Capitolo 32.

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-Pov. Vicky-

Improvvisamente mi risvegliai dal mio stato di assenteismo e corsi fuori, via da lui.

Mi ero talmente lasciata prendere che, per non so quanto tempo precisamente, gli avevo lasciato oltrepassare dei limiti. Limiti che da sobria non avrei mai lasciato fuggire da sotto il mio controllo. Sentivo ancora le sue mani calde sulla mia pelle, i brividi che provocava ancora lì sui centimetri che aveva percorso. Ero così persa che stavo per dire di voler fare con lui qualcosa che andava oltre quelle semplici carezze, oltre quei semplici baci che lui aveva lasciato sul mio collo. Qualcosa di cui il giorno dopo, o addirittura il minuto dopo, mi sarei pentita di aver fatto. Per un attimo ebbi il dubbio che in passato, durante tutte le serate passate in bar e locali, mi fossi mai lasciata andare con qualcuno e non averne alcun ricordo. L'ultimo ricordo che avevo di essermi concessa a qualcuno era solo con Zayn, e davvero, volevo fosse solo quello.

«Vic aspetta!» mi urlò lui da dietro. Provai a scappare il più lontano possibile, ma con i tacchi alti e la testa che girava non era per niente facile correre e allo stesso tempo evitare pericoli. Così fu facile per lui raggiungermi.

«Perché Zayn? Perché lo hai fatto?» mi voltai esasperata verso di lui.

«Dovevo, ne sentivo bisogno.»

«Non hai ricevuto alcun piacere, quindi che bisogno avevi? Eh?» volevo delle spiegazioni, e se non me le avesse date quella sera lo avrei costretto a darmele l'indomani con più forza e coscienza. Non avevo intenzione di soffrire ancora per colpa sua. Avevo ormai trovato un equilibrio, una mezza stabilità nella mia vita, e lui non poteva distruggerla nuovamente.

Mi guardò mordendosi l'interno guancia, poi distolse lo sguardo. «Non puoi capire.»

«Oh guarda che capisco benissimo, ma per chi mi hai presa? Stronzo del cazzo, io non sono come Katie.» sbottai incazzata «Sono giorni, se non settimane che ti comporti in modo quasi orrendo con me, perché quello è: un orrendo e schifoso modo. Non sono quella con cui scaricarti le pile quando più ti fa comodo.»

«Lo so Vic.»

«E invece no, non lo sai, sennò non mi avresti trattata così. Mi fa schifo questa parte di te.»

«Lasciami spiegare.»

«Cosa devi spiegare eh? Che mi costringi a venire ad una stupida festa dicendo che mi avresti tenuto compagnia ma stranamente appena arrivati te la squagli con quella puttana; poi mi vieni a cercare, fai scappare ogni ragazzo che ci prova con me dicendo che vuoi evitare che mi mettano le mani addosso o quel che diamine hai detto; mi fai credere che ami una ragazza ma stranamente subito dopo ci provi con me; e alla fine essendo ubriaca ne approfitti per allungare le mani tu al posto di qualche altro davanti a mezza scuola. Sì, bel modo di proteggere la tua amica.»

«Non trarre conclusioni affrettate, fammi parl-»

«E poi questo?» indicai la macchia violacea sul collo, che non vedevo però sentivo pizzicare sulla pelle. «Questo è normale che tu lo abbia fatto, giusto?»

«Così tutti sapranno che sei mia.» ecco che se ne uscì con una tipica frase da film, o da libro qualsivoglia. L'aveva sicuramente letta su qualche stupido social che frequentava.

«Vaffanculo Zayn, io non sono tua. Ti odio, non avrei mai dovuto perdonarti, mi hai fatto solo del male.» vomitai quelle parole senza nemmeno pensarle realmente. Ero arrabbiata, parecchio, ma allo stesso tempo non volevo tornare a vivere senza lui nelle mie giornate. Sopraffatta dall'orgoglio provai ad andare via.

«Ferma Vic, dove vai? Dobbiamo parlare.»

«Io... io non ho niente da dirti, sparisci.» notai che mi stesse seguendo.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora