Capitolo 6.

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Quel profumo, quel abbraccio, quel calore, la felicità che era tornata ad impossessarsi del mio corpo, la sua maglia lì a coprire il mio corpo, lui che mi stringeva come una volta. Tutto sembrava perfetto come due anni prima.
Era da molto tempo che non facevo un sogno come quello, così realistico che sembrava di rivivere i vecchi momenti con lui in assoluta felicità. Questo, solo questo mi mancava: l'essere realmente felice. Lo ammetto, non mi importa nient'altro, non mi importa di lui, no, avrei solo voluto ritrovare la felicità che non avevo più per colpa sua.

Spalancai gli occhi appena mi resi conto che il sogno non era proprio un sogno, lui mi stava abbracciando davvero.

-No! Oh mio dio, cosa cazzo ho combinato?- quella mattina il mio risveglio non poteva andare peggio. Nella mente iniziarono a balenarmi tanti strani pensieri sul cosa avessimo potuto fare, dal più semplice che poteva essere dormire, fino al più complicato e pericoloso che poteva essere l'essermi concessa a lui. Quest'ultimo restò un punto fisso appena vidi una sua maglia al posto dei miei abiti indosso, e lui con un solo paio di boxer.

Non avrei dovuto bere la sera prima, ma soprattutto avrei dovuto smetterla con quello stile di vita una volta per tutte.

Ormai stava diventando un brutto vizio quello di bere, e me ne stavo rendendo conto proprio quella mattina. Non mi ero mai svegliata in un letto che non fosse mio, soprattutto in quello della persona che non sopportavo di più al mondo e soprattutto non mezza svestita.

Cercai di scappare da lì ma la cosa mi fu impossibile, lui non si decideva a lasciarmi, anzi, mi strinse di più a sé quando provai ad alzarmi.

Passarono dei minuti in cui tentati diversi metodi di fuga, ma nulla, non si decideva a mollarmi, era come incollato, due pezzi di ferro saldati tra loro, non c'era modo che io riuscissi a staccare il suo braccio dal mio corpo. Così senza pensarci troppo finii per tirargli uno schiaffo bello forte sulla guancia che lo fece finalmente svegliare.
Stranamente non si arrabbiò, ma nemmeno si decise a mollarmi, anzi mi guardò sorridendo. Era abbastanza strano come comportamento.

«Buon giorno amore!» disse con quel sorriso ancora lì sulla sua faccia.

Amore? Sperai di aver sentito male, ma quando si avvicinò anche per baciarmi ebbi la conferma di aver sentito benissimo. Qui gli arrivò un altro schiaffo che lo fece arretrare.

«Non ti rischiare a farlo un'altra volta coglione o ti faccio saltare le palle!» alzai la voce. «Lasciami!» comandai vedendo che ancora non si decideva a mollare la presa.
Non mi ascoltò nemmeno questa volta, ma quando provai a muovere un ginocchio decisa a colpirlo dove non batte il sole lui si scostò.

«Chi cazzo ti ha dato il permesso di spogliarmi?» ero parecchio arrabbiata, forse come non lo ero mai stata prima.

«Stanotte non la pensavi così amore mio, eri completamente diversa, perché mi tratti male?» parlò con una voce banale, quasi cercava di assomigliare ad un cucciolo bastonato, e credetemi, fra poco lo avrei bastonato sul serio se non avesse smesso di sparare idiozie e di chiamarmi in quel modo.

«Ma che stai dicendo?!» Non potevo essere così pazza da aver fatto qualcosa di simile a ciò che voleva farmi credere lui.

«Eri dolcissima. Hai detto di amarmi, che non puoi vivere senza di me, poi mi hai obbligato a fare l'amore con te. E' stato tutto così bello.» sorrise sognante sull'ultima frase.

E no, non potevo crederci, non potevo aver detto e fatto tutto quello che aveva appena menzionato. Eppure qualcosa era successa, avevo una sensazione che me lo faceva credere. Ero stata un'idiota, una stupida, ma non sarebbe dovuto succedere più. Giurai che non avrei bevuto mai più, quella della sera precedente non ero io.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora