«Sei una stronza» mi osservò fingendo irritazione «che ci posso fare se nemmeno mi sembra vero, non ho mai visto una casa del genere di persona, credo che anche tu se vedessi le dimensioni di baby Malik resteresti scioccata...» Ed ecco che il pervertito che era in lui uscì fuori.

«Fai. Schifo! E poi ti ricordo che le ho già viste tempi addietro... fidati, non è poi così grande come pensi tu.»

«Stupida, sono passati quanto? Due anni? Beh... mi sa che sia cresciuto da allora, quindi vinco io se non ti-»

«Senti, per quale cazzo di motivo stiamo parlando del tuo coso?» lo interruppi.

«Non lo so in realtà.»

Dopo un giro di controllo veloce a tutta la casa tornammo di sotto, finendo per addormentarci sul divano, saltando anche il pranzo. Da bravi dormiglioni quali eravamo ci svegliammo solo nel tardo pomeriggio. Ordinammo una pizza per cena visto che non c'era altro da mangiare, e una volta finito decisi che era ora di salire sopra ed entrare nella mia camera, l'unica stanza che avevo pensato di non aprire durante il giro fatto la mattina. Aprendo la porta, proprio come sospettavo, e in cuor mio ero certa, mi accorsi che non mancava proprio nulla in quella stanza. Era intatta. A parte alcuni miei vestiti nell'armadio, le foto erano tutte appese al muro come le avevo lasciate io, il portatile ancora sulla scrivania, tutto come prima. In ogni stanza mancava almeno una metà delle cose, nella mia invece nulla. Ma d'altronde non mi serviva nulla, io stavo bene, non avevo bisogno di niente e di nessuno secondo quella sottospecie di genitori che mi trovavo.

Andai nello sgabuzzino a cercare due valigie per mettervi dentro le mie cose. Una l'avevo già in camera, ma me ne servivano almeno tre. Le trovai, proprio come ricordavo, con l'unica differenze che invece di essere sistemate erano buttate sul pavimento a casaccio.

«Vuoi già iniziare?» mi chiese Zayn.

«Sì, abbiamo perso l'intero pomeriggio, e poi non c'è nient'altro da fare, non mi va di uscire, se non ti dispiace.»

«No, tranquilla, era per chiedere, cioè in realtà era per dire qualcosa, sei molto silenziosa.» era a corto di parole, e pure leggermente in imbarazzo. Si guardava attorno ed era parecchio impacciato. Annuii e iniziai a prendere prima di tutto le foto, erano un pezzo di me, non le avrei lasciate per nessun motivo al mondo.

-Pov. Zayn-

«Cosa faccio io?» chiesi, vedendola già all'opera a staccare le foto dalle pareti bianche della sua camera.

«Puoi prendere tutti i pochi vestiti che sono rimasti in questa parte di armadio.» mi indicò la parte sinistra del grande armadio nero lucido. E così feci. Non ne erano rimasti molti, ma quei pochi erano tutti abbastanza nuovi per essere lasciati a marcire dentro ad un armadio.

Vicky non aveva per niente un'espressione felice in quel momento, si percepiva benissimo quanto fosse turbata e giù di morale.

Immaginai fosse triste per causa dei suoi genitori. Stando a quanto avevo visto la sua stanza era intatta, le avevano davvero lasciato tutte le sue cose essenziali lì. Poteva sembrare una ragazza superficiale delle volte, ma era completamente l'opposto. Teneva molto ai suoi averi, e lo si poteva capire anche dal modo in cui si soffermava a guardare ogni cosa che prendeva e metteva in valigia, come le foto su cui si perdeva a guardare una ad una. Lei non era la persona malfida e sleale che voleva far credere, non era menefreghista, dentro di lei c'era una ragazza dolce e premurosa, una ragazza altruista e non egoista. Poteva fingere con tutti ma non con me, lei per me era come un libro aperto, potevo leggerla da cima a fondo. Lei non la pensava allo stesso modo, ma si sbagliava, e si sbagliava di grosso. Con me non poteva mai e poi mai nascondere i suoi stati d'animo, le sue paure, le sue emozioni. Capivo sempre quando stava bene o quando qualcosa in lei non andava.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Where stories live. Discover now