Capitolo 14.

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La sera prima avevamo fatto davvero tardi, tanto tardi che ero persino riuscita a risparmiarmi la predica di Alice. Al mio rientro lei era già immersa nel mondo dei sogni, e al mio tardo risveglio era già uscita di casa. Praticamente non parlavo con lei da ben ventiquattro ore, e non era mai successo prima di allora.

Solo pensando a come erano avvampati i due piccioncini mi venne da ridere, una scena davvero simpatica. Non avrei mai immaginato che il biondo si vergognasse così tanto, la sera del compleanno di Marco era tutto tranne che timido. Beh, pensandoci i punti sono due: o quella sera era colpa dell'alcol oppure aveva soggezione di Zayn. In entrambi i casi lo avrei scoperto presto.

Da ormai dieci minuti ero immersa nella ricerca della mia maglietta preferita scomparsa misteriosamente nel nulla. Non era niente di che, solo una maglietta maschile grigia che usavo nei miei momenti di relax in casa. La adoravo per via della sua larghezza e della sua comodità. L'avevo comprata un giorno entrando di proposito al negozio Adidas diretta intenzionalmente al reparto maschile, avevo una vaga idea di come la cercavo, ossia nera, ma poi è stato amore a prima vista con quella grigia.

Cercavo in lungo e in largo, avevo passato a setaccio ogni angolo della stanza e della lavanderia. Si era volatilizzata. Pensai che forse l'avesse presa quella scema della mia amica, così presi in mano il telefono e composi il suo numero non sapendo nemmeno dove fosse anche lei. Non dovetti nemmeno aspettare la lunga e noiosa serie di squilli poiché ne bastarono due esatti per rispondermi.

«Spero che tu abbia un motivo valido per interrompere.» mi sembrò un tantino acida nel rispondere.

«Ti farò trovare un Gaviscon al tuo rientro.» Ero sul serio intenzionata a farglielo trovare all'ingresso. «Disturbo?» Misi tra le labbra una sigaretta e stavo per accenderla, quando mi ricordai che Roberta aveva proibito il fumare in casa. Così la rimisi nel pacchetto.

«Sì.»

«Oh scusa, stavi scopando per caso? No perché se vuoi puoi benissimo venire a casa e pulire la stanza, non ti aspetterai mica che lo faccia io?!» la buttai sullo scherzo.

«Quanto sei stupida.» mi insultò giocosamente. La sentii ridere e poi mormorare qualcosa di incomprensibile a bassa voce.

«Comunque ti chiamavo per sapere se avessi visto la mia maglietta preferita.»

«No, chiedi a mia madre, so che l'ha lavata l'altro giorno.» Il che voleva dire "Maglietta profumata di fresco", certo, sempre se l'avessi mai trovata. «Che poi non capisco come una maglietta maschile possa essere la tua preferita, la usi solo per stare a casa quindi...»

«Non capiresti nemmeno con un disegnino cara.» Non potevo mica mettermi a spiegare e perdere tempo prezioso per le mie ricerche. «Va bene fa niente, la troverò. A dopo e auguri.»

«Auguri?» fece l'eco «Auguri per cosa?»

«Per willy.» Bomba innescata.

«Cosa?»

«Usate le precauzioni almeno.» Ridacchiai immaginando la reazione sul suo volto e sperai tanto che il biondo fosse in ascolto.

Esplosione in arrivo.

«Vicky!! Appena t-»

Staccai lasciandola lì a urlare come una pazza contro il solo telefono.

Dopo ancora diversi minuti di ricerca, delusa, misi un'altra maglietta presa a caso. Scesi di sotto per fare colazione. Era quasi mezzogiorno, e pur essendo tardi il mio stomaco brontolava bruscamente, non voleva proprio saperne di aspettare il pranzo. Presi qualche brioche, rigorosamente al cioccolato, dallo stipo bianco laccato della cucina e la divorai in un battito di ciglia. Stavo per prendere anche un bicchiere di succo per mandare giù la poltiglia rimasta a metà percorso, ma mi bloccai vedendo il signorino Malik entrare in cucina. Non che fosse una roba assurda mai vista per cui restai con la bava alla bocca, no, semplicemente aveva qualcosa che mi interessava parecchio.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora