Capitolo 26.

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-Pov. Vicky-

I forti raggi del sole invadevano la stanza in cui mi trovavo, costringendomi a portare una mano davanti agli occhi. C'era troppa luce per essere la mia camera, e i muri bianchi ne confermavano la mia teoria. Mi ricordai immediatamente di essere in ospedale dalla sera prima, e non ne ero per niente felice. Quel luogo metteva tristezza. La mia mano sinistra era bloccata da una più grande e di una leggera tonalità di pelle più scura della mia. Zayn. Portai lo sguardo verso lui che se ne stava seduto su una sedia bianca e con il mio cellulare sull'altra mano. Era arrivato il momento di mettere un codice più sicuro.

«Cosa fai con quello?» lo feci sussultare. Volevo proprio sapere cosa stesse facendo. 

«Buongiorno Vic, come stai?» ignorò completamente la mia domanda.

«Rispondi!»

«Stai calma, ti aveva mandato un messaggio Theo, voleva sapere perché non fossi passata da lui stamattina e gli ho detto che stai qui, scusa, spero non ti dispiaccia.» senza lasciarmi la mano venne a sedersi sul lettino e mi consegnò il telefono. Aprii la casella dei messaggi ed effettivamente aveva risposto come già detto, senza combinare danni. Mi meravigliai del fatto che non lo avesse mandato a quel paese o che addirittura non avesse eliminato il numero, ne sarebbe stato capace. Era un passo avanti.

«Li fai spesso quegli incubi?» parlò di punto in bianco lasciandomi di stucco. «Ieri sera deliravi per la febbre ed hai urlato il mio nome, hai tipo detto di lasciarti stare.» spiegò.

«No... mi è capitato solo ieri e un'altra volta tempo fa.»

«So cosa ti avevo chiesto, però se vuoi puoi parlarne con qualcuno, anche con Alice se vuoi. Non puoi stare male ancora per colpa mia. Ho riflettuto molto stanotte, e sono pronto a prendermi le mie responsabilità. Ho fatto tantissimi casini, è giusto che paghi io non tu, non...-»

«Basta Zayn.» lo fermai «A me basta parlarne con te se lo ritengo opportuno. Non voglio vederti sparire dalla mia vita un'altra volta.» Ammisi dando voce a pensieri che nemmeno pensavo di avere dentro me. Avevo passato due anni a dimenticarlo, due inutili anni, perché la nostra amicizia era qualcosa di incancellabile, indelebile. Il sorriso che aveva sulle labbra era qualcosa che mi faceva star bene.

«Scusate.» un'infermiera entrò nella stanza interrompendo il discorso, e fu un bene visto che non volevo parlarne ancora. «La signorina dovrebbe prendere queste prima della colazione.» disse dando un bicchierino in mano a Zayn, per poi andarsene.

«Cosa sono?» domandai al ragazzo.

«Solo due piccolissime pillole.»

«Le puoi buttare.» rifiutai di prenderle. Lui rise, eppure non c'era nulla di divertente.

«Dai non fare la stupida, non uccidono mica.»

«Certo, tu ci sei abituato.» mi lasciai sfuggire dalla bocca qualcosa che non pensavo assolutamente. Mi portai immediatamente la mano davanti alla bocca come a voler bloccare quelle parole, ma era già troppo tardi per farlo. «Scusa Zay, non intendevo dire-»

«Tranquilla, è la verità, sono abituato ad ogni genere di queste cose.» distolse lo sguardo dal mio. L'avevo fatta grossa. Mi sentivo una feccia, lo avevo ferito pur se lui negava.

«Ti prego perdonami, non volevo ferirti, nulla del genere.» lo guardai dispiaciuta «Ti prego, scusami Zayn.» mi alzai leggermente per poterlo abbracciare, «Scusa.» ripetei fino a che lui non ricambiò l'abbraccio.

«È ok, Vic, va bene. Non sono arrabbiato ok?» mi strinse maggiormente prima di allontanarsi. Nella stanza l'atmosfera cambio radicalmente, avevo fatto l'ennesimo errore. «Però adesso prendile così starai meglio e ti mandano a casa oggi pomeriggio. Se non le prendi ti trattengono ancora qui.» provò a convincermi, con quel tono di voce che sembrava stesse parlando ad una bambina.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora