Freedom (3)

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E dopo due mesi eccomi qui a scendere le scale del tribunale per l'ultima volta spero. Oggi c'è stata l'ultima udienza a cui era d'obbligo la mia presenza e finalmente posso davvero festeggiare con la mia vera famiglia.
Da quando ho riacquisito la memoria la prima cosa che ho fatto la mattina dopo è stata quella di andare alla polizia a raccontare tutto ciò che  avevo subito durante le settimane precedenti da quel mostro che chiamavo mamma. Da lì sono iniziati una serie di incontri in tribunale fino ad oggi, il giorno in cui hanno definitivamente deciso la pena per quei due. Sono talmente tanti gli anni da scontare in carcere che, la signora Barbara, uscirà da lì possibilmente in una bara. Non posso essere più felice di così. Si meritano questo e molto altro.

"Piccola andiamo a mangiare da qualche parte e poi ti porto a lavoro" dice Zayn una volta entrati in macchina.

Che dire di lui. . I primi giorni mi stava sempre dietro perché diceva che gli ero mancata troppo, ma la verità è che era anche preoccupato che la memoria potesse svanire di nuovo, o che mi succedesse qualcosa. Era così apprensivo e forse pure fin troppo dolce nel modo di prendersi cura di me. Ma questa dolcezza eccessiva è durata poco, perché la nostra stronzaggine viene prima di tutto.

Arriviamo davanti ad una tavola calda e Zayn scende dall'auto per andare a prendere qualcosa da consumare in macchina. Sono troppo pigra per scendere e andare a mangiare dentro al locale. E poi sono un po' stanca dalla mattinata chiusa in quell'aula ad ascoltare troppa gente parlare, non voglio far aumentare la mia emicrania per mangiare in un luogo affollato quando posso farlo in tranquillità dentro questo abitacolo. In più posso far arrabbiare Zayn nel caso dovessi, accidentalmente, sporcare la tappezzeria della sua amata auto. Nonostante la brutta esperienza, invece di trattarlo con i guai gialli, continuo a farlo disperare. È più forte di me, mi diverto troppo con lui. Diciamo che è il mio modo per dimostrargli affetto. Ma non crederete mica che lui sia diventato un santo. Ogni tanto mi combina qualche dispetto per farmi perdere tempo o semplicemente perché adora farmi arrabbiare.

"Scendi i piedi da lì" mi rimprovera Malik appena rietra in macchina. In pratica ho disteso lo schienale del sedile e messo i piedi sul cruscotto.

"Ma anche no" lo provoco.

"Vicky!" alza leggermente il tono ed io gli scoppio a ridere in faccia tornando a sedere in una posizione più corretta. "Sei sempre la solita" mi sorride non riuscendo più a stare serio.

Mi porge il sacchetto con il nostro pranzo e mentre io sbircio, per vedere cosa ha comprato di buono, lui si mette nuovamente alla guida.
Non passa molto tempo che ci fermiamo vicino al parco. Scendiamo e ci dirigiamo verso l'interno di quest'ultimo.

"Come mai siamo qui?" gli chiedo. Avevamo deciso di rimanere in auto ma a quanto pare ha cambiato idea. Ed è pure andato in fumo il mio progetto di sporcare la sua bambolina.

"Voglio stare un po' all'aria aperta visto che la giornata oggi non è male. Qualcosa in contrario piccola?" Scuoto la testa e lo seguo verso una panchina. Ci sediamo ed iniziamo a mangiare, stranamente in silenzio, sotto i deboli raggi del sole di dicembre.

Appena finito mi fa sedere sulle sue gambe, e inizia ad accarezzarmi i capelli mentre mi sorride. Momento da diabete in arrivo. No, non è vero.

"Non puoi immaginare quanto io sia felice oggi" parlo io.

"Posso immaginare invece. Da quando siamo fuori da lì mi sento come se avessi un peso in meno. Non ho più la preoccupazione che ti nascondevo fino a stamattina" dice. Questa mi è davvero nuova.

"Preoccupazione di che tipo?"

"Che magari li lasciavano liberi, o che gli davano pochi anni o addirittura solo mesi di pena." sospira "Non voglio che quella pazza torni a cercarti per continuare il suo piano"

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora