ciò che aveva appena fatto. Avrei voluto tiragli una bella ginocchiata dove non batte il sole, ma ero davvero impossibilitata a muovermi.

«Io ti ammazzo!» mi infuriai, ancora di più per il fatto di non potermi muovere.

«Adesso si vedono le gemelle.» disse con un sorriso soddisfatto e con gli occhi puntati sulla stoffa ormai diventata semitrasparente. Avrei voluto ucciderlo. Mi maledissi mentalmente per avere quel brutto vizio di non indossare spesso il reggiseno, avrei dovuto immaginare che con lui in casa prima o poi sarebbe successo qualcosa di simile.

«La smetti di fissarle, merda!» lo faceva di proposito, così come faceva apposta di tenermi le braccia intrappolate lungo i miei fianchi.

Scosse la testa. Era facile per lui avere il coltello dalla parte del manico, ma l'avrebbe pagata.

Dopo svariati tentativi riuscii a liberare le mani, così presi il bicchiere e lo riempii con l'acqua fredda che lui aveva estratto dal frigo. Avevo sentito dire che l'acqua fredda delle volte poteva essere fastidiosa in certe parti.

«Vuoi bagnarti ancora?» la sua domanda fu un netto doppio senso.

«Sì... contaci.» svuotai il bicchiere sulla sua evidente sporgenza.

Si allontanò immediatamente, lamentandosi con un: «Cazzo.»

«Adesso siamo pari.» lo guardai con le braccia incrociate davanti al petto. Non fiatò e ma corse di sopra. Adorai la vendetta, anche se piccola, o solo un assaggio come in quel caso.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Where stories live. Discover now