Capitolo 28.

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Mi trovavo in volo verso la mia vecchia casa insieme al mio amico, a meno di mezzora dall'atterraggio. Eravamo partiti da casa prima delle 7 del mattino, e avevamo impiegato quasi un'ora per arrivare nella città vicina e successivamente in aeroporto. Alle 8:45 eravamo già seduti sui comodi sedili blu dell'aereo in attesa della partenza che avvenne con ben venti minuti di ritardo. I miei genitori ovviamente non sapevano nulla di questo piccolo viaggio, mentre a Roberta invece avevamo mentito dicendole che saremo stati fuori casa fino all'indomani sera a causa di un impegno con la nostra classe. Non so cosa precisamente, le aveva parlato Zayn ed io dopo mi ero trovata solo confermato che stavamo fuori. Solo Alice e Niall erano al corrente della nostra "scappatella". Ci avevano presi per pazzi, ma era ovvio, in fondo lo eravamo davvero, affrontare quattro ore di aereo per un solo giorno era da matti. E ancora più da folli era io che programmavo viaggi improvvisi e lui che accettava di seguirmi senza fare problemi.

Il volo, almeno quella volta, andò bene, fatta eccezione per una hostess che ammiccava a Zayn e lui che le fissava il sedere strinto nella divisa ogni qualvolta lei passasse, ma va bene, c'era sempre di peggio al mondo.

Arrivammo, dopo i soliti procedimenti, con i nostri mini bagagli a mano in cui avevamo giusto un cambio per il giorno dopo, cellulari, caricatori, chiavi, soldi e documenti vari, nulla di più. Uscimmo dalla gigantesca struttura e ci incamminammo a piedi verso la casa che distava da lì circa una decina di minuti, non molto.

«La sai la strada, vero?» mi prese in giro lui mentre si sistemò lo zaino su una spalla.

«No, anzi ti avviso che non so nemmeno dove ci troviamo. Ma mi prendi per scema?»

«Ah Vicky Vicky... Come devo fare con te...» avvolse le mie spalle con il suo braccio sinistro.

«Mi sa che è il contrario.» mi strinsi nel cappotto e mi avvicinai più a lui, quel giorno sembrava esserci più freddo del solito, e il vento che soffiava contro noi non aiutava di certo.

Continuammo a camminare scambiando qualche chiacchiera stupida come era solito fare tra noi, difficilmente parlavamo su qualcosa di sensato.

Arrivammo davanti all'enorme casa, decisamente più grande di quella in cui sono cresciuta e stavo fino a pochissimo tempo prima. Presi le chiavi e aprii il cancello che separava la strada dal giardino, percorsi pochi passi e poi passai ad aprire la porta d'entrata principale. Le mie narici furono invase da un leggero odore di chiuso, normale per un luogo che non veniva aperto da ormai tre o quattro mesi. Entrando prima c'era un enorme salotto pieno di vasi e oggetti vari sparsi ovunque, quadri, tre divani disposti a semicerchio, un tavolino basso in vetro e un enorme parete attrezzata con un televisore altrettanto grande, e una libreria. Adesso ci stavano solo un divano messo di lato, coperto da un telo bianco per proteggerlo dalla polvere, e i segni giallastri sulle pareti che ricordavano la forma dei vecchi quadri che vi erano stati appesi per due anni.

Mi guardai intorno e notai che Zayn era rimasto fuori.

-Ma è coglione?-

«Zayn ma che aspetti ad entrare?» alzai la voce per farmi sentire, e dopo solo un paio di minuti in cui io avevo aperto le finestre lui entrò. Si guardò in giro.

«Cazzo, quanto è grande!» esclamò stupito «Ma sei sicura che sia questa la casa?»

«No, ho le chiavi perché le ho rubate. Ma che domande fai?»

«Ma è enorme, cazzo, è due volte la mia, ma che dico anche tre volte.»

«Lo so caro, lo so. Ma ti prego adesso riprenditi, non c'è nessuna super modella pronta a scopare con te, quindi rilassati, è solo una casa di grandi dimensioni.»

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora