Capitolo 16.

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«Alice perché non la smetti di messaggiare con quel colabrodo e mi ascolti un attimo?» dissi ormai esasperata e stanca del suo assenteismo. Era la sesta volta che richiamavo la sua attenzione, ma fu inutile anche questo ennesimo richiamo.

Ci eravamo più o meno chiarite dopo quella mattinata nevrotica, ma non passavamo più del tempo insieme da quando mi ero alzata da quel tavolo. Lei usciva sempre, e quando non lo faceva stava attaccata al telefono con Niall. Non aveva più tempo per la sua povera amica.

«Sì, un attimo Vicky.» stessa risposta da ormai diversi minuti. Mi faceva solo alterare così facendo.

«Sono più di quindici minuti che lo ripeti.» ero davvero esausta di aspettare.

Volevo invitarla a fare un po' shopping prescolastico con me, ormai mancavano pochi giorni allo riprendere delle lezioni ed io avevo bisogno di comprare qualcosa. Non lo zaino, diario o roba del genere, perché sinceramente non me ne fregava se ce li avessi o no, li vedevo come oggetti inutili. Odiavo la scuola, e il solo pensiero di dover ricominciare mi torturava terribilmente, tanto da procurarmi incubi notturni con tanto di urla verosimili di mia madre. Quello che mi serviva erano solo un mucchio di vestiti, data la mia quasi certezza che i miei avrebbero portato con sé solo metà della mia roba. Ad ogni trasloco era sempre la stessa storia, prendevano tutto, ogni minima cianfrusaglia, tranne le mie cose, solo l'essenziale o possibilmente solo beni e averi che nemmeno mi erano utili.
Con questa uscita volevo anche cogliere l'occasione per parlare un po' con lei, volevo raccontarle un bel po' di cose, magari anche aggiornarla sul mio percorso di riavvicinamento con suo fratello. Volevo tenerla informata, e allo stesso tempo sapere, magari, qualcosa sulla sua relazione affettiva col biondo.

«Ci vediamo.» uscii dalla stanza sbattendo la porta. Quanta pazienza ci voleva con lei delle volte. Avrebbero dovuto farmi santa o magari una statua d'oro, non mi sarebbe dispiaciuto, per quanto la sopportavo.

Scesi le scale di corsa, non volevo perdere altro tempo, e pronta per uscire venni bloccata da Alibabà.

«Dove vai bella pimpa?» mi chiese facendomi roteare gli occhi per il "bella" accompagnato dal nomignolo col quale mi aveva appellata.

Stava sicuramente andando da qualche parte, era ben vestito con un paio di jeans chiari e stretti a fasciargli le gambe, e una maglia nera che aderiva perfettamente alla sua massa muscolare. Era appetibile, non lo nego.

«A fare shopping.» dissi, per poi uscire con lui al mio seguito.

«Vieni, ti do un passaggio.» mi propose andando verso la sua auto blu.

«No, grazie lo stesso.» rifiutai gentilmente.

«Non era una domanda, forza sali.»

«No.» risultai decisamente arrabbiata, pur non volendo. Ero decisamente di pessimo umore, la mia amica aveva fatto del suo meglio per rovinare la mia giornata senza impegnarsi nemmeno tanto.

«Dai non fare la puntigliosa, se sei arrabbiata con Alice non devi prendertela con me. Andiamo?» mi aprì persino la portiera invitandomi a salire. Un gentleman era ciò che poteva apparire da fuori.

«Come lo sai?» chiesi entrando in macchina.

Aspettai che entrasse anche lui in macchina e mi desse una risposta.

«Semplicemente l'ho intuito. Non credo che puoi discutere con qualcun altro oltre me e lei in casa, ed escludendo me resta solo lei se sono ancora capace di fare i calcoli.» Bingo!

«Non ti facevo così intelligente.» lo feci ridacchiare.

Sul mio naso spuntarono dal nulla un paio di occhiali da sole, dei Ray-Ban Original Wayfarer neri. Me li aveva messi Zayn mentre io ero intenta a sistemare la cintura di sicurezza.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora